Digitale terrestre Piemonte: tre storiche tv locali sull’orlo del baratro

Da un articolo di Marco Trabucco su torino.repubblica.it del 26/01/2012:

La crisi rischia di decimare le televisioni locali torinesi. Tre nomi storici come Telesubalpina, l’emittente della diocesi, Videogruppo e Telestudio hanno chiesto o stanno per chiedere lo stato di crisi e metteranno in cassa integrazione giornalisti e tecnici. Le difficoltà nascono da motivi diversi, ma segnalano un problema grave in un settore importante del mondo della comunicazione.

Le cattive notizie per Telesubalpina sono arrivate ai primi di gennaio quando l’arcivescovo Cesare Nosiglia ha convocato tecnici e redazione (12 persone ) annunciando che la proprietà dei Paolini di Milano (editori anche di Telenova) aveva deciso di chiudere a fine anno. Ieri è stato firmato un accordo che farà partire dal 1 febbraio la cassa integrazione a rotazione per tutti i lavoratori. La redazione torinese continuerà a produrre solo i Tg (obbligatori per legge). Le altre trasmissioni saranno le stesse di Telenova. La chiusura è dovuta a un rosso di 500 mila euro all’anno. Cifra non enorme, che però i milanesi giudicano non sopportabile. Telesubalpina per lungo tempo ha rinunciato alla pubblicità (per scelta del cardinal Severino Poletto), ma ultimamente si era affidata a un’agenzia milanese. Non è bastato, forse anche perché da Milano non si è mai deciso di investire sullo sviluppo della sede torinese.

Arriva da Milano anche la crisi di un’altra storica emittente, Videogruppo (quella dove mossero i primi passi Alba Parietti e Ramona Dell’Abate) passata nel 2006 al gruppo Mediapason di Sandro Parenzo, un network di cui fa parte anche Telelombardia avrebbe dovuto diventare più forte proprio grazie alle sinergie. Invece nei prossimi giorni scatterà la cassa integrazione anche lì. E in difficoltà è anche Telestudio, di proprietà di Giuseppe Barberi. «La crisi è generale spiega Alessandra Comazzi segretaria dell’ Associazione Stampa Subalpina ma colpisce più forte le piccole emittenti private che soffrono il digitale terrestre, le difficoltà del mercato pubblicitario con il dumping dei grandi gruppi e le debolezze croniche del settore. Sarebbe utile che le sovvenzioni pubbliche, poche, premiassero le imprese virtuose, che hanno contratti regolari per i giornalisti e tecnici e non chi usa metodi spregiudicati».

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