Asta frequenze tv, il governo Letta prende tempo

L’asta delle frequenze tv? «Se ne parla. Abbiamo inviato il bando a Bruxelles e stiamo aspettando che si esprimano la direzione della concorrenza e delle comunicazioni». Così ha dichiarato il vice ministro dello Sviluppo economico, Antonio Catricalà, in occasione dell’89esima Giornata Mondiale del Risparmio, relativamente alla gara pubblica imposta dall’Europa per aprire il mercato tv italiano. «Comunque non c’è fretta – ha aggiunto Catricalà – visto che non mi sembra ora il momento migliore per vendere le frequenze che valgono molto, mentre i soldi scarseggiano».

L’11 giugno scorso sono stati inviati ai commissari per la Concorrenza Joaquim Almunia , e Neelie Kroes per l’Agenda Digitale, gli schemi di bando e di disciplinare della gara per i mux del digitale terrestre predisposti in base al regolamento dell’Agcom. Secondo la Commissione Europea, la competenza sul disciplinare di gara è però soltanto del commissario Almunia. La Commissione ha sempre ripetuto che la gara deve essere equa in termini di concorrenza, consentendo ai nuovi operatori di entrare nel mercato del digitale terrestre. In luglio poi il vice ministro dichiarava che la gara è in linea coi tempi tecnici di Bruxelles e che dovrebbe concludersi all’inizio del 2014. Ma visti i tempi e le esitazioni del governo Letta, l’agognata e criticatissima asta, che rischia di andare deserta, potrebbe slittare ancora. In attesa di tempi e ricavi migliori.

Secondo l’ultimo bando, l’ex Beauty Contest, contestato e riformato più volte, infatti, metterà in gara (con diritto d’uso ventennale) dei multiplex di scarsa qualità, che hanno fatto sorgere alcuni dubbi agli stessi commissari europei, e che molto probabilmente suscitano scarso interesse negli operatori tv ammessi all’asta. I lotti della gara (L1, L2 e L3), predisposti dall’ex ministro Passera e dall’Agcom, contengono infatti le frequenze meno perfomanti dell’intero pacchetto in vendita, con canali in banda VHF non ricevibili in molte grandi città e in milioni di abitazioni in tutta Italia.

Ma al di là della reale apertura del mercato tv imposta dell’Ue, la decisione del governo di congelare l’asta potrebbe dipendere dalla esclusione (clamorosa) delle emittenti nazionali e dominanti del mercato italico. Rai, Mediaset e TI Media infatti non potranno partecipare per regolamento. Sky invece si, ma solo per un lotto. “Per rispondere all’obiettivo di garantire un maggior grado di concorrenza e pluralismo nella diffusione dei contenuti, come richiesto anche dalla Commissione europea, il provvedimento consente di concorrere per tutti e tre i lotti (L1, L2, L3) ai soli nuovi entranti o piccoli operatori (cioè che detengono un solo multiplex) e per due lotti agli operatori già in possesso di due multiplex; limita ad un solo multiplex la partecipazione degli operatori integrati, attivi su altre piattaforme con una quota di mercato superiore al 50% della tv a pagamento; esclude dalla partecipazione alla gara gli operatori che detengono tre o più multiplex“, si legge in una nota dell’Agcom.

Fonti: key4biz.it | adnkronos

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