Banda larga, Italia al 38° posto nel mondo

Il Broadband Quality Index, uno studio delle università di Oxford e di Oviedo, ha messo l’Italia al 38esimo posto nella classifica mondiale sulla qualità della banda larga (in testa ci sono Corea del Sud e Giappone). Su una scala di 100, il voto dato alla nostra connessione è stato 28,1, considerato «sufficiente» per i servizi web disponibili oggi, ma ben al di sotto di quella quota 50 ritenuta indispensabile per le applicazioni dei prossimi 3-5 anni.

Il rapporto originale dell’Istituto Saïd Bussiness School in formato word.

grafico da corriere.it
grafico dal corriere.it

In Europa il nostra paese non è certo ai vertici di questa particolare classifica. Ai primi posti dell’Unione Europea svetta la Finlandia che in questi giorni ha annunciato che sarà il primo Paese al mondo a garantire per legge la connessione a banda larga a tutti i cittadini. In realtà dal 2008 la vicina Svizzera ha raggiunto questo primato, garantendo il diritto di accesso a internet veloce, sancito qualche mese fa anche dalla Corte costituzionale francese. Il paese del colosso industriale Nokia si pone anche l’ambizioso obiettivo di portare a 100 mega la velocità di banda per ogni cittadino entro il 2015.

Vera e propria fantascienza per la piccola e scollegata Italia, dove abbondano i progetti di ampliamento delle infrastrutture per la banda larga , ma da anni non si fa nulla di concreto. Ne consegue che solo il 47% della popolazione tra i 15 e i 74 anni (circa 22 milioni di persone) sfrutta la rete e, data l’altissima percentuale di analfabetizzazione informatica, solo il 52% delle famiglie possiede un pc, secondo i dati dell’«Osservatorio Italia Digitale 2.0».  Il ritardo infrastrutturale provoca un netto divario digitale nel nostro paese che oggi riguarda il 12-13% della popolazione, ovvero 7 milioni e 800 mila italiani che, al di là della loro propensione all’utilizzo di Internet, non hanno attualmente accesso alla banda larga.

Nell’odierna era della società dell’informazione il governo italiano ha costituito il “Ministero fantasma alle Comunicazioni”, declassato a dipartimento del Ministero allo sviluppo economico, che ha avviato un progetto per rinnovare le infrastrutture per la banda larga. Il piano dovrebbe cablare il territorio nazionale grazie a  1.471 milioni di euro, di cui 800 milioni messi dallo Stato, e il resto investito dalle grandi telcom del mercato italiano, come ad esempio la Telecom, ma da troppi mesi, senza una ragione razionale, attende ancora il via libera del Cipe.

Il progetto dovrebbe abbassare considerevolmente il digital divide italiano. Entro il 2012 dovrebbe portare nella case di tutti i cittadini almeno 2 mega di banda. Negli anni a seguire  ci sarà un ulteriore investimento di 6-7 miliardi di euro per portare la connessione a 50 mega. Ma tutto è in fase di stallo, anzi non è mai partito. I lavori del Ministero attualmente danno più peso ad un altro tipo di investimento privato e sono tutti concentrati sulla rivoluzione “osboleta” della tv digitale terrestre. Dopotutto nelle moderne economie gli interessi economici prevalgono sempre sul benessere della società. Gli affari sono affari.

Fonte : corriere.it

12 thoughts on “Banda larga, Italia al 38° posto nel mondo

  1. Definire “obsoleto” un sistema di trasmissione dati senza fili con modulazione cofdm (simile alla modulazione usata nell’ADSL) evidenzia molto bene il grado di preparazione tecnica di chi scrive questi articoli, oppure la sua disonestà intellettuale o la sua isteria verso una tecnologia che nulla ha a che spartire con la politica.

  2. Non ho mai criticato la tecnologia. E non possiedo una preparazione di alto livello specifica su questa tecnologia (solamente una preparazione di base con una laurea in Scienze della Comunicazione). Non credo comunque sia utile all’utente comune e al tipo di discussione che offre il mio blog descrivere quale tipo di specifica o quale nuovo protocollo utilizza il dvb-t.

    Le mie critiche e le informazioni che riporto sono rivolte a svelare l’uso distorto e le strumentalizzazioni che le società private e il governo stanno portando avanti con l’introduzione del digitale terrestre.

    Mi chiedo ad esempio perchè in Sardegna sono stati venduti coi contributi statali dei decoder datati con un basso livello di compatibilità con il dtt odierno. Mi domando e chiedo a te perchè in tutta Italia non esiste un ente pubblico che ha messo a disposizione un servizio completo e soddisfacente di e-government attraverso il digitale terrestre e il suo standard mhp. Mi chiedo invece perchè governo e aziende private hanno anticipatamente e repentinamente introdotto nel mercato decoder, smart-card e abbonamenti tv spacciando il tutto come servizio pubblico e gratuito.

    Questo è un blog che parla della nostra società, che sta attraversando un cambiamento nel mondo della comunicazione. Una strada che invece che deviare verso la libertà di espressione, la condivisione della conoscenza, la collaborazione e la cooperazione che caratterizza una certa parte di Internet e il Web, sta pericolosamente continuando a percorrere quel tipo di comunicazione massmediale data dal modello unidirezionale della tv.

    Per questo motivo nei miei post hanno una grande rilevanza le strategie delle forze politiche e soprattutto di quelle economiche.

    Devi leggere tra le righe. Forse hai sbagliato blog, perchè qui non si discute solo di tecnologia.

  3. E’ proprio leggere tra le righe quello che non va. Tu fai delle illazioni che portano a conclusioni necessarie, necessarie secondo il tuo punto di vista. E’ l’antitesi del giornalismo.

    1. Abbiamo studiato tutti e due come si fa giornalismo (ho dato uno sguardo al tuo sito). E sai perfettamente che c’è spazio per la notiza, in primis, ma anche per il commento. Le mie critiche sono soggettive, mica universali, e fanno parte del commento alla notizia, quando la notizia c’è. Non riporto solo notizie giornalistiche. Inoltre il colore dei miei commenti è condiviso da una larga parte del giornalismo italiano. Non mi invento le cose dal nulla per distorcere la realtà. Cerco invece di carpirne quel poco di verità che si trova dalle fonti non ufficiali.
      Comunque sono apertissimo alle critiche e ai suggerimenti.Di natura tecnica, politica, sociologica, scientifica che sia.

      1. Il dramma dell’informazione 2.0 è la fisima dell’informazione non ufficiale: a forza di snobbare l’informazione ufficiale si finisce con il dare una patente di autenticità a ciò che, per un motivo o l’altro, è semplicemente falso. La verità è sempre semplice, è quello che si vede, anche soggettivamente basta dirlo. L’importante è non allontarsi dalla realtà pur di allontanarsi da qualcosa e visto che sei aperto ai suggerimenti io ti suggerisco semplicemente di non seguire l’aria che tira, seppur “non ufficiale” e di distinguerti dalla massa del giornalismo italiano che non sta facendo una buona figura. E di curare il particolare, se non vuoi occuparti anche di tecnica non te ne occupare, altrimenti devi spiegare perchè dichiari ” in Sardegna sono stati venduti coi contributi statali dei decoder datati con un basso livello di compatibilità con il dtt odierno” ad uno come me. Un’affermazione evidentemente insostenibile. Anche le affermazioni “sociologiche” sono pericolose: chi ha studiato i mass media non può aderire alla banale idea che siano l’antitesi della libera espressione mentre “il web” invece lo è.

        1. Il sentito dire non mi interessa. Ma delle fonti ufficiali non mi fido più da tanto. Le notizie che arrivano dai canali tradizionali provengono quasi sempre da 5 grandi agenzie di stampa mondiali controllate dai capitali delle più grandi corporations. In italia la stampa indipendente è inesistente e deve per forza avere un colore politico.
          Ma credo fermamente nel fenomeno della blogosfera. Nel giornalismo dal basso, fatto da blogger professionisti o semplici casalinghe. Un giornalismo come sistema emergente dove, tra le tante chiacchiere e bufale, la verità e la notizia viene sempre a galla. E le notizie buone e le verità del mondo che ci circonda le selezioniamo noi, attraverso la discussione e la cooperazione continua.
          In effetti dovrei informarmi sul perchè ho visto almeno una decina di decoder smettere semplicemente di funzionare correttamente dopo lo switch-over e dopo lo switch-off. E non mancherò di inserire nei miei post le motivazioni tecniche. Ma conosco tante persone che possono testimoniare che sono stati obbligati ad acquistare due o tre decoder per questo motivo.
          Sono d’accordo con te che il modello broadcast dei media e il web non sono in antitesi per quanto riguarda la libertà di espressione. Solo una parte del web è “libera”, ma nessun medium come questo dona con estrema semplicità la possibilità di esprimersi e di divenire creatori di contenuti. Quello che voglio spiegare è la tendenza ingenua politico-economica del nostro paese ad affermare il mezzo televisivo a discapito del mezzo telematico, mentre tutto il mondo corre verso e sulla rete.

          1. Come al solito parti da una tua idea, da una semplice impressione non supportata da nessun dato, nessuna controprova, e su quella costruisci il mondo.
            Cosa vuoi che ti dica sul blog gestito dalle semplici casalinghe? Di solito sono un elenco di bufale, sentito dire e chiacchiericcio da cortile: appunto, è gestito da una casalinga e ha le stesse probabilità di essere letto di quello gestito da un giornalista. L’altra casalinga, poi, come fa a capire il livello qualitativo e la serietà dell’informazione? Non lo capisce e questo è il risultato: rumore.

            Questa storia della tendenza tipica nel nostro paese di affermare il mezzo televisivo a discapito di quello telematico, mentre ovviamente tutto il mondo (ma quale?!) va dall’altra parte… dai una prova, una sola prova specifica di un finanziamento che è stato dato “alla televisione” invece che “alla rete”. Se me ne trovi uno potrò anche evitare di aprire un nuovo fronte: proprio grazie a quelli che si lamentano della poca attenzione per “la rete” (mi sembra di sentire di pietro) finiremo col regalare a telecom italia una nuova rete a fbra ottica pagata coi soldi di tutti, anche di quelli che non la useranno mai nella loro vita e anche di quelli che sono convinti che non serva più velocità/capacità ma più possibilità.

            Infine, un blog sulla televisione digitale terrestre ma intestato al “digital divide” (ci scriverò un articolo al più presto a questo punto)che si lamenta della semplice esistenza della “televisione” (tout court) è veramente dissonante a livello cognitivo. Ripensaci, prendi una posizione chiara, possibilmente fondata e fidati di te stesso quando dici di considerare di più dell’informazione “dal basso”: io non sono pagato da una delle 5 grandi agenzie di stampa mondiali (ma hai la sindrome del complotto delle corporation) e non ho un colore politico anzi non sopporto che gli ossessionati da SB si sfoghino con la tecnologia digitale terrestre. Come vedi non è “per forza” come dici tu, naturalmente.

          2. Non capisco. E’ stata una brutta giornata? Questa è l’ora dei blogger frustrati che se la prendono con me?

            Non ho bisogno di spiegarti a che livello è giunta l’arretratezza tecnologica della rete in Italia, messa a confronto con i paesi occidentali e non. C’è scritto nell’articolo qui sopra (con le fonti).

            Non trovi che faccia pensare o almeno riflettere che siamo all’avanguardia, più o meno, nella tecnologia della tv digitale terrestre in un paese governato dall’imperatore delle tv?
            Non servono prove che dimostrino che risorse monetarie pubbliche sono state sottratte allo sviluppo delle infrastrutture della rete per costruire un’altra rete, quella del dtt. L’assurdo scompenso tra le due tecnologie di comunicazione (che potrebbe essere azzerato da Internet che è in grado di assimilare, comprendere e trasformare il medium televisivo e non solo) lo si nota quotidianamente ogni giorno. Ad esempio notando che la banda larga super veloce, da 20 mega in su, è un miraggio per gran parte degli utenti, e molte telcom tendono a tagliare le velocità per mancanza di risorse. Oppure si può vivere sulla propria pelle acquistando un abbonamento adsl (facciamo vodafone ad esempio) per poi scoprire che la propria zona, cittadina o rurale che sia, non ha abbastanza linee che supportano le connessioni veloci.
            Mentre per il dtt si cerca di stringere i tempi, come dice Romani.
            Non parlare di complotti per favore, perchè è una bella parola che si mette in bocca chi vuole solamente disfare le idee senza dire nulla di costruttivo. L’informazione su scala globale è gestita realmente in questo modo. Le notizie arrivano dalle agenzie ai terminali dei giornalisti, che devono fare una semplice cernita e hanno smesso da tanto di andare a cercare le notizie.Hai mai visto una redazione al lavoro?
            Puoi scrivere quello che vuoi, ma le mie idee le metto nero su bianco qui sul blog o in altre forme come ho fatto in passato. Il mondo vive di idee anche se qualcuno pensa che sia fatto di soldi. E le mie idee, di cui mi prendo tutta la responsabilità, sono aperte alla condivisione e alla cooperazione anche con le casalinghe, sono libere. Mentre le tue hanno tutti diritti riservati…

  4. Eppure all’universitò di Torino una decina di anni fa c’era un altro clima, un clima meno stereotipato. “un paese governato dall’imperatore delle tv”. Accidenti hai una laurea, sarai nella classe dirigente del paese, ti autoproclami giornalista e parli come uno qualunque, magari pensando che sia un merito!
    Tu, come tutti gli altri che hanno studiato, hai innanzitutto il dovere di non usare le frasi fatte, i luoghi comuni, le idee preconcette del mondo che ti circonda perchè, in teoria, dovresti essere tu a informare il mondo che ti circonda, non il contrario.
    La RAI è stata la prima azienda al mondo a realizzare una trasmissione digitale via etere e tu mi parli di imperatore delle tv? Abiti a pochi metri da uno dei centri di ricerca più importanti al mondo, gestito (con pochi soldi, ma se dipendesse da me…) da un’azienda pubblica e tu ti lamenti della mancanza di ADSL che serve e servirà per venderti qualcosa con micropagamenti intramuscolari, visto che in upload sempre a 250 k si viaggia e non gliene importa niente a nessuno.
    Ma tu quante redazioni hai visto al lavoro? e dove stanno i miei diritti riservati? io alle tre di notte sto ancora a rispondere a te!

    1. Io ho cercato di essere diplomatico (perchè è evidente che abbiamo approcci differenti), di seguire i tuoi consigli e le poche cose utili che mi hai suggerito (che inserirò nei miei scritti).
      Oggi ho fatto pure un bell’articolo su Mediaset.
      Ma se la metti così, diciamo che il dialogo finisce prima di iniziare.
      Ti devo pure spiegare chi è Berlusconi? Dovrei scrivere una dissertazione con le prove empiriche sulla sua esistenza (l’ontologia del nano!) e sulla sua delinquenza. Se dai uno sguardo alle puntate di Report che ho inserito nelle pagine, con l’aiuto di giornalisti veri, potrai trovare le prove concrete che dimostrano che il governo ha introdotto forzatamente il dtt per eludere le leggi comunitarie e per mere ragioni economiche del suddetto onnipotente…La Rai come azienda pubblica invece ha dato un grande esempio di capacità e risorse tecniche e tecnologiche, ma purtroppo è l’unico competitor (anche se pubblico) nel mercato tv che sta nettamente perdendo.
      Non sono giornalista (almeno formalmente) e soprattutto non discrimino le persone che non hanno studiato. Ti ripeto che amo studiare la società, le implicazioni tra i gruppi sociali e la ricerca del benessere reale. Le casalinghe o chiunque altro che non fa parte della classe dirigente non sono meno di te o di me, colgono il senso della realtà, perchè anche
      se non si hanno certi strumenti culturali, capire cosa ci circonda è tutta una questione di volontà.
      Una volontà in parte annullata dagli infimi e degradanti contenuti trasmessi (ora in digitale) dal mezzo televisivo, prodotti solamente per vendere qualcosa, portatori di un nulla etico e morale, sviliti da qualsiasi tipo di insegnamento. Gli individui e i gruppi sociali fuori dal club della classe dirigente hanno il diritto di capire e di essere informati e di avere una coscienza critica come me e come te. Ma l’innalzamento del livello di istruzione e di quello culturale della popolazione si infrange contro le politiche conservatrici del governo che riesce da anni a controllare queste variabili sociali anche col medium tv (ad esempio la Moratti annullò a suo tempo l’innalzamento dell’età minima di istruzione obbligatoria, oggi con la Gelmini assistiamo alla demolizione controllata dell’univeristà pubblica).
      Per questi e altri motivi sostengo con forza la diffusione della rete, meno controllata, più libertaria, e critico la televisione come oggi è stata imposta come tecnologia a discapito della classe non dirigente e per i suoi spesso disarmanti e strumentali contenuti.

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