Commissione UE e Agcom indagano sul decreto dei diritti tv e del controllo di internet

Da un articolo del corriere.it:

Polemica sul controllo preventivo affidato ai provider per i contenuti su Internet. «Aiuta Mediaset contro Google».

MILANO – Agcom e Commissione Ue contro il decreto legislativo del vice ministro Paolo Romani di recepimento della direttiva Ue in materia di tv e internet. «Ci sono aspetti che vanno riconsiderati in quanto non perfettamente coerenti con gli aspetti della direttiva europea» sintetizza il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Corrado Calabrò dopo l’audizione in commissione Lavori Pubblici del Senato dove erano convocati anche Sky, la Siae, Asstel e l’Associazione diritti dei minori. Secondo Calabrò l’Italia, se il decreto non sarà modificato, rischia di diventare «un caso unico nel mondo occidentale a causa dell’articolo 17 che introduce un’apposita autorizzazione per la diffusione continua in diretta e su internet». Inoltre all’Agcom, spiega Calabrò, vengono sottratte competenze e questo va contro il criterio di semplificazione. Gli fa eco il Pd con Paolo Gentiloni, secondo cui «tra eccessi di delega e contrasti con le normative europee, questo decreto rischia di dar luogo a un lungo contenzioso giuridico».

PROCEDURA D’INFRAZIONE – La Commissione europea sarebbe infatti pronta ad aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia per la mancata notifica, attesa entro il 19 dicembre, del decreto. Ma c’è anche un secondo fronte “caldo”: il decreto Romani prevede allo stato attuale che i fornitori di servizi online siano responsabili dei contenuti trasmessi dagli utenti, tramite il controllo preventivo. Ne sarebbero colpiti provider come Fastweb e Telecom Italia, ma anche a siti come YouTube, il sito per la condivisione di video di proprietà di Google. Questo rischia di violare le norme Ue sul commercio elettronico: la direttiva prevede che i fornitori di servizi (Internet service provider o Isp) non siano tenuti a compiti di monitoraggio. E anche su questo punto Calabrò è molto chiaro: «L’autorizzazione preventiva finisce per diventare un filtro burocratico». L’esame del decreto avviene mentre YouTube ha in corso una battaglia legale con Mediaset. Il gruppo televisivo chiede infatti a titolo di risarcimento 500 milioni di euro per violazione di copyright. E qualcuno vede puzza di bruciato. «Per come è scritto, il decreto potrebbe di sicuro aiutare Mediaset nella causa contro Google» dice Paolo Nuti, presidente dell’associazione di Internet provider in Italia.

SPOT NELLE PAY TV – Un altro punto molto discusso è il taglio progressivo al tetto orario degli spot per i canali a pagamento. «L’effetto sugli introiti c’è, è sottrattivo, e mette un limite alla crescita e non solo di Sky Italia ma di tutti gli altri editori presenti sulla piattaforma, da De Agostini a Rcs a Ellemedia gruppo Espresso a Walt Disney e Fox, che hanno scommesso sull’Italia e puntano sui ricavi pubblicitari per crescere e magari investire nella produzione locale» dice Andrea Scrosati, vice presidente corporate e market communication di Sky.

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