Corte dei Conti: in Rai troppe consulenze esterne

rai 2014

I giudici della Corte dei Conti: stop a sprechi e inefficienze in Rai

Nella relazione della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria del 2014 della Rai i giudici raccomandano una vigorosa riduzione dei costi, attenzione al costo del lavoro, alla produzione, ma soprattutto agli oneri esterni come le consulenze esterne.

Nel 2014, in piena crisi del mercato pubblicitariao, i costi operativi del gruppo sono aumentati dello 0,6% passando dai 2.097,1 milioni di euro del 2013 ai 2.109,7 milioni. L’esito finale della gestione è stato in generale positivo ma solo perchè legato alla vendita di una quota di minoranza del pacchetto azionario di Rai Way, circostanza che ha generato una plusvalenza netta di 228 milioni.

«La situazione debitoria della società e del gruppo Rai appare ancora rilevante e da tenere sotto osservazione», ha scritto la Corte dei conti, segnalando «l’esigenza di assumere le più efficaci iniziative per mantenere sotto stretto controllo l’andamento del costo del lavoro e degli oneri connessi, sia per la società che per il gruppo, considerata l’incidenza di oltre il 30% di tale fattore sul costo della produzione e attesa la difficoltà di conseguire maggiori introiti dalle attuali fonti di entrata».

La contabilità separata, anche nel 2014, ha mostrato uno squilibrio, circostanza che ha caratterizzato tutte le precedenti gestioni, tranne quella del 2013 caratterizzata da una chiusura in pareggio. I giudici ricordano come nel piano industriale della società si metta in conto della possibile insorgenza «di gravi difficoltà per il perseguimento dell’equilibrio di bilancio, a causa soprattutto della prevista riduzione dei ricavi pubblicitari», ed è per questo che la stessa Rai ha valutato, in linea con quanto rilevato dalla Corte, l’opportunità di porre in liquidazione o incorporare società controllate, trasferendo alle sue strutture le attività svolte da queste. Un modo, per altro, di agevolare il coordinamento gestionale delle attività che la separazione societaria rende difficoltoso, generando inefficienze organizzative e di processo.

E un’occasione, secondo la Corte, per verificare la necessità dell’esistenza delle società controllate, anche perché in termini di valore aggiunto «il loro apporto complessivo appare assai modesto, in quanto, a eccezione di Rai Pubblicità, la quasi totalità del fatturato è verso la Rai». Poco contributo ai ricavi, insomma, e per contro un peso per la gestione complessiva.

«La Rai», prosegue la Corte, «attivi comunque ogni misura organizzativa, di processo e gestionale idonea a eliminare residue inefficienze e sprechi, proseguendo, laddove possibile e conveniente, nel percorso di internalizzazione delle attività e concentrando gli impegni fi nanziari sulle priorità effettivamente strategiche, con decisioni di spesa che siano – singolarmente e nel loro complesso – strettamente coerenti con il quadro di riferimento».

La Corte sottolinea la necessità di una significativa riduzione dei costi relativi alle consulenze esterne, limitandone il ricorso in casi eccezionali, per periodi limitati «e sempre che le professionalità richieste non siano annoverate all’interno delle risorse umane della società». Sul contratto di servizio, che non risulta ancora stipulato, i giudici raccomandano che in sede di rinnovo vengano chiaramente definite le attività di servizio pubblico e le relative risorse.

Fonte: ItaliaOggi

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