Mediaset e la strenua difesa del copyright

In questa era digitale contraddistinta da Internet pian piano sta mutando il concetto di diritto sui contenuti, ed è in continua mutazione l’economia dello scambio di prodotti intellettuali coperti da nuove forme di tutela come i copyleft, le licenze GNU, l’Open Source. La grande industria musicale e cinematografica, creatrice di molti di questi contenuti diffusi nel mondo, si sta opponendo con forza a questa rivoluzione dei diritti (oltre i diritti d’autore), cercando di arroccare le proprie risorse chiuse, facendo pressione sui governi dei paesi industrializzati, perchè mettano in opera leggi di tutela del diritto sui contenuti anche sulla piattaforma delle rete (come le recenti vicende della legge Hadopi in Francia). Il processo di liberalizzazione dalle vecchie concezioni di diritto d’autore e di copyright però, a mio parere, sarà inarrestabile quanto più la nostra società sarà connessa alla rete.

La tv italiana sta passando al digitale e questo comporterà una più facile diffusione e uno scambio più rapido dei contenuti trasmessi, anche attraverso la rete. Ma la più grande azienda privata media tv italiana, Mediaset, non è intenzionata a farsi coinvolgere da questa inevitabile morte del diritto d’azienda (non d’autore). La società guidata da Pier Silvio Berlusconi e Confalonieri ha deciso di percorrere la strada del digitale tutelando i propri programmi con ogni mezzo e tipo di tecnologia, agendo da paladina del copyright, ma danneggiando in questo modo anche la fruizione dell’utente.

La battaglia del biscione a favore del copyright è iniziata nel luglio del 2009 con la causa intentata dall’azienda italiana nei confronti di Google e di You Tube per violazione dei copyright sui programmi prodotti, una causa da mezzo miliardo di euro di risarcimenti.

Tra pochi giorni invece verrà introdotto nel mercato il nuovo decoder per il digitale terrestre Mediaset On Demand che offre agli abbonati un catalogo di film on demand. Il sistema è già proposto dalle IPTv (Alice Home Tv, Fastweb Tv, Infostrada Tv) e da Sky (col decoder MySky), ma al contrario della concorrenza, il telespettatore non potrà disporre a piacimento dei film (registrare, archiviare e rivedere i contenuti), avrà solamente un sistema push on demand. I contenuti verranno registrati automaticamente nel dispositivo e cancellati e rinnovati a discrezione di Mediaset, in modo da impedire qualsiasi tipo di manipolazione e copiabilità dei film.

Tra dicembre 2009 e gennaio 2010 Mediaset sbarcherà direttamente sul web, con Mediaset Web Tv, prima con un sito che trasmetterà i canali in streaming, poi successivamente con un IPTv che sfrutterà un decoder/modem/router proprietario. In entrambi i casi Mediaset assicurerà i limiti e le tutele dei suoi contenuti con tecnologia chiusa e proprietaria. In particolar modo con l’offerta Mediaset Premium Web Tv l’azieda di Cologno Monzese filtrerà il traffico web per ottimizzare il flusso dell’IPTv, limitando la libera navigazione dell’utente.

Mediaset ha tutto il diritto di tutelare i propri contenuti con i mezzi che considera più consoni, ma le sue politiche e strategie aziendali confermano quanto sia bloccata nell’antiquato modello di società broadcast, e quanto sia distante dalle nuove filosofie economiche dei nuovi mercati dei media del terzo millenio.

5 thoughts on “Mediaset e la strenua difesa del copyright

  1. Dichiarazioni di Confalonieri il 19/11/09 da lastampa.it:

    Confalonieri: sul Web serve copyright

    I motori di ricerca attivi su Internet, da Youtube a Google, devono remunerare in qualche modo i contenuti che diffondono altrimenti chi produce questi contenuti non può più investire su essi. È in sintesi il monito che giunge dal presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che, a margine della presentazione dell’ottavo rapporto sulla comunicazione del Censis, di fatto rilancia la polemica che nei giorni scorsi ha visto protagonista il presidente di News Corp, Rupert Murdoch e il suo attacco a Google.

    «Internet -spiega Confalonieri- si avvale di una parola magica che è free: se i vari Youtube e Google non riconoscono il valore della proprietà intellettuale non si può investire» sui prodotti. «Noi -prosegue- investiamo la metà di quello che ricaviamo in prodotti e contenuti. Se altri approfittano di questi contenuti che vengono mandati in rete, anche da privati, soprattutto giovani, non ci sarà futuro per chi di mestiere produce i contenuti».

    Quindi, conclude il presidente di Mediaset, «serve molta attenzione da parte dei regolatori, del governo, devono prendere a cuore questo problema».

    1. La risposta dei Radicali e dell’Italia dei Valori in difesa dei diritti su Internet da lastampa.it del 21/11/09:

      Appello a Google e Yahoo: rimuovete i contenuti di Mediaset, così capiranno che non conviene…

      Nel panorama politico italiano, due realtà sono particolarmente attente a Internet: l’Italia dei Valori di Antonio di Pietro e il Partito Radicale. Ecco per esempio la dichiarazione rilasciata ieri sera da Luca Nicotra (Segretario dell’associazione radicale «Agorà Digitale») e Marco Cappato (Presidente, Membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani), che mi sembra affronti la questione in modo inequivoco e condivisibile:

      «In un mercato in cui è chiaro a tutti che, a dispetto della retorica messa in campo dall’industria dei contenuti, il contributo di maggior valore deriva dalla connettività, e non dal contenuto, lascia sbigottiti l’appello lanciato al Governo da Fedele Confalonieri affinchè difenda aziende come Mediaset da Google, Youtube, Yahoo e altri fantomatici approfittatori. Anzi, più di un appello sembra una minaccia, considerando che, proprio ieri, Mediaset ha ribadito quanto sia centrale nella sua strategia la causa che essa stessa ha intentato contro Youtube e in cui rivendica un danno di 500 milioni di euro per violazione del diritto d’autore.

      Confalonieri cerca di difendere un sistema bloccato, in cui i cittadini sono semplicemente audience, e la scelta dei contenuti da trasmettere è fatta da coloro che, come lo stesso Confalonieri, hanno in mano la TV generalista. A questo punto ci appelliamo a Google e Yahoo chiedendo loro di rimuovere per almeno un mese i contenuti online del gruppo Mediaset dai loro indici. Un’azione drastica, ma potrebbe essere davvero l’unico modo per aiutare a far comprendere a coloro che difendono modelli ormai superati quanto la Rete ha cambiato l’economia, anche quella dei contenuti, e quanta parte dei ricavi degli stessi produttori derivino dalla comunità di utenti che modifica e condivide».

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