Copyright: bocciato l’emendamento Fava censura-Internet. La Rete è ancora libera

Con una larga maggioranza di variegati schieramenti politici (dal Pdl all’Udc, dal Pd all’Italia dei Valori – 365 voti favorevoli, 57 no, e 14 astenuti) e con la benedizione delle comunità della Rete, l’emendamento censura-Internet del leghista Gianni Fava alla legge comunitaria è stato stralciato definitivamente, attraverso un ulteriore emendamento soppressivo.

La modifica dell’articolo 18 della legge comunitaria che richiama una direttiva Ue del 2000 sul commercio elettronico (decreto legislativo 70 del 2003), aveva la presunzione di imporre agli hosting provider e ai siti Web di monitorare in modo preventivo i contenuti messi in rete dagli utenti e di eliminare quelli protetti da Copyright segnalati da qualsiasi soggetto interessato, senza rivolgersi alle istituzioni giudiziarie.

Una legge simile alla criticatissima e rinviata norma americana anti-pirateria SOPA (ma in versione più rozza, cioè leghista) che avrebbe imposto agli ISP e a siti Web (che permettono la condivisione libera dei contenuti online) il monitoraggio forzato del traffico e avrebbe legalizzato una sorta di giustizia fai-da-te in nome della protezione del diritto d’autore in Internet. In pratica uno strumento di controllo della Rete, di repressione della libertà di espressione online, ma anche una norma ampiamente depressiva per l’emergente mercato digitale.

Luca Nicotra, segretario dell’Associazione Agorà Digitale a tutela dei diritti digitali, e promotrice del movimento contro l’emendamento Fava, dichiara soddisfatto: «Il voto di oggi conferma innazitutto le nuove importanti ed efficaci possibilità di mobilitazione che la Rete affida ai cittadini, sempre più determinati a far valere i propri diritti interagendo e se necessario contestando direttamente i propri rappresentanti. Ma è anche il segno che esiste una piccola pattuglia trasversale di parlamentari determinati a difendere i valori di una rete libera e aperta. I dati sullo sviluppo del mercato legale rilasciati oggi dimostrano che la strategia repressiva che ha fermato lo sviluppo della Rete in Italia non ha più senso. E’ arrivato il tempo di una stagione di riforme che promuovano una più aperta e innovativa diffusione di contenuti creativi e dei dati delle amministrazioni. Con un nuovo approccio l’Internet Aperta può essere un volano di sviluppo, anche tramite la nascita e la crescita di nuove ed innovative imprese».

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