Fibra ottica, a Milano un tesoro da mezzo miliardo

Sotto la “pelle” di Milano si nasconde un tesoro prezioso da almeno mezzo miliardo di euro. È la fibra ottica degli operatori telefonici, che scorre a qualche spanna dal manto stradale ma anche nelle profondità delle cantine e persino arrampicata sulle verticali dei palazzi.

In Italia Milano è un caso (quasi) unico perché il dominus della fibra non è l’ex monopolista telefonico, cioè Telecom Italia, che secondo l’Agcom detiene a livello Paese una quota di mercato relativa agli accessi in banda larga (in rame) di quasi il 53%: ma Metroweb, una ex società municipalizzata che oggi si trova a giocare il complicato risiko delle reti ultraveloci in una posizione che sta diventando di minoranza. Metroweb, infatti, vorrebbe continuare a portare la fibra ottica nelle case dei milanesi, come ha iniziato a fare già alla fine degli anni novanta quando costruì la rete di Fastweb, che ancora oggi è il suo cliente più importante (nonché azionista con l’11,2% delle quote). Ma i concorrenti, a partire da Telecom, sostengono che oggi esiste un modo più economico per costruire questi nuovi network in banda ultralarga.

Quale? L’architettura di rete utilizzata da Metroweb è l’Ftth, il famoso “Fiber to the home” che garantisce le massime prestazioni dei network ma che costa fino a quattro-cinque volte in più del rame, anche se dipende dalla densità di popolazione: quindi da 400-800 euro contro meno di 200 euro a cliente rispetto ai collegamenti nei quali la fibra arriva fino ai cabinet, cioè agli armadi che distano dagli appartamenti in media 400 metri, per poi proseguire con il rame. Il modello scelto da Telecom.

Piccolo flashback: dopo un trascorso “pubblico”, la seconda vita di Metroweb inizia nell’autunno del 2006 quando Aem la cede al fondo inglese Stirling Square, che offre per il campioncino della fibra 232 milioni di euro, di cui circa duecento sono rappresentati dal debito della società. Oggi l’azionista di maggioranza di Metroweb è il fondo F2i di Vito Gamberale, che s’accompagna a un altro big della finanza pubblica: il Fondo strategico italiano, controllato dalla Cassa depositi e prestiti.

Nella battaglia sui Next generation networks (Ngn) proprio a Milano Telecom e Metroweb hanno tentato un accordo sui “verticali”, cioè sul cablaggio dei palazzi, per delle nozze che ipotizzavano la creazione di una newco ad hoc. Una prova di dialogo naufragata. Fallite le nozze sui verticali è stato poi il momento delle alleanze (im)possibili e del coup de théatre che ha riscritto la geografia delle amicizie sull‘internet super veloce: ventiquattrore dopo l’annuncio di un nuovo investimento da 400 milioni, Fastweb rende pubblico un accordo di cooperazione con Telecom sulla così detta rete “primaria”, quella che collega le centrali telefoniche ai cabinet.

Ma quanto vale la fibra di Milano? Secondo alcuni analisti si parla nel complesso di almeno mezzo miliardo di euro, tenendo conto che in città Metroweb è l’operatore che ha investito di più arrivando a possedere un’infrastruttura con 375mila chilometri di fibra. Qualche numero: essendo gli edifici “passati” circa 40mila e il costo di cablaggio completo per ciascun edificio di circa 8-9mila euro, si arriva a una cifra non lontana da 400 milioni di euro. La fibra di Telecom è invece di circa 1.500 chilometri e varrebbe, secondo dati non confermati dall’azienda, altri 100 milioni. E intanto la stessa Telecom, dopo il divorzio da Metroweb, è andata avanti per la propria strada cablando la verticale di 7.800 edifici, che diventeranno 15mila a fine anno.

A questo punto Metroweb dovrà continuare a giocare la sua carta più forte: la stessa fibra, magari coinvestendo insieme con Telecom e Fastweb sulla rete primaria ma allo stesso tempo facendo valere la sua posizione strategica di unico operatore in grado di connettere le case direttamente. C’è da chiedersi infine se l’Ftth non sia tramontato, visto che persino Fastweb pare tornata sui propri passi abbracciando il modello più prudente di sviluppo della fibra di Telecom: «Il futuro rimane la fibra direttamente a casa – sostiene Guido Garrone, senior advisor in Accenture, uno degli artefici dello sviluppo della rete in fibra ottica di Fastweb e poi in Swisscom, dove è stato per tre anni Chief technology officer – come sta già succedendo negli Stati Uniti, Giappone, Corea e in molte città dell’Europa settentrionale, per esempio Parigi, Amsterdam e Stoccolma. Forse, però, la pigrizia digitale degli italiani può giustificare questo passaggio intermedio al cabinet ma solo l’Ftth assicurerà una banda veramente affidabile».

Fonte. Il Sole 24 Ore

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