Menduni: “Col digitale rischio desertificazione della comunicazione locale”

Con lo Switch-off e il passaggio al digitale terrestre si rischia «una forma di desertificazione dell’iniziativa comunicativa locale». Lo ha affermato Enrico Menduni, ordinario di Culture e Formati della Televisione e della Radio all’Università di Roma Tre, parlando a margine di un convegno sul digitale terrestre tenutosi a Firenze.

«Il digitale terrestre – ha detto – si accompagna a una redistribuzione del potere televisivo impressionante». Secondo Menduni infatti «le emittenti locali rischiano di essere marginalizzate o di sparire, cosa che vuol dire una diminuzione della biodiversità informativa, e potrebbe arrivare a una forma di desertificazione dell’iniziativa comunicativa locale. La sopravvivenza delle piccole emittenti locali e provinciali va molto al di là delle loro stesse dimensioni, è un fatto di pluralismo, di libertà, di cultura». Il digitale terrestre invece «sta potenziando – ha osservato lo studioso – quelle emittenti nazionali che sono in grado di effettuare la televisione a pagamento. Per adesso ce n’é una sola, Mediaset, che con Sky sta facendo la parte del leone perché sono riuscite a procacciarsi il ricco mercato dei pagamenti degli utenti. La Rai rimane al palo, e le emittenti locali non sono certo in grado di mettere su questa nuova forma di ricavo che attualmente è la più promettente». (ANSA)

2 thoughts on “Menduni: “Col digitale rischio desertificazione della comunicazione locale”

  1. TV LOCALI….. DOPO AVER LETTO MOLTO SU QUESTO SITO , VORREI LASCIARE UNA MIA OPINIONE :
    QUALI E QUANTE SONO LE TV LOCALI “DEGNE” DI TRASMETTERE?
    CE NE SONO TANTE E’ VERO , MA POCHISSIME SECONDO ME SONO DI QUALITA’ ED OFFRONO UN VERO SERVIZIO PUBBLICO LOCALE.
    IO NE SALVEREI AL MAX 5 PER OGNI REGIONE…MA NN VEDETE CHE FACENDO ZAPPING CI SONO IN GIRO SOLO TELEVENDITE?COME SI FA A DIRE CHE UNA TELEVISIONE CHE FA 12 ORE SU 24 DI TELEVENDITA OFFRE UN SERVIZIO D’INFORMAZIONE SUL TERRITORIO?
    CI SONO LE ECCELLENZE OVVIO , TIPO NEL LAZIO SUPER TRE, T9 , TELEROMA56, ROMAUNO, POIIII? , NELLA REGIONE DOVE RISIEDO (MARCHE) CI SONO TV CENTROMARCHE, E’TV,TELEADRIATICA E MOOOLTO DOPO TVRS….. POIII?COME VEDETE NN SBAGLIO …. 5 PER OGNI REGIONE…QUINDI GLI EDITORI LOCALI DOVREBBERO FARSI UN ESAME DI COSCIENZA E INVECE DI FARE OSTRUZIONISMO DOVREBBERO TOGLIERSI DI MEZZO….. SONO OLTRE 35 ANNI CHE ESISTE L’EMITTENZA PRIVATA E NON MI VENGANO A DIRE DI NN AVER AVUTO TEMPO O DI ESSERE STATI IMPOSSIBILITATI A NON OFFRIRE PROGRAMMI DI UTILITA’ E DI QUALITA’ AI TELESPETTATORI INVECE DEI CULI E DELLE TETTE CHE MANDANO IN ONDA LA NOTTE O DEI VARI ELETTROSTIMOLATORI O BAGGIANATE SIMILI E LE PERSONE CHE DOVESSERO ,PURTROPPO ,TROVARSI SENZA LAVORO DOVREBBERO PRENDERSELA SOLO CON I PROPRIETARI DELLE LORO EMITTENTI E NON CON IL DTT. FARE TV COSTA!
    E VENGONO PREMIATE (GIUSTAMENTE) SOLO LE ECCELLENZE !

    1. Ciao andrea B.,
      il problema che è gioco con il riassetto del dividendo digitale da parte del governo, che penalizza fortemente il comparto delle tv locali, non è da definirsi in termini di gusti o qualità dei contenuti tv. La discussione in atto su questo blog e tra le tv locali, il ministero e le parti sociali riguarda un settore dell’economia italiana, che viene ignorato (o peggio) per favorire quello delle tv nazionali. Lo sai che in Italia ci sono più di 600 tv locali? Saranno pure troppe, ma è una piccola industria che da lavoro a moltissimi tecnici, artisti e giornalisti, al di là del fatto che molte abbiano solo due o tre dipendenti, o che trasmettono per quasi tutto il giorno televendite. Tra l’altro la pubblicità delle aziende locali ha bisogno di uno spazio naturale per far crescere l’economia, e lo trova proprio sui canali regionali, che sono una risorsa nella maggior parte dei casi. Le più grandi e medie aziende delle tv locali (che non sono assolutamente 5 per regione, ma molte di più, ad esempio in Toscana se possono contare almeno 15) costituiscono anche un patrimonio per il pluralismo dell’informazione (lottizzata dalla politica a livello nazionale) e per la cultura e la tradizione della propria regione.
      Ti ripeto non è un discorso di qualità dei contenuti, che invece viene costantemente valutata dal mercato e dagli ascolti che valorizzano e tengono in vita un’emittente rispetto ad un’altra. Qui non si vengono premiate le eccellenze, il Ministero e l’Agcom, con le leggi del governo, stanno affossando tutto il settore, sottraendo 9 canali, tagliando i fondi del canone Rai da ripartire all’informazione dell’emittenza locale, e non concendendo neanche un equo indennizzo per l’esporprio delle frequenze. Le stesse graduatorie del Ministero che stanno decidendo chi dovrà tenere le frequenze e chi no, sono stabilite in base a criteri che non considerano il tuo metro di giudizio, cioè i gusti e le abitudini del telespettatore… Vedi tu…

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