Sky non vuole pagare i canali Rai sul satellite

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Sky contesta la delibera dell’Agcom e si rifiuta di dare un compenso alla Rai per la trasmissione dei canali pubblici sulla propria piattaforma satellitare. «Ci spettano gratis come su Tivùsat».

Sembrava pace fatta. E invece, nonostante il procedimento del Garante per le comunicazioni che ha imposto lo sblocco degli oscuramenti delle emittenti Rai in cambio di un “compenso equo e non discriminatorio“, la pay-tv di Rupert Murdoch & figli non ci sta. E forte delle sentenze che hanno giudicato illegittimi i criptaggi nel 2012 davanti al Tar del Lazio e poi in appello al Consiglio di Stato nel settembre 2013, contesta la delibera n.128/2015 del 23 marzo scorso che tenta di riappacificare i due contendenti televisivi.

Dopo 6 anni di battaglie legali, Sky ha depositato davanti al Tar l’ennesimo ricorso per chiedere l’annullamento della suddetta delibera. La tesi della pay-tv, secondo La Repubblica, è che la Rai avrebbe dovuto preparare un tariffario per la vendita dei suoi canali e questo andrebbe applicato a tutte le società/piattaforme che trasmettono le sue emittenti. Anche Tivùsat che è controllata dalla stessa Rai, da Mediaset e La7. Invece Tivùsat, secondo Sky, beneficia di un trattamento di favore e trasmette i canali Rai (via sat nelle zone non raggiunte dal digitale terrestre) a titolo gratuito.

Secondo La Repubblica nel suo ricorso Sky chiederà un risarcimento danni nei confronti del Garante, perchè l’Agcom non ha provveduto a tutelare la pay-tv quando la tv pubblica ha cominciato a oscurare i suoi programmi sul satellite.

Nel frattempo Sky porta a casa un successo davanti al Tribunale di Milano vincendo la causa contro l’editore Dwt (che trasmette un bouquet di canali porno) che chiedeva di restare sul decoder Sky anche dopo la scadenza del contratto avvenuta nel 2014. Secondo i giudici milanesi Dwt può trasmettere liberamente sul web o sul dtt e non subisce danni se esclusa dalla piattaforma pay di Sky.

Fonte: La Repubblica

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