Da un articolo di Carlo Freccero su Il Fattto Quotidiano del 09/07/2011:
Quando si parla di futuro, se non si vuole fare fantascienza, bisogna partire dal presente, quel presente che ancora non è stato assimilato come tale. Nell’immaginario della maggioranza, il presente della televisione è ancora il modello generalista. Ma nella televisione come medium è in corso una mutazione genetica di portata rivoluzionaria. Con il digitale stiamo assistendo a un’ibridazione tra i maggiori mezzi di comunicazione: televisione, telefono, computer.
Questa convergenza, questa interazione non può lasciare nessun medium isolato, diverso, con caratteristiche proprie. Il telefono è sempre più televisione e computer. Il computer televisione e telefono. Anche la televisione sta subendo un’analoga mutazione. Il futuro della televisione riguarda quindi gli sviluppi della tecnologia. E non è un problema di contenuti o di regole consolidate. Mi permetto quindi di contraddire il prof. Aldo Grasso, peraltro mio carissimo amico-nemico, quando, criticando un mio intervento sul Fatto , nega la possibilità di costruire una televisione senza editore.
Grasso riporta le mie premesse a proposito del programma di Santoro “È un programma che crea problemi, inquieta perché dimostra che todo cambia; non solo la politica, ma anche i media. Tre ore e mezzo in diretta da Villa Angeletti superano la televisione generalista e tradizionale con un editore noto e unico. Adesso la televisione viene dissolta nella multi-piattaforma che segue l’evoluzione tecnologica. Ecco, la commistione di digitale, analogico, satellitare, Internet”. Sulla possibilità di una televisione al di fuori del televisore, Grasso è d’accordo, ma nega la possibilità di costruire una televisione senza editore, partendo dalla constatazione che: “Una Tv si regge sul palinsesto, sulla regolarità, sulla formalizzazione dell’of ferta”. Condizioni tutte che secondo lui solo un editore professionista può garantire. origini, il servizio pubblico in Francia e in Italia, il digitale satellitare, il digitale terrestre. Ogni volta, per costruire la mia offerta, mi sono prima interrogato sulle differenza di comunicazione che dettavano le regole della programmazione. Non ho pensato ai contenuti da inserire (pedagogici, divertenti, di nicchia o di culto) prima di aver valutato le differenze strutturali.
Anche il digitale, la teoria della coda lunga, la fruizione dei programmi su piattaforme diverse, dettano le proprie leggi alla programmazione. Se tutto questo è vero, se due medium tecnicamente identici come la Tv servizio pubblico e la Tv commerciale sono completamente diversi solo perché intrattengono con il loro pubblico un rapporto opposto, a maggior ragione il futuro della televisione ibridata con ogni tipo di medium alternativo, non può rispecchiare il passato della Tv generalista. Il caso Santoro con Tutti in piedi ci ha dimostrato molte cose. Il pubblico non è più passivo, lo era il pubblico della televisione pubblica. Il pubblico cresciuto sul Net è in grado di costruire da solo il proprio palinsesto, cercando quello che vuole, i suoi contenuti, su qualsiasi tipo dimedium. E ritiene questo un diritto, la fruizione di un bene comune.
Il concetto di comune è attualmente al centro del dibattito politico e culturale dopo il libro di Negri e Hardt. Ma il concetto di comune nasce dal Net, come concetto di condivisione, di intelligenza collettiva. Esteso ai beni primari, aria, acqua, cibo, torna ora anche come richiesta di beni “morali”, l’informazione e la libertà di espressione, che sono diritti umani basilari. Se il nostro sistema tradizionale di comunicazione è ingessato dalla censura, questa censura può essere aggirata col ricorso ad Internet, così come già stanno facendo i dissidenti di tutto il mondo.
Ma la domanda è, si possono costruire vere e proprie trasmissioni televisive, non semplici post-it, senza il supporto di un editore professionale? Io penso e spero di sì. Un conto è l’editore, un conto il produttore o l’autore. L’ostacolo a produrre televisione era legato, sino ad oggi, a costi proibitivi. Il digitale rende tutto più semplice e più economico. E la risorsa a cui attingere è la pubblicità. Non c’è bisogno di un editore. Ma perché i pubblicitari dovrebbero dare fiducia al nuovo prototipo di televisione? Perché sul Net la pubblicità è costruita su misura, è estremamente mirata ed infinitamente più efficace del modello generalista. Così anche la pubblicità esce dal suo ruolo apocalittico di persuasore occulto per diventare un servizio che suggerisce consumi su richiesta e su misura dello spettatore.