Sky Italia, ok a premi di risultato e 100 assunzioni a tempo indeterminato

Sky Italia, nonostante il trimestre ottobre-dicembre 2012 in perdita operativa di 20 milioni di dollari (15,24 mln di euro) e gli abbonati in calo a quota 4,83 milioni, cerca di non accodarsi alle politiche di severa austerity praticate da tutti gli altri gruppi editoriali nazionali, e conferma i premi di risultato a motivazione delle risorse umane.

Inoltre, scrive Italia Oggi, grazie a un accordo con i sindacati, è partita, in tre tranche (febbraio-aprile-giugno 2013), la trasformazione dei contratti a tempo determinato in tempo indeterminato per un centinaio di persone operative in tutte le business unit del gruppo, che conta su oltre 4 mila dipendenti. Alla stabilizzazione delle risorse che già da 3-4 anni avevano accettato contratti a tempo determinato fa da contraltare, tuttavia, anche qualche razionalizzazione: quasi un centinaio di persone, infatti, tra gennaio e giugno 2013, non ha avuto il rinnovo del contratto a progetto, o di somministrazione, o a tempo determinato ma molto recente.

Anche in questo caso i profili professionali sono molto trasversali: c’è qualche giornalista che andava in video, qualche commentatore, qualche autore, e poi figure operative in differenti ambiti. Molti erano stati coinvolti in Sky nei primi mesi del 2012, con contratti annuali legati, soprattutto, al picco Olimpiadi di Londra 2012. Ed è abbastanza naturale, crudele ma comprensibile, che, esaurito il picco, non siano poi stati confermati. C’è anche qualche nome eccellente tra quelli che hanno terminato l’avventura con Sky: ad esempio, il talent Anna Laure Bonnet, che un tempo si occupava di Formula 1, o il giornalista Francesco Bonfardeci, in Sky Sport dal 2008 e specializzato nel basket americano universitario Ncaa.

Sul fronte basket, peraltro, Sky sembra intenzionata a non rinnovare il contratto per la trasmissione e telecronaca degli incontri della Nba (i diritti costano due milioni di euro all’anno non trattabili). Si sta provando a convincere Mediaset: la Nba, magari, sarebbe anche molto felice di tornare in tv in chiaro su canali nazionali. Ma il Biscione non ha alcuna intenzione di spendere soldi per il basket, né in versione pay né, soprattutto, in versione free.

Sul fronte dei diritti sportivi, infatti, pare funzionare molto bene il cosiddetto modello ibrido, quello già sperimentato da Sky e Mediaset nella Champions league ed Europa league di calcio (e dal prossimo anno nella MotoGp) o quello tra Sky e Rai per la Formula 1, le Olimpiadi, i Mondiali di calcio. Per esempio, pur spendendo molto meno per l’acquisto dei diritti delle gare, la Rai, nei primi due Grand Prix di quest’anno, ha notevolmente aumentato i telespettatori rispetto al 2012: il Gp di Australia ha avuto una audience di 4,846 milioni (+70,5% rispetto ai 2,841 mln del 2012), e il Gp di Malesia 2013 ne ha avuti 4,467 milioni, +9,3% rispetto ai 4,087 mln del 2012.

Fonte: ItaliaOggi

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