I-Com: Italia sempre ultima in Europa per banda larga

rapporto_i-com_2014_su_reti_e_servizi_di_nuova_generazione-copertina-212x300L’Italia è sempre in fondo alla classifica europea per diffusione della banda larga, ma sta facendo passi avanti e forse in qualche anno riuscirà a recuperare il tempo perduto.

La conferma arriva dall’I-Com Broadband Index (Ibi), l’indice dello sviluppo della banda larga in Europa elaborata dall’Istituto per la competitività guidato dall’economista Stefano da Empoli. La ricerca è contenuta all’interno del Rapporto su Reti e Servizi di Nuova Generazione, realizzato da I‐Com, l’Istituto per la Competitività. Ed è stata presentata oggi 19 novembre a Roma nell’ambito del convegno “Banda larga e tv, l’unione fa la forza?” a cui hanno partecipato gli operatori del mercato delle telecomunicazioni e delle tv e rappresentanti delle istituzioni.

Il Rapporto 2014 sulle reti e i servizi di nuova generazione ogni anno fotografa lo “stato di salute digitale” del nostro Paese nel contesto internazionale, fornendo indicazioni di policy utili per rafforzamento competitivo delle imprese che operano nel settore in uno scenario convergente in forte evoluzione.

Curato da Silvia Compagnucci e Bruno Zambardino lo studio è suddiviso in tre sezioni, lo studio raffronta le performance dei diversi paesi europei in fatto di sviluppo della banda larga, analizza il mercato delle tv connesse e mette a fuoco le priorità delle imprese operanti nel mercato del digitale.

I‐Com Broadband Index (IBI) 2014 – la classifica dello sviluppo della banda larga in Europa

  • A livello europeo, si assiste ad una sostanziale convergenza: escluse le 6 nazioni in testa alla classifica, i 15 paesi successivi sono collocati in un range di soli 16 punti. Dalla Germania all’Ungheria, passando per Spagna, Francia e Austria, è in atto un fenomeno di grande slancio verso l’innovazione delle infrastrutture e dei servizi;
  • I primi tre posti della classifica sono occupati da Svezia, Finlandia e Olanda, che si distinguono in particolare per velocità delle connessioni e penetrazione della banda larga mobile;
  • L’Italia, pur rimanendo ancorata alla coda della classifica (in terz’ultima posizione, prima di Grecia e Cipro), registra un forte progresso rispetto al 2012, passando da un valore IBI di 42,4 al 49,1 del 2013. Alla base di questo miglioramento è la crescita del numero di abitazioni connesse alla broadband, passate dal 55% del 2012 al 68% del 2013. Si è trattato della performance relativa migliore a livello europeo;
  • Tra le Regioni italiane, l’Emilia-Romagna ha la percentuale più alta (75%) di abitazioni connesse alla broadband, seguita da Provincia di Bolzano e Veneto (74%) e dall’Umbria (73%). In fondo alla classifica le regioni del Sud: dal 60% di Campania e Puglia al 58% della Sicilia. La Basilicata ha registrato il maggiore tasso di crescita a livello nazionale, passando dal 43%
    di case connesse nel 2012 al 65% nel 2013.

Pensato per condensare in un ranking di valori da 0 a 100 il livello di sviluppo broadband nei mercati TLC fissi e mobili dei paesi europei, l’IBI è realizzato mettendo a sistema dati relativi a copertura 4G, accesso quotidiano a internet, diffusione dell’e‐commerce, velocità di trasmissione, sviluppo della banda larga, etc.

Il mercato delle tv connesse e smart

Nel corso del convegno romano sono state anche approfondite le dinamiche di un mercato nuovo, quello delle tv connesse a Internet. Lo sviluppo delle nuove tecnologie, incrociato con un approccio sempre più digitale e connesso ai consumi, sta rivoluzionando la dieta mediatica degli spettatori televisivi di tutto il mondo. Questo lo stato dell’arte e le prospettive del mercato delle tv connesse, secondo il Rapporto I‐Com:

  • Quasi la metà delle tv vendute nel mondo è smart, cioè direttamente connessa alla rete. Nel 2014 arriveranno al 44% del totale degli apparecchi distribuiti a livello globale. Nel 2013 la loro quota di mercato è aumentata del 55% rispetto all’anno precedente;
  • Nel mondo, oltre 300 milioni di abitazioni possono accedere oggi a servizi online tramite le cosiddette tv connesse, cioè collegate a internet non solo in via diretta ma anche tramite consolle, lettori smart di DVD e Blu‐Ray, appositi set‐top‐box o decoder, smart key etc. Nel 2020, saranno circa 1 miliardo;
  • La maggior parte dei nuovi dispositivi sarà installato in Cina (160 milioni), USA (92 milioni) e India (75 milioni). In Europa, il Regno Unito registrerà un tasso di penetrazione tra i più elevati al mondo, con il 50,6%, facendo meglio di Giappone (48,6%) e Usa (47%);
  • In Italia, nel 2013, sono state vendute 1,2 milioni di tv connesse (Assinform). Il Politecnico di Milano stima che alla fine del 2014 si arriverà a quota 5,9 milioni e ad un volume di ricavi pari a 35 milioni di euro, con una crescita del 40% rispetto al 2013. Solo il 35% di tali dispositivi sarà effettivamente connesso ad Internet. Secondo Agcom, le smart tv sono diffuse tra il 17% del pubblico, ma solo l’8% le usa come piattaforme per accedere al web;
  • È un fenomeno diffuso anche a livello internazionale: negli USA, è collegato al web solo il 37,8% delle tv con acceso alla rete (a fronte di un tasso di penetrazione del 63%). In altre parole, il consumatore acquista tv connesse, di cui però non comprende/utilizza appieno le potenzialità, evidenziando la persistenza di criticità sul fronte dell’awareness e dell’alfabetizzazione digitale;
  • Nel 2014, i ricavi globali degli operatori OTT video (servizi video on‐demand, Over The Top) tra cui
    Netflix, Amazon e iTunes si attesteranno poco sotto i 20 miliardi di dollari, ma sono destinati a
    raddoppiare entro il 2020.

Priorità e strategie di sviluppo: il punto di vista di aziende Telco e broadcster

Il Rapporto I‐Com si conclude con un focus sulle opinioni delle principali aziende del comparto (Alcatel Lucent, Ericsson, Mediaset, Rai, Sky, Telecom Italia e Vodafone) rispetto a opportunità e sfide da affrontare. Questi i driver di sviluppo evidenziati in maniera più ricorrente:

  • Accelerazione nella digitalizzazione della PA;
  • Regolamentazione più equilibrata, che consenta a tutti gli operatori di competere in un ecosistema digitale in grado di coniugare tutela del consumatore e istanze di business;
  • Sviluppo di politiche industriali capaci di stimolare domanda e offerta di contenuti digitali;
  • Rafforzamento delle competenze digitali da parte delle imprese e da parte dei cittadini (alfabetizzazione).

Fonte: i-com.it

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