Diritti tv e Copyright, Mediaset batte l’Espresso

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Il tribunale di Roma stavolta ha condannato il gruppo L’Espresso al risarcimento di 250 mila euro per violazione dei diritti sui video di Mediaset.

Continua l’anacronistica guerra legale di Mediaset contro il mondo del World Wide Web in nome del Copyright. Dopo le cause indette contro YouTube, Yahoo!, Telecom e le minacce di azioni legali contro i piccoli siti di news e blog (coinvolto anche lo stesso Tv Digital Divide), il Biscione ha ottenuto dalla nona sezione civile del Tribunale di Roma un’altra pesante condanna, stavolta nei confronti del più importante concorrente, il gruppo editoriale L’Espresso. Una sentenza pubblicata lo scorso 5 ottobre destinata a fare clamore e giurisprudenza.

Il gruppo Editoriale L’Espresso è stato infatti condannato a un risarcimento di 250 mila euro nei confronti di RTI-Mediaset proprio per «la violazione dei diritti spettanti alla società RTI relativamente ai video menzionati nell’atto di citazione» e trasmessi sul sito Repubblica.it127 video estratti da vari programmi Mediaset per un minutaggio complessivo di 329 minuti e pubblicati su Repubblica.it senza alcuna autorizzazione da parte di Mediaset. Il Tribunale ha accertato che la condotta posta in essere dal gruppo Espresso «integra anche l’illecito da concorrenza sleale nella fattispecie di concorrenza parassitaria, e ordina di rimuovere dal portale Repubblica.it tutti i file audiovisivi indicati nell’atto di citazione».

Il gruppo Espresso, oltre al risarcimento di 250 mila euro, dovrà pagare le spese legali e versare a RTI anche la cifra di mille euro per ogni violazione o inosservanza successivamente constatata e per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione del provvedimento a decorrere dalla sua notifica in forma esecutiva.  All’Espresso è stata pure inibita ogni futura pubblicazione non autorizzata di contenuti audiovisivi del Biscione.

La sentenza del Tribunale di Roma renderà illegale la pubblicazione di brevi estratti video dei programmi tv? Il Biscione sta cercando di erodere il sacrosanto diritto di cronaca e la libertà dell’informazione in nome dei suoi profitti? Mediaset già da qualche anno ha siglato un’intesa con il gruppo Rcs, autorizzandolo alla pubblicazione dei suoi contenuti video sui siti di Corriere della Sera o della Gazzetta dello Sport. Ma tantissimi altri siti web non hanno alcun tipo di contratto. E lo stesso gruppo Espresso si è sempre rifiutato di firmare accordi di questo genere con Mediaset. Ma il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi si è spinto oltre citando e minacciando i piccoli editori web rei di pubblicare link e notizie “dannose”  per il business del Biscione (vedi l’assurda vicenda tra Tv Digital Divide e Mediaset).

Il Tribunale di Roma, non nuovo a sentenze in favore delle battaglie di Mediaset, ha quindi affermato l’assoluta necessità di garantire un alto livello di protezione dei diritti d’autore, al fine di far cessare le violazioni e di prevenirle, escludendo che la pubblicazione di opere televisive di terzi possa essere giustificata da esigenze di natura «economica, politica o religiosa» in assenza del carattere dell’attualità dell’informazione. Le limitazioni al diritto d’autore, spiega la sentenza, rivestono natura eccezionale e trovano applicazione solo per i casi espressamente previsti dalla legge (contenuti attuali di carattere economico, politico o religioso) e solo a tutela di interessi costituzionalmente garantiti di rango pari o superiore rispetto a quelli cui derogano, non identificabili con gli interessi di tipo esclusivamente commerciale perseguiti dal gruppo Editoriale L’Espresso.

Secondo i giudici romani queste eccezioni non sarebbero riscontrabili nella pubblicazione di video tratti da programmi di puro intrattenimento. Un’interpretazione che però non convince il gruppo Espresso, che ha fatto ricorso alla sentenza non tanto per tutelare i propri interessi economici, quanto perché, in base ai legali del gruppo, la sentenza stessa lede il diritto di cronaca e di informazione, e la questione di principio riguarda tutti gli editori.

Fonte: ItaliaOggi

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