Rai, primo ricorso contro i tagli del governo

400px-RAI_—_Radiotelevisione_italiana_(logo).svgPrimo ricorso contro il decreto del governo con il taglio di 150 milioni di euro ai trasferimenti per la Rai.

Lo ha annunciato il segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani, in apertura dell’assemblea pubblica di protesta. Il sindacato ha dato mandato al professor Alessandro Pace di valutare la legittimità del provvedimento.

Ieri il dg Rai Luigi Gubitosi e il presidente Anna Maria Tarantola hanno inviato una lettera ai Ministeri del Tesoro e dello Sviluppo Economico per informarli delle ricadute del taglio deciso dal governo, a partire da un bilancio negativo per oltre 160 milioni.

La lettera inviata dai vertici Rai al Ministero del Tesoro e dello Sviluppo Economico ha avuto il via libera all’unanimità da parte del cda. Nella lettera – si apprende – si fa riferimento non solo alle ricadute di bilancio, ma anche alle possibili ricadute del taglio di risorse sul perimetro aziendale e sui livelli occupazionali, nonché alla cessione di una quota minoritaria di Rai Way.

E all’assemblea dell’Usigrai interviene anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, secondo il quale “tagliare 150 milioni in questa fase significa mettere a terra la Rai“. “Mettere in vendita le torri – ha proseguito – sapendo che la concessione scade tra due anni, significa svenderle. Il management deve poter gestire l’azienda in piena autonomia”.

Mentre per il segretario della Uil Luigi Angeletti “il taglio deciso dal governo è inaccettabile dal punto di vista industriale e giuridicamente discutibile”. In un messaggio inviato all’assemblea Usigrai, Angeletti ha aggiunto che il taglio “risponde alla logica dei tagli lineari”.

E di logica da tagli lineari aveva parlato mercoledì, in un analogo messaggio, il segretario della Cgil Susanna Camusso: “E’ giusto mobilitarsi contro una logica che mira a determinare risparmi applicando tagli lineari che puniscono non solo i lavoratori, ma gli utenti stessi del servizio pubblico” ha scritto Camusso, secondo la quale “il pluralismo dell’informazione, il ruolo del servizio pubblico, sono elementi fondanti di una democrazia compiuta. Un bene da difendere e rinnovare, riformare e non ridimensionare”. E “gli ultimi provvedimenti del governo vanno in direzione opposta, mettendo in difficoltà il ruolo insostituibile del servizio pubblico radiotelevisivo nella vita del Paese”.

“Un servizio – si legge ancora – non solo informativo, ma anche di produzione culturale, di istruzione e intrattenimento. L’intero comparto del sistema audiovisivo, il ruolo stesso delle lavoratrici e dei lavoratori che sono l’anima del servizio pubblico. Per questi motivi sostengo le vostre iniziative”.

Fonte: ansa

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