Canone frequenze tv, il governo cancella il maxi-sconto per Mediaset e Rai. FI protesta

beauty contest asta frequenze tvIl canone frequenze tv aumenterà dal 2015. Niente maxi-sconto per Rai e Mediaset. Forza Italia accusa il governo di ritorsione per la rottura del patto del Nazareno.

Con un colpo di coda il governo si prepara a modificare, già da quest’anno, l’importo dei canoni di concessione delle frequenze tv per i maggiori broadcaster come Mediaset e Rai. Attraverso un emendamento al decreto legge Milleproroghe presentato mercoledì sera in commissione Bilancio e Affari alla Camera, l’esecutivo Renzi si intesta infatti la facoltà di variare il costo dei diritti d’uso dello spettro dedicato alla televisione. Nella versione precedente dell’articolo 3 del decreto Milleproroghe, invece, la questione degli importi era congelata fino alla fine del 2015.

Il governo ripropone quindi una norma che di fatto riporta i canoni per le emittenti sui valori del 2013, facendo saltare un maxi-sconto da 40 milioni per Rai e Mediaset, che sarebbe stato incassato grazie all’applicazione di una delibera Agcom del 30 settembre scorso, duramente criticata in passato dall’esecutivo e anche dalla Commissione europea, che avrebbe aumentato in modo sproporzionato i canoni d’affitto per chi è solo operatore di rete, come Persidera (Telecom Italia-L’Espresso), e per le tv locali. E inoltre avrebbe fatto risparmiare nel solo 2014 circa 23 milioni di euro alla Rai, e 17,2 milioni a Mediaset, per un ammontare complessivo di minori introiti di circa 40 milioni di euro (un ammanco per lo Stato da 105 milioni nei primi 4 anni, da 131 milioni nell’arco 2014-2021).

Le nuove disposizioni, non ufficializzate in commissione, dove tutto l’articolo in questione è stato accantonato, spostano al 30 giugno di ogni anno il pagamento dei diritti amministrativi e dei contributi per i diritti d’uso delle frequenze televisive in tecnica digitale, affidando al Ministero dello Sviluppo economico il compito di determinare gli importi in modo trasparente, proporzionato allo scopo, non discriminatorio ed obiettivo sulla base dell’ambito geografico del titolo autorizzato, ma con l’indicazione di mantenere comunque gli incassi per l’erario allo stesso livello del 2013. In attesa di riscrevere e rivedere le norme sui canoni, il Ministero aveva chiesto per il 2014 agli operatori tv un acconto del  40% della cifra pagata l’anno precedente.

Su Twitter Michele Anzaldi (Pd), segretario della Commissione di Vigilanza Rai scrive: «Frequenze Tv, stop agli sconti per Rai e Mediaset. Cittadini tutelati e bloccato pasticcio Agcom. Promessa mantenuta». E da li giù il putiferio. «Sono basito. Ma questi fanno sul serio? Cos’è , una ritorsione? Reagiscono davvero in questo modo?». Sarebbe stata questa, secondo quanto scrive Repubblica, la reazione di Silvio Berlusconi. Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, è intervenuto ieri sulla vicenda, dopo che fonti di Forza Italia hanno accusato il governo di compiere una rappresaglia contro l’ex premier per avere raffreddato la collaborazione sulle riforme istituzionali dopo lo scontro sulla scelta del nuovo capo dello Stato. «Posso capire la tensione di questi giorni, ma suggerirei di tenersi ai fatti e non agli stati d’animo. L’emendamento in questione riporta alla piena titolarità del governo la riforma delle norme relative al canone frequenze che abbiamo annunciato già da agosto 2014, anche con una lettera scritta ad Agcom», ha detto Giacomelli. Il parlamentare di Forza Italia ed ex giornalista, Augusto Minzolini, commenta così su twitter la scelta del governo: «Uno può pensarla come vuole ma Gov che aumenta a Mediaset costo frequenze di 50 milioni dopo rottura cosiddetto patto sono metodi da Scarface». Per il sottosegretario invece «le norme vigenti non prendono compiutamente atto del passaggio dall’analogico al digitale e determinano quindi distorsioni ed un onere eccessivo sugli operatori di rete».

Intanto la discussione sull’emendamento della discordia è stata congelata, dunque il destino della norma si conoscerà solo la prossima settimana, quando potrebbe anche saltare del tutto. Anche perché tecnicamente il governo non ha proposto un emendamento proprio ma una riformulazione degli emendamenti di alcuni deputati.

Fonti: repubblica.it | corrierecomunicazioni.it | ilfattoquotidiano.it | corriere.it | Reuters

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