Switch-off Nord Italia del digitale terrestre, andamento tra luci e oscuramenti

Il passaggio alla tv digitale terrestre ha esordito nei comuni della parte orientale del Piemonte il 25 ottobre scorso, e dal 2 novembre sarà la volta delle province lombarde. L’avvio dei lavori dello spegnimento della tv analogica nelle province più a nord è stato preceduto dalla campagna d’informazione itinerante Road Show, organizzata dal Ministero per lo sviluppo economico dipartimento comunicazioni e dalla Fondazione Ugo Bordoni, per portare il digitale nelle case italiane ed aiutare i cittadini a familiarizzare con la nuova tecnologia. La stessa FUB, incaricata dal governo e finanziata con ben 9 milioni di euro, ha contestualmente diffuso una campagna stampa e tv per informare i cittadini sull’imminente arrivo del digitale terrestre.

Ma nonostante l’utilizzo di queste risorse ministeriali e governative atte alla diffusione d’informazioni e di aiuti alla popolazione, in molti tra stampa, associazioni di consumatori e gli stessi cittadini si sono accorti che come al solito le poche dimostrazioni pratiche dal tour itinerante e la scarsa informazione presente sui mezzi di comunicazione non sono stati sufficienti per preparate gli utenti televisivi alla rivoluzione digitale, almeno fino a questa fase della transizione.

Lo hanno immediatamente comunicato le associazioni a tutela dei consumatori che, come nel 18 maggio scorso in occasione dello Switch-over (lo spegnimento di Rai 2 e Rete 4), hanno rilevato grosse difficoltà da parte degli utenti legati alla sintonizzazione dei decoder e alla copertura del segnale. Piero Giordano, segretario nazionale dell’Adiconsum, alla vigilia degli Switch-off denuncia: «in tutte le riunioni ufficiali si è chiesto di offrire alla cittadinanza la massima informazione. Ma nella prima pagina dei siti istituzionali non appare nessuna informazione sul digitale terrestre. È paradossale ma vero: Adiconsum deve registrare un sostanziale ritardo nell’informazione e nel servizio ai consumatori, particolarmente quelli più deboli da parte delle Regioni e delle amministrazioni locali».

Per questo motivo la stessa associazione di consumatori ha dato il via a una sua specifica campagna d’informazione itinerante, intitolata “Digitale Chiaro”, per dare supporto alla cittadinanza ignara delle semplici operazioni da compiere per afffrontare il passaggio, dove l’utenza  può rivolgersi direttamente agli esperti per la richiesta di informazioni dettagliate su come affrontare lo Switch-off, come, per esempio, la scelta dei decoder, l’uso degli apparati, i problemi legati alla ricezione e all’acquisto dei televisori.

Ma nonostate gli sforzi per diffondere il più possibile gli aiuti, i chiarimenti e le delucidazioni sulla nuova tv, sono arrivati puntuali, come ormai è tradizione consolidata per ogni Switch-off italiano, i problemi di vario genere a danno dei cittadini.

Nell’area dell’Alto Varesotto, passate al digitale in questi giorni, le associazioni degli antennisti hanno registrato centinaia di chiamate di “soccorso” al giorno, percependo chiaramente la preoccupazione della cittadinanza, sopprattutto da parte delle persone anziane.

Il Comune di Verbania ha decisamente avvertito il disagio e le difficoltà che il passaggio alla tv digitale sta causando alla popolazione. Le chiamate ai tecnici e agli antennisti sono aumentate esponenzialmente. Per far fronte al problema, sentito soprattutto dalle fasce più deboli della cittadinanza, il sindaco della città lagunare ha deciso di istituire un servizio pubblico limitato nel tempo, attraverso l’ufficio Politiche Sociali, che mette a disposizione gratuita un esperto in grado di portare assistenza alle persone anziane, ad esempio da un aiuto nella configurazione del decoder.

La transizione alla tv digitale terrestre delle province a sud del Piemonte e di quelle di Parma e di Piacenza sta inoltre causando notevoli problemi di ricezione dei segnali tv. Da qualche settimana la popolazione della Liguria infatti lamenta diffusi e fastidiosi oscuramenti tv dei canali analogici e dei nuovi digitali. Furio Truzzi, presidente regionale Assoutenti Liguria Onlus, denuncia a sua volta: «Lo spegnimento dei segnali tv analogici nelle altre regioni sta causando numerosi black out dei canali tv, e ampie fasce di popolazione della Liguria non riescono più a vedere la televisione. Chiediamo con urgenza un tavolo tecnico digitale in Liguria per risolvere i problemi immediati e per definire la transizione del 2011».

In vista dello Switch-off della Liguria previsto nel prossimo anno le associazione di utenti e di antennisti chiedono più strumenti per informare (guide, call-center, campangne stampa)  in modo chiaro e preciso i cittadini e prevenire gli inevitabili disservizi che arriveranno, perchè come sottoliena il presidente della Camera di Commerico di Genova Paolo Odone: «la Liguria è la pecora nera, per le sue dimensioni, la sua localizzazione e per l’orografia delle montagne. E’ inevitabile, ci saranno problematiche, che altrove non esistono. In certe zone la concorrenza di due ripetitori che illuminano la stessa zona, potrebbe creare problemi di sovrapposizioni di immagini. Necessario, dunque, un tavolo di confronto fra televisioni pubbliche e pubbliche, installatori e utenti».

One thought on “Switch-off Nord Italia del digitale terrestre, andamento tra luci e oscuramenti

  1. A 35 anni dalla morte Di Pier Paolo Pasolini una sua lucida, attenta e lungimirante analisi sulla televisione.

    Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni. Le strade, la motorizzazione ecc. hanno oramai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè – come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un “uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. L’antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l’unico fenomeno culturale che “omologava” gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale “omologatore” che è l’edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c’è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s’intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina). Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?

    No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i “figli di papà”, i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli. Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l’hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l’analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari – umiliati – cancellano nella loro carta d’identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di “studente”. Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piccolo borghese, nell’adeguarsi al modello “televisivo” – che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale – diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio “uomo” che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali. La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto “mezzo tecnico”, ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre.

    (Pierpaolo Pasolini, “Corriere della Sera”, 9 dicembre 1973)

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