Nei primi mesi del 2010 infatti l’azienda della famiglia Berlusconi inaugurò sulla piattaforma digitale terrestre due nuovi canali tematici a pagamento: Premium Cinema Emotion e Premium Cinema Energy, introdotti senza costi aggiuntivi all’interno dell’abbonamento Gallery, almeno ufficialmente. In realtà gli utenti in possesso di questo tipo di abbonamento si trovarono successivamente un aumento di 2 euro al mese nel conto Premium attuato attraverso una clausola contrattuale di tacito-assenso. Questa variazione dei costi dell’abbonamento fu comunicata con una fuorviante lettera pubblicitaria inviata per posta che notificò al consumatore le variazioni e le opzioni possibili, e anche le istruzioni di disdetta attraverso raccomandata. La medesima soluzione fu adottata anche per l’aumento di 4 euro sui pacchetti semplici Gallery.
Le modalità di comunicazione del cambiamento dei termini dell’offerta, a giudizio dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, “non ha messo in condizione i consumatori di acquisire un’informazione completa della variazione contrattuale subita, finendo per trovarsi vincolati inconsapevolmente alle nuove condizioni contrattuali, tramite un meccanismo di silenzio-assenso che, di fatto e considerate le circostanze, ha reso ancora più grave la scorrettezza del comportamento posto in essere da RTI”. Secondo l’Antitrust, i consumatori sono stati indotti a pensare di trovarsi di fronte a una semplice pubblicità mentre di fatto hanno subito inconsapevolmente l’aumento del prezzo dell’abbonamento. Ricostruzione contestata da RTI che ha impugnato la sanzione amministrativa presso il tribunale del TAR del Lazio chiedendone l’annullamento.
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