Crisi tv locali, ora è emergenza contributi

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Le associazioni delle tv locali: cambiare il nuovo regolamento per i contributi statali. Si attendono ancora i finanziamenti del 2015.

Nell’ultimo anno il settore delle tv locali, già falcidiato negli anni dal passaggio al digitale e dalla crisi economica, ha subito ulteriori ridimensionamenti e chiusure in tutto il territorio nazionale, andando a colpire realtà anche consolidate, co­strette ad alzare bandiera bianca e a passare di mano per continua­re a sopravvivere. Le varie e complicate situazioni di Roma UnoAntenna Tre, Quarta Rete sono solo un piccolo esempio.

Le speranze di molte di queste realtà aziendali sull’orlo del fallimento sono legate al nuovo re­golamento per l’erogazione dei contributi alle emittenti locali (per il 2016 e il 2017) il cui schema è stato approvato a marzo dal Consiglio dei Ministri. Le nuove regole dovranno poi affrontare il parere del Consiglio di Stato, nonché il parere delle Commissioni parlamentari competenti; dovranno quindi essere esaminate in via definitiva dal Consiglio dei Ministri, emanate con Decreto del Presidente della Repubblica, registrate dalla Corte dei Conti e pubblicate in Gazzetta Ufficiale.

Le emittenti però sono in attesa ancora dei finanziamenti statali per l’anno 2015. E a sentire le due associazioni di settore (Confin­dustria Radio Tv e Aeranti-Co­rallo) la mancanza di queste ri­sorse pesa come un macigno. I ritardi, secondo il sottosegre­tario alle Comunicazioni Anto­nello Giacomelli, dipendono dal contorto meccanismo burocratico che determina l’approvazio­ne delle graduatorie da parte di tutti i Corecom regionali. Alcuni Corecom infatti hanno deliberato in forte ritardo, anche a causa di ricorsi presso i Tar regionali presentati da alcune emittenti che hanno contestato le stesse graduatorie.

Da quanto appreso da Aeranti-Co­rallo dagli uffici del Ministero dello Sviluppo economico, sarebbero già stati predisposti i mandati di pagamento delle emittenti inserite nelle graduatorie di Bolzano, Trento, Valle D’Aosta, Basilicata, Lazio, Piemonte, Toscana, Marche e Puglia.

Secondo Giacomelli il nuovo regolamento andrà a modificare le regole «vecchie e farraginose» e andrà a sostenere però solamente quelle aziende che svolgono davvero il ruolo di editore che fa informazione. Saranno eliminate quindi le graduatorie regionali stilate dai Corecom, e verrà istituita una singola graduatoria nazionale. Saranno erogate anche più risorse: dai 43 milioni stanziati nel 2015 ai circa 100 mi­lioni del 2017 comprensivi dei 50 milioni di recupero dell’evasione del canone destinati alle emittenti locali, come da legge di stabilità 2016.

La crisi nel settore è ancora forte. Dallo “Studio economico del Settore televisivo privato ita­liano”, pubblicato da Confindu­stria Radio Tv si registrano 73 milioni di ricavi in meno nel 2014 (ultimo anno disponibile), scesi a 356 milioni (-17%). Nel 2008 i ricavi erano 621 milioni.

Sul nuovo regolamento le va­lutazioni delle due associazioni di categoria tuttavia divergono, anche se sono in accordo sulla necessità di modifiche: troppo morbido per Confindu­stria Radio Tv, troppo restrittivo per Aeranti-Corallo. Per Confindustria lo schema contiene troppe aree grigie: nei requisiti di ammissione, ad esempio, è manipolabile il numero dei dipendenti posseduti della società al momento della presentazione della domanda e non nell’anno cui si fa riferimento ai contributi. Una società potrebbe assumere i dipendenti, che non hanno mai avuto, il giorno prima della pre­sentazione della domanda. E potrebbe presentare an­che più domande per altrettanti marchi-programmi e presentare domanda anche in regioni diver­se da quella principale, soprattutto se in aree limitate geograficamente e per ascolti.  Secondo Confidustria Radio Tv con questo sistema i finanziamenti premierebbero circa 350 azien­de radio tv.

L’associazione Aeranti-Corallo, invece, stima che con le attuali regole dello schema solo 57 società tv potrebbero accedere ai contributi (30 al Nord, 10 al Centro Italia e 17 al Sud e Isole), contro le 16o beneficiarie dei 4/5 dei contribu­ti con le graduatorie Corecom 2015, con possibile esclusione di impor­tanti tv. La stima di Aeranti-Corallo si basa sui dati del personale dipendente delle graduatorie Corecom 2015 (ultime disponibili) e delle coperture delle emittenti come risultanti dalle autorizzazioni Fsma, aggiornate al 2012 (ultimi dati disponibili).

Secondo l’associazione tv tali dati sono, pertanto, soggetti a possibile errore. Gli stessi dati non tengono conto, inoltre, degli altri requisiti di ammissibilità previsti dallo schema di regolamento (orario massimo di televendite, regolarità nel pagamento di contributi e diritti da parte di coloro che sono anche operatori di rete, obbligo di telegiornali e adesione ai codici di autoregolamentazione). E quindi il numero di emittenti potrebbe, pertanto, subire un’ulteriore flessione, attestandosi, presumibilmente, a circa 50 emittenti complessive.

Inoltre il 3% della contribuzione viene ripartito tra le emittenti televisive comunitarie (50% in parti uguali, 50% in base a una specifica graduatoria). Le imprese televisive comunitarie si attestano, attualmente, a circa 70.

Fonti: Il Sole 24 Ore | TeleRadioFax n. 8/2017 – 21 aprile 2017

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