«Sarà difficile, la Liguria ha un territorio con difficoltà orografiche oggettive. Siamo noi i primi ad essere preoccupati per lo Switch-off» ha ammesso Renzo Guccinelli, assessore regionale allo sviluppo economico, dopo l’incontro ufficiale tra Regione, ministero dello Sviluppo Economico e Comunicazione e un rappresentante del Comune di Genova di ieri mattina.
Ma i timori per un clamoroso e annunciato black out tv sono ancora più sentiti nell’entroterra. L’allarme è partito nei giorni scorsi dalle dichiazioni del sindaco di Rezzoaglio: «Il 20 ottobre qui a nel comune di Rezzoaglio resteremo al buio, non vedremo più alcunché» ha detto il primo cittadino Roberto Fontana. Nella Val d’Aveto infatti i 500 abitanti con tutta probabilità, dopo la transizione digitale, dovranno utilizzare la parabola satellitare (con Tivù Sat) per continuare a vedere la televisione. Li attende un futuro senza digitale terrestre e senza emittenti locali, dato che Tivù Sat trasmette solo i grandi network nazionali. Il sindaco chiede così un aiuto economico alla Regione Liguria: «Servono 30 mila euro per rinnovare l’impianto. Una cifra che, in un momento di tagli e di crisi economica, il Comune da solo non può assolutamente sostenere».
La situazione precaria di Rezzoaglio non è l’unica. Sono molti i comuni liguri dell’entroterra tra le colline e le zone montuose che non potranno ricevere i segnali tv al momento dello Switch-off col solo uso dell’antenna tradizionale e di un semplice decoder. Il motivo? In Liguria, regione notoriamente montuosa, gli impianti di trasmissione sono ben 2.971, di cui 257 di proprietà di comuni o di ex Comunità montane (passate sotto la giurisdizione dell’unione dei comuni). E proprio questi impianti “locali”, che provvedono alla copertura tv di comuni a rischio, non saranno convertiti al digitale dai principali operatori di rete come Raiway, TIMB, DMT, Elettronica Industriale. Dovranno invece occuparsi della conversione gli stessi comuni che saranno costretti a sborsare una cifra dai 3 ai 7 mila euro, mentre, per realizzarli ex novo, si parla di cifre che oscillano intorno ai 30 mila euro; una somma che dovrebbe essere sborsata o dalle emittenti che hanno convenienza a far funzionare gli impianti in quelle zone (ad oggi nessuna) o dagli enti locali, che dopo tutti i tagli del governo, non hanno risorse disponibili da investire.
«La tecnologia si paga. Una volta sarebbero bastati 500 euro, mentre oggi con meno di 3 mila euro nulla si fa» ricorda Mario Mura, ispettore per la Liguria del Ministero dello Sviluppo Economico. Renzo Guccinelli, assessore per lo Sviluppo Economico fa sapere: «La Regione aiuterà con un contributo solo le nuove unioni comunali che decideranno di riattivare gli impianti già appartenenti alle Comunità montane. Per gli altri non è previsto alcun tipo di stanziamento né dalla Regione, né dal Ministero». «Il passaggio inizierà come previsto, ma senza lo switch-on per verificare se tutto funziona – afferma Furio Tuzzi , presidente regionale di Assoutenti -. La partenza non sarà facile perchè il territorio è nel cono di emittenza di altre regioni con i segnali che si sovrappongono. In caso di interferenza con i segnali provenienti dalla Corsica o dalla Francia saremo noi, arrivati dopo, a dover spegnere l’interruttore».
Si prospetta quindi che tra qualche giorno migliaia di abitanti dei comuni montani liguri dovranno mettere mano al portafoglio per acquistare e installare l’impianto satellitare (spesa di circa 200 euro) per poter vedere anche i canali Rai e Mediaset. Un prezzo ben più salato rispetto ai 20-30 euro necessari per acquistare un semplice decoder, con la beffa di aver pagato il canone Rai e non poter vedere i programmi. «Ho provato a scrivere e a mettermi in contatto con la Rai già mesi fa ma nessuno mi ha risposto o mi ha dato qualche indicazione – ricorda il sindaco di Rezzoaglio – Credo sia molto grave che i miei cittadini pur pagando il canone non abbiano un servizio garantito».
I due colossi della televisione italiana, intanto hanno già provveduto ad adeguarsi alle nuove tecnologie. La Rai ha riconvertito tutti i suoi impianti mentre Mediaset, pur avendone diminuito il numero, ha ottimizzato la rete. Il problema per le zone più decentrate però resta. «La Regione non è responsabile del passaggio al digitale – ribadisce Lucia Pasetti, referente per la Regione Liguria – Abbiamo fatto quello che potevano: supportato le televisioni locali per diminuire al massimo le criticità e semplificato l’iter burocratico per le autorizzazioni. Più di questo è impossibile». A pochi giorni dall’avvio della televisione digitale sono ancora tanti, dunque, i problemi da risolvere. Ai telespettatori non resta che attendere il 10 ottobre e verificare cosa succederà. A proprie spese.
Fonte : genova.repubblica.it | Il Secolo XIX
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Nella zona di Capomele di Andora si ricevono benissimo centinaia di canali da Mediiaset alla Sette e altri assolutamente insignificanti mentre i massimi canali Rai Uno,Due e Tre arrivano a tratti e poi scompaiono .Come mai? Grazie e saluti.Nando.
A Diano Castello non si vedono le reti mediaset e spessissimo anche la Rai