Rai: senza accordo spunta l’ipotesi proroga per il Cda

La riforma della Rai, già ridimensionata secondo le ultime dichiarazioni del ministro Passera, rischia di naufragare definitivamente. I vertici della politica nè discuteranno giovedì prossimo con il professor Monti, ma senza un accordo tra Pdl, Pd e Udc, pare possibile, secondo Marco Mele de Il Sole 24 Ore, una proroga dell’attuale Consiglio di Amministrazione guidato da Lorenza Lei.

Un’ipotesi che neanche Alfano e il Popolo delle libertà chiedono e auspicano come soluzione di ripiego. Ma le parti politiche a Montecitorio sembrano distanti: Passera ha dichiarato chiaramente che le nomine del nuovo Cda (previste la fine del mese di marzo) si faranno con le vecchie regole della famigerata Legge Gasparri, che regala  alla politica le nomine di 7 consiglieri Rai (su 9). Ma Bersani del Pd continua a ripetere di non avere intenzione di partecipare nuovamente alla nomima del Cda con queste imposizioni, e minaccia di boicottare le votazioni in Commissione di Vigilianza Rai.

Effettivamente pare poco verosimile che il Partito Democratico si astenga dalla solita spartizione delle poltrone di viale Mazzini, votazione che senza i voti di Idv e Terzo Polo andrebbe a negare il numero legale nelle riunioni della stessa Commissione. E’ molto più probabile che il Pd provi a ricavare dei vantaggi sulle nomine del presidente, del consigliere nominato dal Tesoro e su quelle del direttore generale che potrebbe ottenere qualche potere in più.

Anche perchè il commissariamento dell’azienda tv pubblica appare impraticabile alla luce degli obiettivi di parità di bilancio, attuati dal Piano industriale di emergenza con tagli e ridimensionamenti, e del faticoso arginamento del debito da centinaia di milioni di euro accumulato dalla Rai. Solo una legge ad hoc proposta dal governo e votata in Parlamento potrebbe cambiare le regole di nomina del Consiglio per modificare così la governance. Ma anche questa, considerando le divisioni politiche, sembra una soluzione quasi impossibile.

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