Switch-off Toscana: 80 comuni e decine di tv locali rischiano il black out televisivo

Nonostante gli appelli al governo della Regione e dell’Uncem per posticipare il passaggio al digitale terrestre, previsto inizialmente per il primo semestre del 2012, il Ministero dello sviluppo economico ha formalizzato attraverso la Gazzetta Ufficiale le date dello Switch-off in Toscana che eseguirà la transizione dal 3 novembre al 2 dicembre insieme all’Umbria.

Il 19 agosto il MSE ha pubblicato il bando e il disciplinare per l’assegnazione delle frequenze.  E la situazione (da tempo annunciata insostenibile) è apparsa subito critica: sono solo 18 frequenze disponibili per 37 emittenti locali, dieci in meno di quelle che erano attese. Le emittenti locali toscane avranno tempo fino al 24 settembre per presentare domanda al bando per l’assegnazione delle frequenze. E proprio queste tv sperimenteranno per la prima volta la nuova normativa nazionale, studiata per liberare alcuni canali in vista dell’asta LTE, che vede l’esistenza di operatori di rete, ovvero i gestori della frequenza, e gli operatori di contenuto, che potranno solo prendere in affitto i canali all’interno dei multiplex di terzi. E non tutte le attuali emittenti locali potranno diventare operatori di rete perché il loro numero è inferiore: «Non è una situazione facile da governare — spiega il presidente dell’Uncem Oreste Giurlani — e soprattutto le emittenti hanno poco tempo per adeguarsi tecnicamente. Stiamo lavorando, anche in sintonia con la Regione affinché vengano promosse intese e questo passaggio non penalizzi nessuno».

Nello stessa posizione precaria si ritrovano ben 80 comuni montani toscani che rischiano concretamente di perdere per chissà quanto tempo i segnali televisivi. «Esistono dei comuni — continua Giurlani — che non sono coperti da impianti di ricezione Rai o di altri emittenti. Per poter cogliere il segnale analogico si sono dotati di ripetitori propri, dell’amministrazione, delle Pro Loco oppure di gruppi cittadini che si sono messi insieme». E ora sono costretti a rinnovarsi, con una spesa che va da 15 a 20 mila euro: «Chi sosterrà queste spese? — continua — Il rischio è che né la Rai né le altre emittenti abbiano interesse a fare questo investimento». Attualmente sono 58 i comuni mappati: «Stiamo facendo un’operazione capillare di verifica dei singoli ripetitori e stimiamo che il numero arrivi a circa 80, ovvero un bacino di circa 500 mila cittadini». Il tempo non gioca a favore, rimangono soltanto due mesi circa per risolvere le questioni tecniche: «Altrimenti molte zone della regione rischiano di non vedere più la televisione, dalla mattina alla sera».

L’Uncem si preoccupa anche di fornire l’adeguata informazione sul passaggio alla nuova tecnologia tv, una rivoluzione che costringerà tutti i cittadini a dotarsi di un decoder esterno per il digitale terrestre oppure di un televisore con decoder interno: «Siamo preoccupati per le fasce deboli — afferma il presidente dell’Uncem — pensiamo agli anziani che abitano nei piccoli comuni di montagna. E che magari hanno vecchie televisioni che devono essere cambiate. Dovranno anche orientare di nuovo le vecchie antenne e non sarà semplice spiegare come fare: dovremo andare di casa in casa».

Fonte : corrierefiorentino.corriere.it

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