Crisi tv locali: Videolina apre le procedure di mobilità. Uil: “possibilità di licenziamenti”

videolinaIl sindacato sardo lancia l’allarme: «Ancora non si è spento l’eco dell’ultima vertenza nel settore (ultima in ordine di tempo quella dell’emittente Cinquestelle) che in queste ore Videolina apre le procedure di mobilità con la prospettiva di licenziare metà del personale tra giornalisti,impiegati e tecnici di produzione, con un evidente sbilanciamento su quest’ultima area strategica per un’emittente tv». Lo denuncia Tonino Ortega, segretario generale Uilcom Sardegna.

«Fin dal 2008 assistiamo ai drastici tagli dei contributi nazionali all’editoria, e alla contrazione dei consumi che ha colpito duramente la raccolta pubblicitaria, fatti che però riguardano l’intero settore a livello Nazionale. Cosa è stato fatto di specifico nel territorio sardo durante questi sette anni per affrontare il continuo peggioramento del quadro economico? Siamo fortemente preoccupati di come questa crisi stia di fatto azzerando l’emittenza privata in Sardegna e per questo poniamo importanti interrogativi» prosegue Ortega, che non si esime dall’accusare i numerosi responsabili: dall’azienda tv del gruppo Zuncheddu, alla Regione Sardegna, fino a Confindustria Radiotv.

«A parte tagli ciechi alle spese, purtroppo è da anni che non vediamo investimenti strategici sulla qualità, nessuna riorganizzazione della produzione ci risulta messa in atto per contrastare questa drammatica crisi. Nonostante la possibilità di produrre infatti attraverso gli incentivi Regionali stanziati proprio a tutela della specificità culturale e linguistica Sarda, ci chiediamo come Videolina – che ha incarnato quasi mezzo secolo di storia di questa terra (nel 2015 compirà quarant’anni) – possa illudersi di affrontare il futuro azzerando proprio il settore delle produzioni che l’ha resa patrimonio di un intero popolo sia residente nell’isola, che, grazie alle nuove tecnologie, migrante in tutto il mondo».

Sono gravi, secono il segretario le responsabilità della Confindustria Radiotv: «Quanto meno infelice il ruolo inerte di Confindustria Radiotv, che ha abdicato alla tutela dei perimetri contrattuali, e voltandosi dall’altra parte finge di non vedere l’abuso e la forzatura che si fa a danno di giornalisti e operatori, caricando i primi delle professionalità dei secondi. Non ci sembra il modo più solido per presentarsi al mercato, snaturare la professione giornalistica gravandola di competenze tecnologiche che nulla hanno a che fare con il loro scopo deontologico, e sottraendo al contempo lavoro alle figure specifiche, in un contesto dove la continua evoluzione tecnologica richiederebbe piuttosto importanti investimenti e aggiornamento costante per non restare stritolati dall’accelerazione dei nuovi mezzi di produzione e diffusione».

«Complice di questo sfacelo è certamente la Regione Sarda, che ha assistito inerte al crollo di un patrimonio imprescindibile come quello dell’emittenza tv locale, la cui lenta morte non solo sta erodendo l’universale diritto all’informazione, ma priverà un intero popolo dello strumento più efficace per la conservazione e diffusione dell’inestimabile patrimonio culturale della nostra Isola. E’ sconcertante che la Regione possa esimersi da divenire partner strategico in un quadro così preoccupante, nel quale fa registrare anzi un calo della pubblicità istituzionale» pertanto – conclude senza dubbi Ortega – «il progetto cosi come è stato prospettato dall’azienda non rappresenterebbe alcun rilancio ma soltanto il canto del cigno della più antica, importante e forse ultima, realtà televisiva sarda».

Fonte: castedduonline.it | newslinet.it

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