Mediaset Premium con una missiva inviata dai suoi legali dello studio Previti diffida Tv Digital Divide sulla pubblicazione di un articolo dedicato alla vicenda del blocco del noto sito di streaming pirata Rojadirecta.

«Egregio Sig. Bayre, formuliamo la presente in nome e per conto di MEDIASET PREMIUM S.P.A., che detiene i diritti esclusivi per l’Italia della Serie A e della Champions League, che ha accertato che il Suo sito web “tvdigitaldivide.it” pubblica le fonti attraverso cui accedere illegalmente ai materiali audiovisivi di Mediaset Premium». In questo avvocatesco modo fa il suo esordio la lettera inviatami dallo studio Previti per notificare la presunzione di una violazione del copyright detenuto dal Biscione su questo sito web. Un’accusa che puzza tanto di intimidazione verso un’attività editoriale, quella di Tv Digital Divide, che non ha mai pubblicato o agevolato la diffusione di contenuti coperti dai diritti tv di Mediaset e Mediaset Premium o di altri operatori tv.

«Abbiamo verificato – continua la missiva – che, allo stato, il Suo Sito informa gli Utenti su come accedere al portale telematico denominato Rojadirecta (attraverso l’articolo datato 20 luglio 2013 Copyright online: Rojadirecta “sequestrato” in Italia», e citando ogni singola vittoria e sentenza sulla questione invita formalmente e diffida la mia persona a «rimuovere immediatamente
– entro 24 ore dal ricevimento della lettera – dal sito ogni informazione direttamente o indirettamente riferibile al portale telematico sopra indicato e ad interrompere ogni ulteriore attività che, in qualsiasi modo, contribuisca a facilitare l’accesso alla diffusione illecita dei contenuti audiovisivi di Mediaset Premium, con avvertimento che, in difetto, sarà ritenuto direttamente responsabile della perdurante violazione dei diritti esclusivi della nostra Assistita e dei conseguenti danni patrimoniali e non dalla medesima subiti e subendi. Diritti per la tutela dei quali la nostra Assistita si riserva di agire in via giudiziale (anche d’urgenza) in tutte le sedi competenti, compresa quella penale».

Nella realtà dei fatti l’articolo citato descrive solamente che il blocco del portale pirata di streaming all’epoca non corrispondeva alla chiusura reale dello stesso, e presenta alcuni strumenti noti per navigare in modo anonimo e sicuro per dimostrare la sua tesi. L’articolo infatti non contiene nessun link diretto ai portali (Rojadirecta in particolare), nessun link collegato a una fonte di ricerca di contenuti pirata, nessun collegamento a una qualsiasi attività illegale sul web, e non costituisce in modo assoluto un alias o un dominio (secondo la sentenza del Tribunale di Milano del 18 novembre 2015) che riconduce ai siti recentemente “inibiti” o “rimossi” dalle sentenze dei giudici di Milano o di Roma. Il sito stesso e l’articolo non fanno nessuna attività illegale di streaming, di downloading, di embedding o di trasmissione di highlights di contenuti illegali coperti da copyright. Non indicizzano o rimandano a nessun sito web che è definito pirata sanzionabile o condannabile dalle leggi italiane.

Il fondo dell’articolo, ora (mio malgrado) oscurato per evitare una causa legale che la mia attività non potrebbe sostenere, descrive l’uso di strumenti del tutto legali, open source e gratuiti, che possono essere utilizzati per qualsiasi scopo, per accedere a un qualsiasi sito web o per navigare in modo anonimo. Il contenuto espone l’esistenza di tecnologie e strumenti di libertà di navigazione usati anche nei paesi dove il web non è libero, l’informazione è controllata e vige la censura.

E proprio di censura si sta qui parlando. Più precisamente di una strategia d’intimidazione perpetrata contro un canale d’informazione libero come Tv Digital Divide, privo di un editore, gestito da un privato, che si autosostiene con pochi spiccioli. Una strategia di accuse e minacce lanciate a caso nel web (come una goccia nell’oceano) che cercano di colpire nel mucchio (cito un mio articolo, contro repubblica.it , dailymotion.com, break.com, veoh.com, vimeo.com, megavideo. com, kewego.it, yahoo.it, youtube.com, google, vcast.it e molti altri), che in tutta franchezza, almeno nel mio caso, non hanno alcun fondamento e che cercano invano di diffondere la falsa informazione che Rojadirecta è stato chiuso.

La diffusione di contenuti “pirata” (come i match di Champions League) provoca senza dubbio un danno economico al business di R.T.I. –  Mediaset, come di ogni altro operatore tv che ha investito sull’acquisto dei diritti, che ha tutto il diritto di difendersi e tutelarsi nelle sedi appropriate. Ma la guerra che intraprende da anni Mediaset, scagliandosi senza ritegno e alla cieca contro ogni singolo sito o portale del web sembra sempre più una lotta contro i fatidici mulini a vento, con armi impari (inibito un dominio/sito illegale se ne fa subito un altro, per fare un piccolo esempio) e con un’ignoranza di fondo sul mondo della Rete (tre lezioni di Internet non bastano) che ne impedirà di certo una vittoria.

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