Aste frequenze tv, Ecta: “Governi pensano a incassare e rafforzano i monopoli”

In tutta Europa, in conseguenza delle transizioni alla tv digitale terrestre e al riassetto dello spettro elettromagnetico, si sono svolte e si stanno svolgendo le gare per l’assegnazione delle frequenze del dividendo digitale interno ed esterno. In particolare l’UE ha disposto per i paesi dell’Unione che entro il 2012 un certo numero di frequenze (gli 800 MHz liberate dalla tv digitale terrestre, più gli 1,8 GHz e gli 2,6 GHz) devono essere dedicare alle nuove tecnologie LTE per la banda larga mobile.

La riassegnazione di queste nuove risorse frequenziali però, come denuncia l‘Ecta (European Competitive Telecommunications Association), sta nettamente favorendo i grandi operatori tlc dei mercati e sta danneggiando la concorrenza e i consumatori, perchè i governi nazionali hanno come unica priorità quella di ottenere più ricavi possibili dalle gare pubbliche.

In Germania, Olanda, Austria, Svezia la gare sono già avvenute. Nell’asta tedesca il governo Merkel ha incassato più di 4 miliardi di euro assegnando i canali del dividendo esterno a Vodafone, O2, T-Mobile, tagliando decisamente fuori dai giochi i piccoli operatori come E-Plus. E a parte la più equa gara olandese, che ha cercato di ripartire le risorse dello spettro anche ai nuovi operatori del settore delle telecomunicazioni, non è andata meglio per le assegnazioni svedesi che hanno venduto per 324 milioni di dollari le licenze a HI3G Access, Net4Mobility e TeliaSonera Mobile Networks, e escludendo 2 piccole società che diffondo la banda larga nelle aree rurali; e per quelle austriache dove solo Telekom Austria, Hutchison, T-Mobile e Orange di France Telecom si sono aggiudicate le frequenze.

Secondo la Ecta, i grandi operatori tlc sfruttano il proprio peso finanziario e politico per escludere i nuovi entranti dalle aste e costringerli a uscire dal mercato della telefonia mobile. E le nuove gare che stanno preparando i governi degli altri paesi europei sembrano percorrere questa strada. «Quello che si è verificato con le aste finora non è andato nell’interesse dei consumatori», ha dichiarato sul New York Times Ilsa Godlovitch, direttore della Ecta. «Le aste hanno solo confermato uno status quo stagnante nella maggior parte dei mercati europei, a volte addirittura hanno ridotto la concorrenza».

Escludere i nuovi operatori e quelli emergenti infatti danneggia non solo la concorrenza del settore delle telecomunicazioni, ma può comportare l’aumento del costo dei servizi Internet mobili per i consumatori, può concretamente rallentarne l’adozione e può inoltre ostacolare la drastica riduzione del digital divide prospettata dalla Commissione europea che vorrebbe fornire il servizio di banda ultralarga a tutte le famiglie europee entro il 2020.

Le stesse gare per le frequenze sono state pensate e progettate per favorire il maggior incasso possibile di denaro liquido da parte dei governi nazionali. L’avidità degli esecutivi dei paesi europei nasce anche dalla possibilità di ricavare ingenti somme dalle partecipazioni statali delle società tlc ex-monopoliste: Telecom Italia, France Télécom, Deutsche Telekom, Telefònica, rispettivamente in Italia, Francia, Germania e Spagna rappresentano le maggiori società private delle telecomunicazioni, con in mano una determinante percentuale del mercato, che assegnano ogni anno grossi dividendi ai ministeri e allo Stato, che a loro volta hanno sempre un occhio di riguardo per queste società ex-monopoliste.

Le gare che partiranno a breve in Gran Bretagna (l’Ofcom inglese deciderà i termini dell’asta il 21 marzo) e in Portogallo, dove il governo sembra intenzionato a indire un beauty contest all’italiana, non prevedono un’apertura alla concorrenza come richiesto dalla Ecta.

E in Italia? Il ministro dello Sviluppo Economico Romani, sotto le richieste pressanti dell’Agcom e della Commissione UE, ha promesso che l’asta per le frequenze LTE sarà realizzata entro il 2011. Ma senza la sistemazione del dividendo interno con il passaggio definitivo di tutte le regioni italiane alla tv digitale terrestre (gli Switch-off), non si potranno liberare tutti i canali 61-69 UHF da destinare alla banda larga mobile. Il governo ha intenzione di ricavare 2,4 miliardi di euro da questa gara. Una cifra, di fondamentale importanza per la Legge di Stabilità 2011, sovrastimata per molti operatori nazionali, come dichiarato dai vertici di Vodafone e Wind. C’è inoltre la grana delle frequenze 2,6 GHz del Ministero della Difesa che attende qualcosa in cambio dei canali dello spettro.

Ma al di là delle serie problematiche di avvio del bando, il noto appoggio del governo e del Ministero dello Sviluppo Economico nei confronti dell’ex-monopolista Telecom Italia, dimostrato in questi anni anche a proposito del mancato piano di sviluppo condiviso per la banda larga fissa, e l’esigenza di fare assolutamente grandi incassi per il bilancio della legge Finanziaria, fanno temere per l’esclusione dall’asta delle dei piccoli operatori italiani, e potrebbero essere causa inoltre del possibile ribasso degli effettivi ricavi di una gara che rischia di rimanere deserta con uno o al massimo due operatori tlc (Telecom e forse Vodafone).

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