FRT: “Tv locali allo stremo. Con il nuovo Governo non ci sono interlocutori”

«L’emittenza televisiva locale è ormai allo stremo. Decine di televisioni che occupano oltre diecimila addetti, già indebolite dal passaggio al digitale terrestre, provate dalla critica situazione economica del Paese che ha determinato il crollo delle risorse pubblicitarie, rischiano ora la chiusura in quanto private dell’ utilizzo delle frequenze a causa della politica di assegnazione dal Governo uscente». E’ quanto denunciato dalla FRT e dalle Organizzazioni Sindacali dei lavoratori del comparto della comunicazione in un comunicato stampa congiunto.

L’assenza di interlocutori preoccupa il mondo dell’emittenza televisiva, soprattutto quella locale che, come più volte denunciato, rappresenta un comparto che meriterebbe maggiore attenzione e tutela da parte delle Istituzioni. «In un momento particolarmente delicato in cui si dovranno prendere decisioni vitali per il settore, come, per esempio, quelle relative alla liberazione delle frequenze 61-69 e ai bandi di gara per l’assegnazione delle frequenze nelle regioni da digitalizzare, l’assenza di interlocutori è preoccupante». E’ quanto dichiarato dal Presidente dell’Associazione Tv Locali, Maurizio Giunco, che aggiunge: «In questi ultimi anni le Tv Locali sono state interessate da una serie di avvenimenti particolarmente negativi che, sommati agli effetti prodotti dalla grave e perdurante crisi economico-finanziaria abbattutasi sui mercati mondiali e su quello domestico, hanno messo in ginocchio l’intero settore e delineato un quadro drammatico, con centinaia di imprese televise locali ormai prossime alla chiusura. Il passaggio al digitale terrestre avviato nel 2008 e non ancora ultimato ha fatto emergere molte criticità di ordine normativo, regolamentare e tecnico ed ha radicalmente stravolto gli equilibri del mercato, penalizzando in modo particolare le tv locali le quali, essendo i soggetti sotto il profilo della capacità economico/finanziaria più deboli del sistema, rischiano nel nuovo contesto di scomparire».

«In questa scongiurata ipotesi – secondo il Presidente Giunco – oltre agli aspetti economici e alle ricadute occupazionali, andrebbero anche considerate le inevitabili, e non secondarie, negative conseguenze sulla limitazione del pluralismo, della libertà e dell’indipendenza dell’informazione. Per questi motivi – aggiunge Giunco – riteniamo sia necessario intervenire senza indugio a sostegno del settore attraverso misure economiche compensative a favore delle emittenti locali che dovranno liberare i canali dal 61 al 69. La decisione di espropriare alle tv locali i canali dal 61 al 69, per riservarli ai servizi di telefonia mobile, ha ridotto gli spazi frequenziali riservati all’emittenza locale, senza indennizzare adeguatamente quei soggetti che soprattutto nelle aree già passate al digitale terrestre hanno sostenuto, alcune di esse non più tardi di un anno fa, ingenti investimenti (in media dai 3 agli 8 milioni di euro per emittente) per la sostituzione degli impianti analogici con quelli digitali. Contrariamente a quanto fissato per legge, i previsti 400 milioni di euro sono stati prima abbattuti dal Governo Berlusconi a 240 milioni, con la legge di stabilità 2012, e per ultimo a circa 176 milioni, cifra già assolutamente insufficiente a ripagare gli investimenti che le tv locali sono state obbligate dal Governo ad effettuare. Dalla vendita di queste frequenze alle compagnie telefoniche lo Stato ha invece incassato quasi 4 miliardi di euro, circa 1,6 milardi in più rispetto ai 2,4 miliardi di euro previsti e iscritti in bilancio, ciò nonostante, come sempre, a pagare sono state chiamate le televisioni locali».

«Per quanto riguarda le misure di sostegno ex L. 448/98 va detto che l’art. 10 della Legge 422/93 (poi resa operativa dalla L. 448/98) prevede che una somma pari a 250 milioni di euro, da prelevare dalle risorse derivanti dal canone Rai, sia destinata alle tv locali. Il Parlamento aveva approvato tale legge nella consapevolezza della stretta correlazione esistente fra lo sviluppo del sistema televisivo locale e la crescita delle piccole e medie imprese, i cui beni e servizi vengono pubblicizzati proprio attraverso le tv locali».

«Tuttavia, – precisa Giunco – tale cifra non è stata mai corrisposta per intero alle emittenti locali. Nel 2008 è stata di € 162 milioni, nel 2009 di 95 mln e nel 2010 di 66 mln. Nel 2011 l’importo dei contributi ammonterà a circa un terzo di quanto prevede la legge». A questo proposito va detto che l’obiettivo fondamentale perseguito dalle misure di sostegno previste dalla legge è proprio quello di incentivare e garantire la crescita e il mantenimento dell’occupazione nelle redazioni giornalistiche delle emittenti televisive locali. «Gli effetti occupazionali di tali misure di sostegno – continua Giunco – sono ampiamente dimostrabili con la crescita più che raddoppiata dell’occupazione passata da 2.545 addetti del 1999 a 5.202 addetti del 2009, a dimostrazione che le misure di sostegno sono state interamente impiegate per l’assunzione di nuovi addetti. E’ del tutto evidente che i tagli non potranno che portare alla perdita di detti posti di lavoro; per scongiurare ciò vi è la necessità, a nostro avviso, di provvedere con urgenza ad incrementare i fondi almeno fino a € 150 milioni all’anno». Per il Presidente Giunco inoltre «occorrerebbe predisporre un sistema di norme e regole finalizzate a rimuovere tutte quelle barriere, anche di carattere burocratico, che impediscono la crescita delle imprese televisive locali. L’auspicio quindi è che, nella nuova era digitale, si arrivi ad una maggiore liberalizzazione del settore dell’emittenza televisiva locale».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.