Crisi tv locali, licenziati i giornalisti di Rete Kalabria

Vibo Valentia – I giornalisti di Rete Kalabria sono stati licenziati in tronco per aver “osato” rivendicare il pagamento delle ultime otto mensilità non corrisposte ed aver rifiutato la “proposta” dell’editore, Pubbliemme srl, che pretendeva il quasi totale azzeramento del debito in cambio di una non precisata regolarizzazione delle posizioni ed il rispetto del contratto nazionale di lavoro giornalistico, da farsi, comunque, non contestualmente alla rinuncia delle spettanze arretrate.

«Una proposta indecente – denuncia Carlo Parisi, vicesegretario nazionale della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria – aggravata dai metodi usati dal Gruppo Pubbliemme che, dopo aver acquisito, nel settembre scorso, l’emittente televisiva di Vibo Valentia, non solo non ha provveduto a pagare le mensilità correnti, aggravando le difficoltà economiche dei cinque redattori, ma pretendeva di ‘risolvere’ tutto a proprio modo, ma soprattutto ‘tenendo lontano il sindacato’ dalla propria azienda».

Condizioni“, naturalmente, respinte al mittente dai cinque giornalisti  (il direttore Mimmo Famularo e i redattori Alessio Bompasso, Loredana Colloca, Cristina Iannuzzi e Tonino Fortuna) che, anzi, il 18 novembre scorso, alla presenza del vicesegretario Fnsi, Carlo Parisi,  si sono riuniti in assemblea eleggendo Cristina Iannuzzi fiduciario di redazione, proclamando lo stato di agitazione immediato ed affidando alla rappresentanza sindacale un pacchetto di dieci giornate di sciopero da utilizzare nel caso in cui la società editrice Pubbliemme srl, presieduta da Domenico Maduli, non avesse provveduto a corrispondere, entro 48 ore, le ultime due mensilità e non si fosse impegnata a saldare, entro dieci giorni, tutte le spettanze arretrate ed a regolarizzare le posizioni di tutti i giornalisti.

Trascorso, inutilmente, il termine fissato dall’assemblea, sono state proclamate ed effettuale le prime tre giornate di sciopero annunciate dal fiduciario di redazione 
in apertura del telegiornale. «Nello scusarsi con i telespettatori, per questo disagio», Cristina Iannuzzi, delegata dall’Assemblea di redazione di “Rete Kalabria”, ha infatti sottolineato che «la decisione di scioperare è finalizzata alla tutela della dignità umana e professionale dei giornalisti e, a garanzia degli utenti, al rispetto della libertà di stampa e della qualità dell’informazione, condizioni essenziali per non essere costretti a subire l’umiliazione di dover lavorare in condizioni di sfruttamento e ricatto».

Venerdì scorso, con una lettera sottoscritta da Carlo Parisi e Cristina Iannuzzi, l’Assemblea di redazione di Rete Kalabria e il Sindacato Giornalisti della Calabria si erano rivolti al Prefetto di Vibo Valentia per chiedere il suo «autorevole intervento per l’urgente convocazione, presso l’Ufficio Territoriale del Governo, di un tavolo di confronto, alla presenza di tutte le parti in causa, per discutere della vertenza in corso tra i 5 giornalisti dell’emittente televisiva e la società editrice Pubbliemme srl». Richiesta prontamente accolta dal prefetto Giovanni Bruno, che ieri sera aveva convocato le parti per venerdì prossimo, alle ore 11, al Palazzo del Governo.

Oggi, invece, in spregio ai più elementari diritti, ma soprattutto al buonsenso, ai giornalisti è stata recapitata dall’editore la seguente lettera: «Con la presente le comunico ufficialmente l’intenzione di risolvere il rapporto di lavoro, intercorrente con il sottoscritto, in termini immediati e per giusta causa ai sensi dell’art. 2119 del codice civile. Tale decisione in quanto a causa del suo comportamento lesivo e denigratorio della mia immagine professionale ed imprenditoriale, nonostante la mia disponibilità a definire bonariamente la questione per come anche dal sottoscritto dichiarato con il comunicato stampa del 22/11/2013 si è interrotto il rapporto fiduciario in essere in maniera tale da non consentire la prosecuzione del rapporto neanche in termini provvisori. Il licenziamento ha effetto immediato, la invito pertanto a ritirare i suoi effetti personali».

Nel richiamato comunicato l’editore informava i giornalisti che «ad alcuni lavoratori e precisamente più della metà sono stati già elargiti degli acconti sulla maggiore somma». Inutile dire, però, che a nessuno dei cinque giornalisti è stato mai corrisposto un solo centesimo. Ai cinque giornalisti oggi, inoltre, è stato impedito di mandare in onda il telegiornale ed al rifiuto di lasciare la redazione, gli stessi giornalisti hanno chiesto l’intervento della Polizia di Stato, che ha verbalizzato la vicenda. In redazione sono arrivati anche i Carabinieri. Contestualmente il prefetto Domenico Bruno ha convocato immediatamente i giornalisti a Palazzo del Governo.

A questo punto, dunque, la vertenza assume risvolti giudiziari che contengono aspetti che vanno ben oltre l’impugnazione dei licenziamenti, già all’attenzione dell’avv. Mariagrazia Mammì dell’Ufficio Legale del Sindacato Giornalisti della Calabria.

La vergognosa vicenda, oltre a registrare l’intervento del segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, che ha assicurato la copertura del sindacato nazionale, ha scatenato l’indignata reazione dell’intera regione, facendo registrare una valanga di solidarietà ai cinque giornalisti in lotta, da parte del mondo politico, sindacale, ecclesiastico, dal mondo dell’associazionismo, ma soprattutto dei singoli cittadini che hanno sempre creduto e vogliono continuare a credere in un’informazione libera da ricatti e condizionamenti di ogni tipo.

«I cinque giornalisti di Rete Kalabria – sottolinea con forza Carlo Parisi – si sono resi protagonisti di quello scatto di dignità in difesa della professione che ogni giornalista, che intende definirsi tale, dovrebbe fare proprio, a garanzia della qualità dell’informazione, del rispetto dei lettori e della libertà di stampa. Uno scatto di dignità che assume una rilevanza ancora maggiore considerato il contesto sociale di una regione nella quale, ostentando ricchezza, c’è ancora chi pensa di poter gestire, con protervia e arroganza, la vita e il destino degli uomini liberi».

Fonte: giornalisticalabria.it

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