Canoni frequenze, sconto di 80 mln per Mediaset e Rai

switch-off-nuovo-digitale-terrestreL’Agcom ha messo da giovedì scorso a consultazione pubblica il nuovo schema di regolamento che svincola il canone per l’uso delle frequenze tv dal fatturato dell’operatore.

Il nuovo sistema di pagamento , se sarà approvato tra circa un mese, si baserà sul numero di multiplex in concessione, e non più sull’1% del fatturato dell’azienda (in vigore dal 2000). Inoltre le nuove regole dell’Authority farebbero pagare il canone solo agli operatori di rete che gestiscono tecnicamente le frequenze, come  EI Towers – Elettronica Industriale per Mediaset, Rai Way, attualmente in vendita, per la tv pubblica, o TIMB-Rete A per TI Media e il gruppo L’Espresso. E Mediaset, Rai e i gruppi tv minori potrebbero risparmare quasi 80 milioni di euro in 5 anni, scrivono Aldo Fontanarosa e Alessandro Longo su La Repubblica.

Il provvedimento stabilisce che per le tv nazionali si debba partire dal valore dei mux attualmente messi in palio nell’asta per le frequenze tv (circa 30 milioni per canale per 20 anni). La concessione all’anno varebbe 2,5 milioni per ogni mux. E il valore incremeterà dal 5 al 20% all’aumentare del numero di frequenze occupate dall’operatore. Per chi adotterà la tecnologia di nuova generazione del digitale terrestre DVB-T2, che consente di risparmiare in modo consistente spettro elettromagnetico, ci sarà uno sconto (ulteriore) del 20%.

Le nuove regole Agcom potrebbero quindi far risparmiare agli operatori dominanti della tv italiana (che occupano 5 mux a testa) circa 80 milioni, passando dai 22,5 milioni versati dalla Rai e i 26 l’anno di Mediaset ai 13,5 stimati per il 2018, anno in cui il nuovo meccanismo andrà pienamente a regime. Per questo motivo la proposta potrebbe essere bocciata da alcuni commissari Agcom (si parla di voto contrario di Antonio Nicita e del presidente Angelo Cardani). Nel vecchio sistema, gli editori tv assicuravano allo Stato 50 milioni di canone forti di un fatturato da 5 miliardi; nel nuovo sistema gli stessi 50 milioni dovranno arrivare (nel 2018) dagli operatori di rete, che ne fatturano oggi a malapena 400. Il Garante delinea poi un meccanismo che partirebbe quest’anno per entrare a regime tra 4 anni. Una curiosa ipoteca sul futuro, visto che già a novembre del 2015 sarà necessario scrivere un nuovo Piano regolatore delle frequenze e dei ripetitori, perchè dovrà essere liberata la banda 700 MHz per i servizi di Internet Mobile.

Fonti: La Repubblica | corrierecomunicazioni.it

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