Caos frequenze, Agcom pubblica la lista nera di canali. A rischio decine di tv locali

La guerra delle frequenze tv entra nel vivo. Per mettere finalmente in regola il Paese dei Cachi sull’annoso problema delle interferenze televisive con i Paesi esteri (Croazia, Slovenia, Malta, Francia, Austria, Tunisia ed altri), l’Autorità per le comunicazioni, con un inaspettato colpo di teatro, ispirato dalle recenti decisioni del governo, ha pubblicato e inviato alle emittenti locali la blacklist che determina quali sono le frequenze da liberare entro la fine dell’anno.

La lista nera comprende 74 frequenze suddivise per regione, attualmente occupate e utilizzate dalle emittenti locali. 12 in Puglia, 10 in Abruzzo, Molise e Marche, 9 in Veneto e in Friuli, 5 in Emilia Romagna, 3 in Sicilia (che ha già liberato il canale 60 UHF), 2 in Liguria e in Toscana, 1 sola in Lombardia e in Piemonte. Le tv regionali interessante, che in pratica dovranno liberare i canali, potrebbero essere oltre 80. In Puglia, ad esempio, sono state sottratte prima nove frequenze per la banda larga mobile  (800 MHz) e ora altre 12: ne rimangono cinque, di cui una utilizzabile con potenza ridotta per non disturbare la Rai.

L’obiettivo dichiarato è quello di formulare e applicare l’ennesima modifica del Piano di assegnazione delle frequenze, stavolta in applicazione di una legge del dicembre 2013 del governo Monti. Secondo la norma, l’Agcom deve avviare le procedure «per escludere» dalla pianificazione le frequenze «riconosciute a livello internazionale e utilizzate dai paesi confinanti». Purché tali frequenze siano oggetto di «situazioni interferenziali». La loro liberazione deve avvenire prima del 31 dicembre 2014, altrimenti gli impianti saranno disattivati dalla polizia postale.

Vibranti e minacciose sono arrivate le proteste delle associazioni delle tv locali. Aeranti-Corallo ha dichiarato che «se le ipotesi trovassero realmente applicazione, vi sarebbero decine di tv locali che non avrebbero più la frequenza su cui trasmettere. Il danno sarebbe molto superiore all’esiguo stanziamento di 20 milioni di euro stabilito per le citate misure compensative previste per la dismissione volontaria di tali frequenze». L’associazione di categoria Frt afferma che «ci troviamo davanti all’ennesimo e inaccettabile vincolo dell’Agcom all’esercizio dell’attività d’impresa delle tv locali che rischiano di essere cancellate dal panorama televisivo italiano». Mentre Confindustria Rtv ricorda che «le frequenze che oggi sono oggetto di “esproprio” furono assegnate alle tv locali con alcuni Bandi, gli ultimi dei quali conclusi circa un anno mezzo fa».

I fondi stanziati dal governo come indennizzo previsto per la liberazione volontaria dei canali sembrano insufficienti. Le aziende tv danneggiate dall’esproprio saranno più di un’ottantina e potranno ricevere solo spiccioli dallo Stato (circa 250mila euro a operatore). Una cifra irrisoria se paragonata ai milioni incassati per liberare gli 800 MHz.

L’associazione Aeranti-Corallo, il 15 maggio scorso, ha incontrato il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli per evidenziare le preoccupazioni delle imprese televisive locali, e per spingere verso una soluzione alla problematica, nell’ottica della compatibilizzazione tra gli impianti eserciti in Italia e quelli degli Stati esteri confinanti. Inoltre ha ricordato che le stesse frequenze (non coordinate con i paesi confinanti) sono state regolarmente assegnate dal governo Berlusconi nel 2010, con annesse rassicurazioni epistolari dell’allora viceministro alle comunicazioni Paolo Romani. Assicurazioni che non avevano fondamento, che miravano solo ad agevolare le tv nazionali (Rai, Mediaset ecc), in passaggio alla tv digitale terrestre portato avanti solo a vantaggio dei grandi gruppi tv, e che certo non possono oggi impegnare il Ministero del governo del non eletto premier Renzi.

In occasione del prossimo meeting annuale di Aeranti-Corallo, RadioTv Forum (il 27 e 28 maggio), che ospiterà un intervento del sottosegretario Giacomelli, le tv locali chiederanno di aumentare i 20 milioni di indennizzo, e rivendicheranno ancora una volta il fatto che la legge riserva un terzo delle frequenze disponibili all’emittenza locale.

Fonti: corrierecomunicazioni.it | ilsole24ore.com

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