Frequenze tv, governo pronto agli espropri dei canali

Alessandro Longo, dalle colonne del quotidiano La Repubblica, afferma che in questi torridi giorni d’agosto è partito lo sprint finale del governo per liberare frequenze televisive, da dare alla banda larga mobile o da assegnare con la futura asta del digitale terrestre (ex beauty contest): l’esecutivo conta di riuscire a chiudere entro novembre la partita, importante per le casse dello Stato e per l’innovazione tecnologica.

Il trucchetto escogitato dal ministro Passera, sempre secondo Longo, sarebbe individuabile nella contestatissima clausola contenuta nei diritti d’uso delle frequenze tv con cui il Ministero allo Sviluppo economico ha appena assegnato per 20 anni un pacchetto di frequenze alle tivù nazionali e locali. La clausola infatti rende i diritti solo temporanei  che il Ministero dovrà liberare per i due scopi di cui sopra. Sarebbe la via d’uscita da un temuto impasse: politici del Pd, dell’Idv e dell’Udc hanno criticato l’assegnazione ventennale (di luglio) appunto sostenendo che avrebbe ostacolato i futuri servizi banda larga e l’asta ex beauty contest.

Il Ministero prevede di risolvere lavorando in contemporanea sui due dossier. Martedì infatti è scaduto il termine entro il quale le tv locali potevano inviare le “richieste di rilascio volontario”. Significa rinunciare alle proprie frequenze (i famosi canali 61-69 degli 800 MHz “espropriati” alle emittenti locali), che il governo ha già assegnato all’asta agli operatori telefonici per la banda larga mobile di nuova generazione (per 4,2 miliardi di euro). In cambio, lo Stato darà un indennizzo (nel corso dei mesi sempre più esiguo) alle tv locali che continuano a protestare (da un monte di 176 milioni di euro). Si sa già che le richieste di rilascio volontario sono insufficienti per soddisfare gli impegni presi con gli operatori, il Ministero dovrà espropriare alcune frequenze.

«Tuttavia ci sono arrivate tante richieste e quindi l’esproprio sarà necessario solo per due o massimo tre delle 64 frequenze da liberare», fanno sapere dal dipartimento Comunicazioni presso il Ministero (l’istruttoria sulle richieste pervenute è ancora in corso). Il dicastero dovrà poi indire una graduatoria tra le tv locali, in tutte le regioni italiane, per stabilire gli spostamenti necessari. «Daremo le frequenze agli operatori, di certo entro novembre e se ci riesce già a settembre».

L’altro dossier è più acerbo. Il problema da affrontare sono le prime frequenze assegnate per il digitale terrestre; già nel 2009, in Lazio, Campania e Trentino Alto Adige. La sfida sarà liberarle senza dare indennizzi alle tv perché non ci sono fondi per questo (non è pensabile attingere a quei 176 milioni dell’altro dossier, già ridotti rispetto ai 400 milioni previsti in un primo tempo dallo Stato).

Il piano del Ministero è liberare le frequenze dandone in cambio altre che non risultano al momento assegnate; alcune di queste sono in effetti libere, altre sono occupate da tv locali con un diritto acquisito tramite il Tar del Lazio. «Diritto che però decade in virtù del nuovo piano Agcom di maggio 2012 e quindi ci prenderemo quelle frequenze ». Ma è anche possibile che le frequenze non assegnate siano insufficienti; in questo caso il Ministero dovrà fare altri espropri (a fronte di un’altra graduatoria). Senza indennizzi: nel caso, le emittenti avranno solo il diritto a trasmettere i propri contenuti su frequenze altrui. È possibile che ne verranno lotte giuridiche, che possono minacciare la riuscita dell’asta, prevista per quest’anno.

Fonte: La Repubblica

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