Rai, la lottizzazione morbida di Gubitosi e le inchieste interne

Un anno e mezzo in viale Mazzini, un anno e mezzo di nomine e decisioni, il dg Luigi Gubitosi non ha mai smesso di ripetere: «Io preferisco scontentare i partiti. Nessuno escluso». In Rai cominciano a pensare che quel mantra contenga un refuso e sia corretto scritto così: «Io preferisco accontentare i partiti. Nessuno escluso». Non è un gioco di malizia, ma una raccolta di fatti.

L’ultimo è la nomina di Vincenzo Morgante, ex caporedattore a Palermo, a direttore dei telegiornali regionali: la professionalità di Morgante, tra servizi su panettoni e università amiche, potrebbe (pure) aver convinto l’azienda. Ma quel che colpisce, per i vertici che si definiscono tecnici, è la prevedibilità di Gubitosi: l’informazione locale era una casella di centrodestra e una casella di centrodestra è rimasta. Come al medesimo gruppo politico è appaltato un pezzo di radio. Il dg non riesce a sostituire Antonio Preziosi, che ha assunto la compagna di un uomo immagine del Cavaliere, Roberto Gasparotti, nonostante Radio1 abbia dimezzato gli ascolti e il circuito radiofonico abbia 81 milioni di perdite l’anno.

E ancora: 6 giornalisti graduati, tra cui un condirettore e un vicedirettore, si sono dimessi o sono stati cacciati da Preziosi. Ci sono programmi, meritevoli o fallimentari, che compaiono in video senza motivo e resistono contro qualsiasi logica finanziaria o editoriale. Il settimanale 2Next Economia di Annalisa Bruchi è andato malissimo in estate. No, non l’hanno chiuso o rivisto: più semplice, l’hanno rimesso in palinsesto aumentando le spese. 2Next costa 70 mila euro a puntata, non ha prodotto una notizia degna di nota, tranne l’intervista al ministro Maurizio Lupi che, sollecitato da Bruchi, annunciò in diretta il battesimo per la nuova Autorità sui Trasporti. Incidentalmente, Bruchi è la moglie di Mario Valducci, fondatore di Forza Italia, ex sottosegretario nei governi Berlusconi e ovviamente ora commissario nell’Autorità sui Trasporti. É una coincidenza, forse.

L’unica novità sostanziale, per l’informazione, è Nicola Porro. Per quanto non sia berlusconiano, così dice, è comunque il vicedirettore del Giornale. E viale Mazzini l’ha messo su Rai2. Risultati: Rai1 immodificabile, Rai2 più Pdl, Rai3 sempre uguale a se stessa, enclave di sinistra. Anche i telegiornali, con qualche eccezione, seguono questa logica da larghe intese, anzi larghissime. A ciascuno il suo.

Non va dimenticato, certo, che Gubitosi deve fronteggiare una serie di sprechi, e lo sta facendo. Anche la struttura “inchieste interne”, chiamata internal auditing, funziona. Sono state avviate infatti due diverse indagini: una sul Festival di Sanremo, che indaga su due dirigenti che avrebbero gestito il bando della gara d’appalto da 400 mila euro per le luci e i sistemi audio favorendo una sola società, e una sulla gestione amministrativa della sede di Londra, di cui è responsabile Antonio Caprarica.

Ma la Rai continua a germinare poltrone: l’esperto Luciano Flussi, capo del personale, verrà sistemato a Rai Pubblicità. E dunque l’ex Sipra avrà tre ruoli di vertici (con tre stipendi importanti); il citato Flussi, più l’ex dg Lorenza Lei, più Fabrizio Piscopo. Come lamenta un giornalista di viale Mazzini nel sito di Pino Pisicchio, deputato di Centro Democratico, non ha senso risparmiare se i giornalisti di Rai Parlamento anziché stare in Parlamento stanno a Saxa Rubra, lontani mezz’ora di macchina. E il braccio di ferro su trasparenza, Crozza e Fazio, l’ha vinto Brunetta. Un politico.

Fonti: Il Fatto Quotidiano | La Stampa | Panorama

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