Banda larga: per sbloccare lo sviluppo 700 mln dai ricavi dall’asta LTE

«Il 50% dei proventi aggiuntivi dell’asta LTE sarà destinato al settore dell’ICT»: questa è la promessa che il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani ha fatto durante la trasmissione tv di Bruno Vespa Porta a Porta. Una ripartizione dei ricavi della gara, contestata di recente dal ministro Tremonti, ma richiesta dalle stesse compagnie telefoniche e da più parti del mercato delle telecomunicazioni. Ma dobbiamo crederci?

Per la rete di nuova generazione a banda larga, divenuta improvvisamente la fissazione del ministro Paolo Romani, la speranza, dopo mesi di stallo, è quella di sbloccare il dossier utilizzando parte dell’incasso che arriverà dall’asta LTE. Fondi che invece l’Authority per le comunicazioni (Agcom) vedrebbe più opportunamente impiegati a favore della domanda (ad esempio con bonus per le connessioni o per abbonamenti a quotidiani online).

La procedura della gara pubblica tra le compagnie della telefonia mobile non si è ancora chiusa, ma già si è arrivati a 3,9 miliardi di incassi. Da Vespa, Romani ha dichiarato «I risultati sono eccezionali. Fino ad oggi abbiamo incassato 1,5 miliardi in più del previsto». La griglia di suddivisione degli introiti (dall’effetto combinato della Legge di Stabilità, del decreto 34/2011 e della manovra correttiva) prevede che 2,4 miliardi vadano alla finanza pubblica e la quota eccedente sia così divisa: 50% al MSE per misure a favore del settore delle comunicazioni (il 10% del quale andrebbe alle tv locali come indennizzo per l’esproprio delle frequenze); e il resto sarebbe a disponibilità del Tesoro per la stabilità finanziaria.

Se l’asta si concludesse oggi andrebbero 70 milioni  alle tv locali, 630 milioni per il settore tlc in generale e 700 milioni al Tesoro. C’è però più di un’incognita sui progetti di Romani. Il bando di gara del 4G prevede infatti la possibilità per le compagnie telefoniche che conquisteranno le frequenze di rateizzare il versamento dell’importo eccedente i 2,4 miliardi (cifra di incasso base della gara), per un massimo di 5 anni. Se le telco sceglieranno la rateizzazione, cosa del tutto probabile dato che avranno a disposizione le frequenze solo nel 2013, sia i 700 milioni per il Ministero delle sviluppo, sia quelli per il Tesoro saranno disponibili non prima del periodo 2012-2016. C’è anche da chiarire la rateizzazione dei 240 milioni previsti come indennizzo per le emittenti locali. Ma su questa possibile ripartizione dei ricavi dell’asta LTE, aleggia lo spettro di Tremonti che vorrebbe gran parte degli introiti per il suo Ministero dell’Economia.

Secondo Romani, preoccupato di dare visibilità alle misure varate dal governo, in risposta alla domanda di Bruno Vespa su quale sarà il settore su cui si punterà per sostenere la crescita, attualmente inesistente in questo paese: «L’ICT sarà uno dei pilastri della nuova manovra. Abbiamo un grande piano per la banda larga – ha continuato Romani – e finanzieremo il progetto anche grazie ai proventi aggiuntivi dell’asta LTE. E’ dimostrato che ogni 10% di aumento di penetrazione della banda larga produce una crescita del PIL dell’1%». Romani ha quindi scoperto l’acqua calda. «La banda larga – ha dichiarato – vedrà un concorso straordinario di coloro che hanno investito 4 miliardi per le frequenze, gli operatori di Tlc, che dovranno continuare a investire. Questo è un modo per fare crescita e per fare sistema».

Tutto bene quindi. Cioè forse. A meno che quelle di Romani non siano le solite promesse da marinaio che naviga da troppo tempo solo in acque televisive.

Fonti: Il Sole 24 Ore | Corriere delle comunicazioni

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