Agcom, dal Web spunta il candidato «tecnico»

agcomSecondo Massimo Sideri (Il Corriere della Sera), per la prima volta in Italia pare che si stia svolgendo una vera e propria campagna su Twitter e nella bloggosfera per la presidenza di un’Authority. Una candidatura quasi dal basso (ma non troppo) che potrebbe rivelarsi un passo avanti verso la trasparenza, quale che sia la preferenza individuale, a pochi giorni, tra le altre cose, dalla storica sentenza della Cassazione che cancella definitivamente quell’ignobile accusa di stampa clandestina per i blogger.

Il caso è quello di Stefano Quintarelli (@quinta su Twitter), blogger e giornalista, uomo “ombra” di molte delle iniziative di governo o parlamentari con la desinenza digitale, la cui candidatura alla presidenza sarebbe giunta sulla scrivania del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. Quintarelli, ex imprenditore ora al gruppo Sole24Ore, è considerato persona competente un po’ in maniera trasversale avendo lavorato con Pd, Pdl e Lega, ed era già tra i nomi in circolazione per una delle poltrone da consigliere di nomina parlamentare. Non tutti al Ministero dello Sviluppo sembrano convinti della fattibilità di una candidatura «tecnica», dunque in linea con l’anima di questo esecutivo, ma nella sostanza semi-sconosciuta ai vertici dei partiti.

In ogni caso il passaggio chiave rimane quello presso la presidenza del consiglio di Mario Monti, dove peraltro lavora Antonio Catricalà che pure avrebbe pensato alla possibilità di andare all’Agcom. Il tempo comunque ci sarebbe. Tutti i nomi emersi fino ad ora per la presidenza non sembrano avere chance, per un motivo o per un altro. Alle camere il dibattito sul dopo-Calabrò è previsto per la prossima settimanama difficilmente il passaggio sarà definitivo, anche perché la norma sul restringimento dei commissari di nomina politica (da 8 a 4) è contenuta nel decreto sulle banche. Una presidenza tecnica sarebbe giustificata invero dalla sempre maggiore complessità dei temi da affrontare quali la transizione delle telecomunicazioni sul digitale, o la difesa del Copyright sulla Rete, anche se il lodo politico delle frequenze televisive rimane la partita più importante.

Fonte: Il Corriere della Sera

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