Tv locali e interferenze estere: 4 emittenti venete si alleano

Nasce il Consorzio reti Nordest. Antennatre: «Unendo le forze diventiamo il primo network locale d’Italia»

Entro il 30 dicembre prossimo verrà attuato il Piano di assegnazione delle frequenze per il servizio televisivo digitale terrestre, che ha l’obiettivo di liberare quelle porzioni di spettro che ospitano segnali tv che disturbano le trasmissioni di Paesi confinanti.

Nella regione del Veneto è stato imposta dall’Agcom la liberazione di otto frequenze che l’Accordo Internazionale di Ginevra del 2006 aveva attribuito alla Croazia. Anche se i canali furono assegnati legalmente a suo tempo alle emittenti regionali dal Ministero dello Sviluppo e su indicazione dell’Autorità di garanzia nelle comunicazioni. Anche se a suo tempo (nel 2010) l’allora viceministro delle comunicazioni Paolo Romani (quello del famoso Beauty Contest) dichiarò: «per quanto di competenza del Ministero, si farà in modo che le assegnazioni dei canali alle tv locali possano realizzarsi, anche nelle zone di confine, senza restrizioni e/o limitazioni rispetto alle caratteristiche tecniche degli impianti attualmente eserciti».

Sono previsiti degli indennizzi per la liberazione volontaria delle frequenze (20 milioni di euro). Compensazioni ritenute assolutamente irrisorie dalle associazioni delle tv locali. Ma il rischio reale e incombente (mancano quasi due mesi alla dead line) è quello di vedere chiudere miseramente tante imprese tv (prive di frequenza).

Dalle principali aziende televisive locali venete arriva una risposta pronta: un’alleanza per superare la crisi, che metterà in comune la rete di ponti e il canale. Mentre redazioni, dipendenti e altre strutture dei consorziati resteranno separati.  «Con Telenuovo, Tva Vicenza e Telechiara – dice Thomas Panto, editore di Antennatre, intervistato da Il Corriere del Veneto – ne abbiamo approfittato per sviluppare una sinergia e mettere in comune la rete di ponti di collegamento. Così diventiamo il primo operatore televisivo privato locale».

Claudio Cegalin, dg di Videomedia, contenitore gestionale di Tva Vicenza, e amministratore delegato di Telechiara, aggiunge dettagli sul colosso locale. «Il Consorzio reti Nordest, se si guarda agli ascolti di settembre, ha un milione di utenti medi al giorno. In tutto, le reti hanno 228 dipendenti». L’operazione ha valore in sé: economia di scala, risparmi di gestione e investimenti. Ma che sia anche una risposta al riordino del digitale e alla stretta sulle frequenze lo spiega Luigi Vinco, proprietario e direttore della veronese Telenuovo: «Il consorzio si muove nella direzione auspicata da Agcom e dal viceministro con delega alle Telecomunicazioni, Antonello Giacomelli». Secondo indiscrezioni, il sodalizio tra le tv venete farà nascere un format comune, forse un talk show, o comunque di un contenitore d’informazione trasmesso da tutti gli alleati.

La restituzione dei canali alle tv croate potrebbe comunque far chiudere i battenti ad alcune tv orfane delle frequenze. Il quadro, però, è complicato. «Problemi di banda non ce ne sono – dice Panto – e il 31 dicembre lo vedo come un momento per fare pulizia da tanti che in rete ci stanno ma senza essere vere tivù, senza avere dipendenti e contenuti». Problemi di banda non ce ne dovrebbero essere, perché tutti, qui, pensano che il governo riassegnerà i sei canali dei due lotti di frequenze rimasti invenduti nell’asta chiusa a giugno scorso (erano tre, uno lo ha comperato Urbano Cairo, editore di La7 e presidente del Torino).

Eppure Romi Osti, patron di La9 e La8, chiamato a restituire due frequenze, mette nuova legna sul fuoco del pasticcio digitale. «Abbiamo fatto ricorso e vinto sia di fronte al Tar che al Consiglio di Stato e denunciato Agcom per omissione di atti d’ufficio. A suo tempo – dice – abbiamo ottenuto due canali “sporchi”, non in direzione delle antenne. La sentenza, che è definitiva, dice che ci spettano i danni da mancato fatturato e l’assegnazione di due nuovi canali. E’ passato un anno e mezzo e non è stato fatto».

Ricorso al Tar contro le assegnazioni passate ha fatto anche Antennatre, che pure, spiega l’ad Antonio Barcella, «è esclusa dall’obbligo di spegnimento delle frequenze» di proprietà croata: «Trasmettiamo su altri canali – spiega -. Comunque, altri come noi hanno fatto ricorso ». Un canale di quelli da liberare entro dicembre ce l’ha Lucio Garbo, titolare di Canale Italia. La cosa gli può creare problemi? «Non abbiamo ancora considerato la questione – dice -. Mi richiami a novembre e le saprò dire».

Altri due canali veneti da restituire a Zagabria sono in capo alla valdostana Network Italia Tv e alla torinese Start Up (l’ultima è solo un operatore di rete, non una vera televisione). Con Teleregione (canale 22) e Telepace e Telechiara (39) il quadro si completa.

A rischiare sono le piccole emittenti, non le televisioni maggiori. Ancora Barcella: «Fatturato, numero di dipendenti, bacino di ascolti. Con questi criteri il Corecom (l’autorità regionale per le comunicazioni, ndr) ha stilato una graduatoria delle emittenti» e, aspettativa comune, chi sta in testa alla classifica sarà privilegiato nella riassegnazione di frequenze. Ma l’esecutivo Renzi, impegnato a razionalizzare lo spettro secondo le indicazioni dell’Ue, riassegnerà realmente le frequenze alle locali?

Fonte: Il Corriere del Veneto

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