Asta Frequenze Tv: il Ministero valuta l’annullamento del Beauty Contest e l’apertura della nuova gara

Il grande passo è stato compiuto, in modo quasi clamoroso, e forse inaspettato. Il governo Monti ha accettato gli ordini del giorno sulle frequenze tv alla manovra salva-Italia da 33,4 miliardi approvata ieri. Richieste presentate da Idv, Lega e Pd, che chiedono l’annullamento del concorso di bellezza del digitale terrestre, e l’apertura di una gara competitiva che metta in vendita i 6 multiplex televisivi. Un impegno che è però solo politico.

L’esecutivo dell’ex Commissario europeo (forse) non concederà più il regalo di Natale a Rai, Mediaset, Ti Media, Prima Tv (Tarak Beh Ammar) e gli altri operatori tv, che contavano sull’assegnazione senza oneri dei canali con il meccanismo del beauty contest attraverso una semplice graduatoria stilata dall’apposita commissione nominata dal Ministero dello sviluppo allora retto da Romani.

Ma ora cosa potrà accadere? La patata bollente passa nelle mani del nuovo ministro allo sviluppo Passera, che attraverso i suoi del Ministero ha precisato subito che gli ordini del giorno non hanno alcun valore giuridico (non erano inseriti negli emendamenti), ma solo politico. Il ministro quindi dovrà decidere se azzerare il Beauty Contest, andando contro i voleri della “maggioranza” del Pdl, e far partire le procedure per un’asta pubblica onerosa, oppure se modificare il concorso attuale. Tenendo in considerazione il possibile boicottaggio politico del partito di Berlusconi. In molti vorrebbero che fosse simile alla gara per le frequenze della banda larga mobile (l’asta LTE) che ha fruttato per le casse dello Stato 3,95 miliardi di euro. Lo richiedono ad esempio quattro associazioni (Vaaz, Popolo Viola, Articolo 21, Move on Italia) che hanno raccolto e consegnato ieri al ministro 130 mila firme per chiedere la vendita delle risorse pubbliche frequenziali.

Aldo Fontanarosa su La Repubblica di oggi propone una base d’asta da 250 milioni per ogni multiplex in vendita, nello stesso modo in cui sono stati fissati i prezzi minimi per le frequenze assegnate alla compagnie telefoniche nella gara del 4G. Base d’asta che potrebbe garantire 1,5 miliardi di incasi minimi garantiti. Secondo Sandro Parenzo, editore di Telelombardia, che con Santoro ha recentemente proposto in modo provocatorio l’acquisto di una frequenza della gara, i canali potrebbero valere non meno di 120 milioni per ogni mux.

Marco Mele su Il Sole 24 Ore afferma che il governo dovrà esaminare con attenzione il “dossier” beauty contest, perchè rischia seriamente di ritrovarsi tra due fuochi. Da una parte, con una non-gara in dirittura d’arrivo dove mancano solamente le graduatorie che assegneranno le frequenze (secondo il Fatto arriveranno venerdì), l’esecutivo Monti potrebbe rischiare di incappare negli eventuali ricorsi in sede giudiziaria (nel caso di annullamento del beauty contest) che potrebbero fare i partecipanti. Dall’altra, considerando che una gara necessariamente si deve fare per evitare la riaperuta della procedura d’infrazione della Commissione europea sul dividendo digitale italiano, il governo non può ignorare i tre ordini del giorno e soprattutto l’appoggio dei partiti che ne hanno fatto richiesta.

Comunque secondo il giornalista del quotidiano di Confindustria e alcuni esperti del settore, l’asta per le frequenze tv rischia di andare deserta, perchè gli investimenti sui mux (da decine o forse centinaia di milioni di euro), in una fase di espansione dell’offerta come quella attuale, non garantirebbero adeguati guadagni agli operatori in gara. Un grosso limite del mercato tv italiano bloccato dal duopolio Rai-Mediaset nella raccolta pubblicitaria, che di fatto costituisce una barriera quasi insormontabile per gli investimenti di nuovi operatori. Differente è invece l’opinione di Parenzo che ha dichiarato ieri che ci sarebbero molte società e major della tv americana e inglese pronte ad investire nel mercato italiano e sulle frequenze all’asta.

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