Privacy. Stallman: “Siamo prigionieri della Rete” (2)

Per Richard Stallman, guru del software libero, condividere se stessi su social network, motori di ricerca e tablet è infilarsi volontariamente in una galera dorata, senza sbarre ma totale.

Stallman ha raccolto numerose prove secondo cui dietro ai software proprietari si nasconde una vasta operazione di controllo che spia costantemente gli ignari utenti. Windows ad esempio ha almeno due sistemi di sorveglianza. Ogni volta che l’utente cerca qualcosa nei suoi file il sistema e il suo firewall riportano un messaggio a qualcuno. Mentre in fase di aggiornamento si pensa che il sistema Microsoft segnali la lista di tutti programmi che installati dallo stesso utente. «Alla fine degli anni Novanta –  afferma Stallman – questo era fatto apertamente, ci furono molte critiche, la Microsoft allora tolse il dispositivo, ma poi lo rimise di nascosto qualche anno dopo. Qualcuno lo ha scoperto e c’è voluta una certa perizia perché i dati vengono inviati criptati e se guardi il traffico di rete non vedi che cosa viene mandato. Ma qualcuno ha trovato il sistema per entrare nei codici usando una funzione di callback e ha guardato i suoi dati prima che fossero criptati e spediti via Internet e così ha visto che c’era la lista dei programmi che aveva installato».

Insomma Windows di Microsoft può scoprire automaticamente tutto ciò che facciamo sul pc. «Ma la questione è più complicata. Prima di tutto non abbiamo la lista completa delle spy features, potrebbero essercene di più. Ad ogni modo, le manette digitali le possiamo vedere. Il sistema non ti permette di fare un certo lavoro quindi è disegnato per non permetterti di farlo. L’hardware di quasi tutti i pc oggi è malevolo. I dati vengono mandati dal processore al monitor criptati. E, come succede nei moderni videoregistratori, è impossibile collegare un videoregistratore a un computer e registrare un film che stai guardando».

«Windows è colpevole perché decide per te. Poi in Windows ci sono due backdoor: una è stata disegnata per la polizia e i servizi segreti di quaranta paesi. Ma ce l’hanno anche i criminali. Grazie ad uno speciale programma è possibile realizzare una memoria Usb che quando viene inserita in una macchina Windows ne prende il controllo. Quindi è disegnata per ingannarti. Ad esempio ha anche una funzione per togliere la cifratura».

«Non sopporto lo spionaggio dello stato sui cittadini. Penso sia un attacco alla democrazia. Sono i governi che ci sorvegliano. Quello che è successo a Genova nel 2001 è una delle prove. Ma torniamo alle backdoor, voi giornalisti avete la cattiva abitudine di saltare da un argomento all’altro. Quando Windows ti chiede di fare un aggiornamento, la Microsoft può installare dei cambia- menti anche se tu dici di no. In pratica possono prendere il controllo totale della macchina. Ho tutte le prove. Una delle backdoor è gestita dal programma Cofee. Anche il Mac ha le manette digitali e gli iCosi (così Stallman chiama iPhone e iPad perché «sono dei mostri», ndr). Per sbloccare gli iCosi bisogna fare un jail break, un’evasione, perché gli iCosi sono progettati come delle prigioni. Quindi non li compro perché non voglio stare in galera».

«Apple per altro ha ammesso di avere delle backdoor che possono essere installate da remoto. Flash Player ha una funzione di sorveglianza che si chiama «super cookie» che traccia i siti e poi ci sono anche lì le manette digitali. Senza contare l’esempio di Amazon Kindle swindle (qui Stallman gioca con le parole perché swindle vuol dire truffa, ndr) progettato per togliere ai lettori la tradizionale libertà di lettura, cancellando da remoto i libri sul tuo computer».

Non pensa che i giovani, grazie anche all’utilizzo diffuso dei social network, siano meno consci del valore della libertà e della privacy, rispetto a generazioni precedenti? (chiede Alesssandro Fava) «È una domanda cretina. –  sbotta Stallman – È come chiedere se gli italiani sono felici o no. Non accetto le generalizzazioni. E poi penso non sia vero. I giovani sono consci dei problemi sulla privacy. Questo non vuol dire che ne colgano i dettagli o sappiano come difendersi ma almeno ci pensano. Certo non ci pensano come ci penso io. Io dico che non uso queste cose. Punto».

Stallman è tra i promotori della campagna: Non mi trovi su Facebook (Fb), per alcuni semplici motivi:  «È un sistema di sorveglianza. E io non voglio essere controllato. In pratica invitano la gente ad essere codarda e dire: lo so che mi spiano, ma non posso resistere. Invece di dire è male, non voglio toccarlo. Sostenere che chi non c’è vive fuori dal mondo, è una balla. Io non ci sono e riesco ad essere influente. L’unico inconveniente è la pressione sociale incredibile per convincerti ad usare Fb. Ma praticare lo sforzo di non essere sui social network ti rende più forte nel resistere alla pressione sociale in futuro. Ogni sistema di comunicazione che chiede alla gente il suo vero nome non è buono. Magari non lo pubblicano ma insistono per averlo e quindi anche il “Grande fratello” può averlo».

«Comunque non vanno neppure usati i multiservice della stessa compagnia perché abbinano le ricerche sul web con la tua mail, il tuo nome e quindi acquisiscono informazioni sensibili. Ci sono sistemi per usare Google senza essere spiati ma se ti connetti con un account gmail sanno chi sei. La società dovrebbe combattere tutti i servizi che chiedono il vero nome agli utenti.  La Free Software Foundation di- ce che se metti delle pagine su Fb che ci supportano siamo contenti ma noi non abbiamo nessuna pagi- na Fb e non ne incoraggiamo l’uso. Molto meglio mettere a disposizione parte dei tuoi dati sul tuo server per alcune persone che lo vogliono e che tu decidi. E con quel dispositivo comunicare. Fb presenta molti rischi: ad esempio possono licenziarti se hai una crisi depressiva o t’ammali».

Anche i cellulari per Stallman sono dei dispositivi di sorveglianza, «in pratica trasmettono la posizione geografica e funzionano come registratori. Tramite un cellulare o un palmare possono fare quello che vogliono a tua insaputa. Le rivoluzioni tecnologiche possono essere un’opportunità per attaccare i nostri diritti. Per questo ho paura delle innovazioni tecnologiche: possono es- sere buone di per sé ma possono essere usate dalle compagnie che vogliono acquisire nuovi poteri su di noi e quindi progettano un nuovo dispositivo per attaccare i nostri diritti».

Ma qualcuno può dire: che diavolo se ne fanno con tutti questi dati… Beh con un dissidente politico è chiaro che ne fanno. Dissidente politico e terrorista sono la stessa cosa. Quindi se organizzi una manifestazione e non vuoi che la sabotino o che facciano degli arresti di massa prima del corteo, è meglio che tu non tenga un cellulare nelle assemblee oppure togli la batteria. Adesso lo fanno anche i manager».

p.s. Alla fine della conferenza Stallman consegna al giornalista del Manifesto il suo biglietto da visita, scritto come un annuncio personale: «Per condividere buoni libri, cibo sano, musica esotica e danza, te- neri abbracci, insolito senso dello humour».

Fonte: Il Manifesto

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