L’iniziativa era stata contrastata su vari fronti politici e dai media, soprattutto dopo che Sky aveva polemicamente deciso di ritirarsi dalla gara, lasciando come unici concorrenti Rai, Mediaset e TI Media. Questo avrebbe rafforzato ulteriormente il vecchio duopolio televisivo italiano, anche nel nuovo contesto digitale. E poi c’era la questione delle risorse: perché rinunciare ad un significativo introito per le casse pubbliche derivante dalla vendita delle frequenze? E perché questa disparità di trattamento con le frequenze per la banda larga che, invece, sono state vendute?
Altroconsumo e Femi (Federazione media digitali indipendenti) hanno inviato qualche giorno fa al Ministro dello sviluppo economico una formale istanza perché il Governo intervenisse sulla procedura di questa gara, annullandola e avviando al suo posto un’asta pubblica come si è fatto con le frequenze per la banda larga di internet mobile. Il Governo si è impegnato (più o meno) alla revisione della procedura d asegnazione delle frequenze, rispondendo positivamente agli ordini del giorno presentati da PD, Idv, e Lega Nord in parlamento. «Di questi tempi, l’Italia non si può certo permettere di rinunciare a qualche miliardo di entrate nelle casse dello Stato».
Matteo Bayre è un esperto di nuovi media e tv digitale, freelance Front Web Developer, SEO Specialist e Web Content Editor. Blogger per passione. Ha una laurea specialistica in Scienze della Comunicazione.