Copyright: domani in vigore il regolamento Agcom su diritto d’autore online (che rischia di finire in tribunale) #ddaonline

internetcensura.2jpgParte domani 31 marzo 2014, tra mille polemiche e contestazioni, l’attuazione del regolamento Agcom sul diritto d’autore online. Un provvedimento duramente contestato dalle associazioni di consumatori e dagli Internet Service Provider, che rischia verosimilmente di ledere i diritti civili e le libertà fondamentali che offre la Rete, per colpire la pirateria su Internet.

Contro la delibera Agcom 680/13/CONS, che consentirà all’Autorità di imporre agli ISP la cancellazione dei contenuti illegali, previa denuncia e procedimento, pendono però ben tre ricorsi al Tar del Lazio.

Il problematico regolamento, spiega oggi Alessandro Longo su La Repubblica, permetterà agli autori o ai proprietari di un’opera di segnalare direttamente all’Agcom i contenuti pirata sul web (di qualunque tipo: musica, film, foto, libri, giornali, videogame). L’Authority poi valuterà se avviare un procedimento. Nel caso, interpellerà due diversi tipi di provider: quelli che danno accesso a Internet e quelli che ospitano il sito in questione sui propri server. Segnalerà la cosa anche al gestore della pagina dove c’è il contenuto contestato e all’utente che lo ha pubblicato. Se una di queste figure interviene per rendere il contenuto non più accessibile, la questione si chiude qui. Altrimenti comincia un dibattimento in cui, via Internet, gli interessati possono difendere la liceità dell’uso di quel contenuto.

Entro 35 giorni dalla segnalazione l’Agcom deciderà in merito, oppure (nei casi più gravi) entro solo 12 giorni. Se stabilisce che il contenuto è illegale, chiederà ai gestori del server di eliminarlo dalla Rete. Questa via è fattibile però solo se i server sono in Italia. Se sono all’estero (come avviene spesso con i contenuti illegali) l’Autorità chiederà ai provider Internet di applicare un filtro per impedire ai propri utenti di accedere a quel contenuto. Per gli ISP che non eseguono l’ordine, c’è una sanzione fino a 258 mila euro. L’Agcom però ha la facoltà di bloccare l’intera procedura se una delle parti avvia un’azione giudiziaria.

Agcom ha poi definito il trasferimento di ingenti risorse, quasi 600 mila euro, alla Fondazione Ugo Bordoni, per rendere operativo il provvedimento che prevede l’interdizione dell’accesso ai siti pirata. La convenzione, stipulata dal presidente Cardani con Alessandro Luciano, oggi presidente Bordoni ma commissario Agcom dal 1998 al 2005, prevede l’affidamento della gestione informatica del provvedimento (con il sito www.ddaonline.it) alla fondazione, in quanto ente di ricerca e sotto la responsabilità dell’Ufficio diritti digitali della Direzione Servizi Media dell’Authority.

Fino ad ora solo l’autorità giudiziaria ha potuto emanare questi ordini, scrive Alessandro Longo. È proprio su questo punto che i ricorsi fanno perno: sostengono che Agcom non è titolata ad agire in materia.

Da una parte c’è il ricorso di Guido Scorza ed Ernesto Belisario, che sostengono come legali l’Associazione nazionale stampa online (Anso) e Federazione dei media digitali indipendenti (Femi) e Open Media Coalition. Al tribunale amministrativo del Lazio, chiedono di valutare la legittimità del regolamento che ha tanto fatto discutere in questi ultimi due anni. Due gli argomenti a supporto del ricorso: legittimità dell’intervento autonomo dell’Authority senza pezza d’appoggio dello Stato: pericolosità e legittimità del percorso abbreviato extragiudiziario. Il rischio è quello di calpestare la libertà di informazione, il diritto al giudice naturale, il diritto ad un giusto processo ed un giusto procedimento.

Dall’altra, Fulvio Sarzana sostiene Assoprovider, Confocommercio e varie associazioni dei consumatori. I ricorrenti la mettono sul piano dei diritti civili, sostenendo che solo un’autorità giudiziaria può limitare il diritto degli utenti di pubblicare contenuti su web o di accedere agli stessi. C’è anche da considerare che quando un provider Internet oscura un sito, per la presenza di uno o più elementi pirata, impedisce l’accesso a tutti i suoi contenuti, anche a quelli leciti.

Alcune fonti rivelano che anche il colosso delle telecomunicazioni Wind ha impugnato il regolamento, che per il momento non smentisce né conferma. Non ha ancora deciso se confermare il ricorso già notificato ad Agcom depositando lo stesso presso il Tar del Lazio (in questo caso Wind è preoccupata degli oneri per richiesta di blocco che è in capo ai provider).

Anche la Commissione europea, esprimendosi sulla bozza di questa delibera, aveva chiesto ad Agcom di chiarire in che modo si intendessero tutelare i diritti civili fondamentali degli utenti. Agcom ritiene di aver recepito questo rilievo con la versione definitiva della delibera. Fatto sta che la Commissione ha decretato chiusa la questione. Non è finita, però, perché la prossima mossa dei ricorrenti sarà chiedere proprio alla Commissione di riesaminare il fascicolo.

Fonti: La Repubblica | Il Fatto Quotidiano | webnews.it | corrierecomunicazioni.it

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