Rai, Gubitosi: “basta talk show urlati e interferenze politiche, serve tv di qualità”

«Il talk show urlati hanno stancato, basta con il trash, serve una tv di qualità». E’ in sintesi l’attuale pensiero del dg Rai Luigi Gubitosi che ha appena compiuto il suo primo anno alla guida dell’azienda di Stato.

Intervistato dal quotidiano la Repubblica, il direttore generale si sofferma anche sui temi della privatizzazione cui sarebbe destinata l’azienda di viale Mazzini secondo la famigerata legge Gasparri: «Dopo 26 anni di lavoro nel settore privato, come tutti i neo-convertiti, oggi sono entusiasta di lavorare in questa azienda: credo che il servizio pubblico radiotelevisivo sia molto utile al Paese. Non a caso esiste in tutta l’Europa occidentale. Ecco, se posso esprimere un auspicio, vorrei che la Rai riuscisse a mantenere la sua natura pubblica e semplificare la gestione, per svincolarla dalle interferenze politiche e renderla più rapida».

La Rai ha chiuso in utile il secondo trimestre 2013, in virtù dei tagli ai costi e agli sprechi, e ora punta a un risultato operativo con il segno più quest’anno e al pareggio di bilancio nel prossimo, «per raggiungere l’obiettivo fondamentale del risanamento». Ma, a parte gli aspetti economici e finanziari, Gubitosi è impegnato a «rilanciare il ruolo e la funzione del servizio pubblico sul piano della qualità», anche in previsione del nuovo Contratto di servizio e poi successivamente del rinnovo della Convenzione con lo Stato nel 2016.

La Rai, chiede Giovanni Valentini, dipende dalla politica, ma anche dagli incassi della pubblicità, la cosiddetta “schiavitù dell’audience”. Negli altri Paesi europei, la televisione pubblica o funziona solo con il canone (come la Bbc in Gran Bretagna o Rte in Spagna) oppure ha una quota ridotta di ricavi pubblicitari. «La Rai ha il canone più basso e più evaso d’Europa, nonostante che vanti una maggiore offerta e anche un maggiore apprezzamento in termini di share. Queste, comunque, sono scelte che spettano all’azionista o al legislatore in attesa del rinnovo della Convenzione con lo Stato nel 2016: quello sarà il momento più opportuno per discutere sul modello di servizio pubblico. Nel frattempo, e mi permetto di parlare anche a nome della presidente Anna Maria Tarantola, noi non ci faremo né intimidire dalla politica né condizionare dalla pubblicità ».

La missione aziendale, secondo Gubitosi, è quella di portare in Rai più qualità e considerare meno l’audience. «Se riusciremo a fare programmi di qualità, non mi preoccuperò tanto di perdere ascolti. Certo è che dobbiamo abbandonare la strada di una certa produzione trash e riprendere quella della tradizione culturale: a cominciare dal teatro, a cui dedicheremo uno spazio particolare».

Negli ultimi tempi, chiede Valentini, i dirigenti Rai hanno subìto forti pressioni da parte della Commissione parlamentare di Vigilanza che vi ha chiesto di visionare in anticipo “Mission”, il nuovo programma di fiction sui rifugiati… «Non si tratta esattamente di fiction, ma di social tv. E non ho difficoltà a dire che questa sarebbe una forma di censura preventiva, in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione. Per il momento, “Mission” è un programma che nessuno ha visto – nemmeno io! – perché ancora non c’è materialmente: al montaggio, fra l’altro, parteciperà anche un esponente del Commissariato Onu sui rifugiati. Prima di mandarlo in onda, lo visioneremo attentamente e poi sarà il pubblico a giudicare». «Trovo incredibile –  dichiara Gubitosi – che faccia parte di questa Commissione un senatore (Maurizio Rossi di Scelta Civica – ndr) che è proprietario di una tv privata, è in palese conflitto di interessi e ciononostante chiede alla Rai i contratti, i compensi e i dati sensibili che impattano sulla concorrenza».

Per la verità, anche contro la Rai è arrivato qualche esposto all’Agcom. «Qui vedo una deriva pericolosa. E lo dico sempre con il massimo rispetto per le persone e per i ruoli. L’onorevole Renato Brunetta, per esempio, ha presentato all’Agcom un esposto contro “Che tempo che fa” per contestare la presenza di troppi ospiti di sinistra, tra i quali indica il maestro Maurizio Pollini, rispetto a quelli di destra. Ma mi rifiuto di dividere la società italiana in blocchi politici: dobbiamo cercare, piuttosto, di unirla intorno a valori condivisi. Quando ascolto i “Notturni” di Chopin eseguiti da Pollini, non mi chiedo se lui è di destra o di sinistra ».

I talk-show con troppa violenza verbale, troppi litigi , troppe risse hanno stufato il pubblico. «Quello è un format che si sta certamente logorando, riflette una politica che divide e a loro volta alimentano le divisioni. È un circolo vizioso, in cui imperversa un linguaggio sempre più distruttivo». Per restituire più qualità al servizio pubblico «durante l’estate abbiamo già fatto un tentativo con le quattro puntate di “Petrolio”, il programma di Duilio Giammaria sul patrimonio dei nostri beni culturali. Ed è stato senz’altro un esperimento riuscito. Su questa linea, stiamo studiando una serie di trasmissioni sul rapporto fra Italia ed Europa. Poi, ci occuperemo dell’Expo 2015 di Milano che sarà un’opportunità interessante per il nostro Paese e per il mondo. Una nuova programmazione culturale è prevista su Rai 5, mentre abbiamo affidato a Silvia Calandrelli un ciclo di puntate sulla Storia. Vogliamo contribuire, insomma,a far crescere il gusto del pubblico».

Sull’eventuale videomessaggio di Berlusconi, però, Gubitosi mette le mani avanti lasciando la responsabilità della decisione ai direttori delle reti e dei tg. «Se arriverà, sarà comunque una notizia; la Rai trasmette integralmente solo i messaggi del Presidente della Repubblica. In ogni caso, garantiremo il contraddittorio con le altre parti politiche. Ma sarò assolutamente intollerante verso ogni discriminazione, nei confronti del Pdl o di qualsiasi partito».

Fonte: La Repubblica

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