Agcom: Rai e Mediaset ancora leader dello share

agcom osservatorio mediaA settembre 2015 Rai e Mediaset continuano a dominare lo share televisivo. Fox (Sky) è il soggetto con i maggiori ricavi all’interno del Sic (Sistema Integrato delle Comunicazioni) relativo al 2014, davanti a Fininvest e Rai.

L’Osservatorio Media dell’Agcom, nella sua quarta edizione del 2015, conferma la tradizionale leadership di Rai e Mediaset nelgii ascolti tv, nonostante l’ingresso di nuovi operatori nel mercato tv. Il duopolio, in cinque anni, ha però perso ascolti: nel giorno medio, la Rai scende dal 41,3% al 36,3% del settembre 2015, Mediaset dal 37,4% al 31,8%. I due principali operatori restano comunque in grande vantaggio rispetto agli altri soggetti: Sky-Fox e Discovery sono entrambi al 6,9% (il gruppo guidato da Marinella Soldi era all’1% di share nel 2010) ed entrambi hanno lanciato la sfida alle tv generaliste, rispettivamente dai numeri 8 e 9 del telecomando (i cui risultati potranno essere valutati solo dal 2016 e negli anni successivi), vista la quota sulla pubblicità televisiva nazionale controllata da Publitalia (quasi il 60%), ben superiore a quella di ascolto.

La7 è al 3,4% nel giorno medio, Viacom all’1,5%. Le altre televisioni, comprese le tv locali, hanno una quota complessiva pari al 13,3%, perdendo lo 0,8% rispetto a giugno. Dato aggregato che nasconde una frammentazione e una precarietà finanziaria crescente del settore, accentuata dal passaggio al digitale e dall’incertezza perdurante sull’uso delle frequenze terrestri non coordinate, cioè non assegnate all’Italia in sede internazionale.

Nella radio, la leadership spetta, nel primo semestre del 2015, a Rtl 102.5 con il 19,3% di quota d’ascolto, seguita da Rds 100% grandi successi, che, con il 13,6% di quota, ha scavalcato Radio DeeJay rispetto alla graduatoria del primo semestre 2014. Sul settore andrà valutato l’effetto dell’ingresso di Mediaset e l’ampliamento delle emittenti nazionali la cui pubblicità è in portafoglio a Publitalia, con una tendenza a replicare il modello duopolistico della televisione.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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