Le Tv locali dichiarano guerra al governo: “Non lasceremo libere le frequenze del digitale terrestre”

Dalla conferenza stampa indetta da Cartv (Coordinamento Associazioni Radio e Tv private), tenutasi martedì scorso a Roma, per celebrare il 35° anniversario della sentenza della Corte Costituzionale che liberalizzava le Tv in Italia, si è ben capito che le emittenti regionali non si piegheranno facilmente di fronte alle mosse di un governo intenzionato a sottrarre le frequenze tv del digitale terrestre da destinare alla ricca asta per la banda larga mobile.

I piccoli imprenditori e le reti indipendenti del mercato televisivo locale temono, anzi prospettano la chiusura delle attività. E la vendita forzata delle frequenze 61-69 UHF occupate dalle tv locali suona come la condanna a morte di tutto ciò che  risulta fuori dai grandi monopoli di Sky, Mediaset e Rai.

Infatti a colpi di decreti legge il governo vorrebbe espropriare le frequenze tv, da riassegnare a caro prezzo nell’asta LTE prevista per i primi settembre (il bando è già stato pubblicato), che le emittenti regionali occupano da ben 35 anni. Le tv locali che non avranno ottenuto lo status di operatore di rete dovranno lasciare per imposizione di legge i canali, trasferirsi su altri multiplex e accettare gli indennizzi proposti dal ministero dello sviluppo (tetto massimo 240 milioni). Pena la disattivazione coattiva degli impianti di trasmissione. Per evitare questa “punizione governativa” dovranno liberare le frequenze messe all’asta entro e non oltre il 31 dicembre 2012, come stabilito dal decreto correttivo inserito nella manovra 2011-2014 discussa e approvata ieri dal Consiglio dei ministri.

L’asta LTE, che dovrebbe garantire allo Stato entro il 2011 ricavi per almeno 2,4 miliardi di euro, potrebbe quindi tramutarsi nella diretta causa dell‘annientamento del comparto tv regionale. Le associazione FRT e Aeranti-Corallo, che ribadiscono l’opposizione agli espropri delle frequenze e richedono l‘adeguamento degli indennizzi (cioè almeno il 20% degli incassi dell’asta), minacciano i ricorsi al TAR e una guerra senza esclusioni di colpi. «Noi le frequenze non le molliamo» ha affermato Giacomo Bucchi (Responsabile Crtl – Comitato Radio e Tv Locali).

Ma il governo prepara altri sotterfugi per attuare velocemente l’esproprio delle frequenze 800 MHz. Per contrastare i ricorsi annunciati dalle associazioni delle tv locali l’esecutivo intende far rientrare nelle competenza esclusiva del TAR del Lazio tutte le controversie sulla gara e sulle procedure di liberazione coatta dei canali, impedendo eventuali ricorsi da pare delle emittenti regionali in altre sedi, e soprattutto, in ragione dell‘interesse nazionale dell’assegnazione delle frequenze, l’eventuale annullamento degli espropri dovrà limitarsi a un risarcimento del danno senza alcuna reintegrazione prevista. Così facendo ogni ricorso vinto delle tv locali presso il TAR del Lazio non potrà mai restituire le frequenze alle emittenti.

FRT e Aeranti-Corallo cercano, forse invano, una mediazione proponendo al Ministero delle soluzioni al pasticcio delle frequenze avanzate dall’ex-ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni (qui descritta nei dettagli), e dal direttore generale della FUB e consulente tecnico dell’Agcom, Antonio Sassano (qui spiegata in dettaglio). Le soluzioni alternative infatti prevedono la riassegnazione alle tv locali di ben due frequenze ora messe in gara nel famoso beauty contest del digitale terrestre (nello specifico quelle del lotto B che si accaparreranno Mediaset e Rai), in modo tale da riequilibrare quella suddivisione dei canali prevista dalla legge italiana che assegna un terzo delle risorse frequenziali alle emittenti regionali. Gentiloni e Sassano propongono anche il riuso televisivo digitale della frequenza DVB-H (tv mobile per cellulare) sempre inserita nel concorso di bellezza del digitale terrestre, da assegnare alle tv nazionali. Gentiloni propone anche di riconoscere a tutte le tv locali lo status di operatori di rete e di consentire loro di cedere la capacità trasmissiva dei propri multiplex a fornitori di contenuti nazionali.

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