Beauty Contest. TI Media: “Vogliamo una frequenza tv. Pronti ad azioni legali”

Telecom Italia Media, nel giorno della presentazione dei risultati preliminari per l’anno 2011, pretende dal nuovo governo Monti che «venga sanato il danno che il gruppo ha subito nel processo di conversione delle reti da analogico a digitale» e chiede con insistenza e con velate minacce di ricorsi «l’assegnazione di una frequenza tv a copertura nazionale di elevata qualità, a prescindere dalla conclusione del Beauty Contest, ovvero dalla ridefinizione delle regole di assegnazione del dividendo digitale interno».

Lo scorso 20 gennaio l’operatore di rete del gruppo (TIMB) ha ricevuto, insieme a tutti gli altri soggetti (Rai, Mediaset, 3Italia, Prima Tv, Canale Italia, Europa 7) che partecipano alla gara non competitiva, la comunicazione ufficiale dal Ministero della Sviluppo Economico di sospensione per 90 giorni del concorso di bellezza, e, nel contempo, la richiesta d’invio entro 60 giorni di eventuali osservazioni a riguardo. TIMB, spiega la nota, ha già risposto chiedendo appunto l’assegnazione di una frequenza DVB-T a copertura nazionale di elevata qualità.

Giovanni Stella, ad di Telecom Italia Media, ha infatti inviato una missiva al ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, in seguito al congelamento del beauty contest del digitale terrestre: «Ho spedito una lettera rappresentando tutta l’azione che noi abbiamo fatto. – ha puntualizzato Stella – Il problema non è il beauty contest ma l’assegnazione delle frequenze digitali: io ho subito un vulnus nell’assegnazione che deve essere sanato. Farò tutte le azioni in mio potere per salvaguardare questo diritto sacrosanto e sono pronto a fare tutto quello che è necessario fare, sto immaginando azioni legali e sto studiando anche altre operazioni per fare sì che le frequenze non vadano ai soliti noti e ai soliti amici».

Secondo la famigerata Legge Gasparri del 2004 infatti, in seguito alla conversione del dividendo analogico delle frequenze tv in digitale, gli operatori tv nazionali dominanti, come Rai e Mediaset, si aggiudicarono grazie alle disposizioni dei governi Berlusconi ben 4 mux digitali a testa dai tre vecchi canali anologici. Mentre per TI Media furono assegnati solamente 3 multiplex, poi 2 per il Gruppo Espresso e uno solo per Europa 7, D-Free (che ospita solo reti Mediaset) e Rete Capri. E sin dagli esordi del digitale terrestre la società diretta da Giovanni Stella rivendica un canale, minacciando più volte ricorsi e azioni legali su più fronti.

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