L’Italia censura Internet, la Rete e il suo popolo non ci stanno

«La guerra contro Internet è una guerra contro i nostri figli», ha affermato solo qualche mese fa Lawrence Lessig a Montecitorio di fronte alle massime autorità governative. Un appello certamente non recepito dal governo italiano, cieco e sordo, che continua a sorreggere l’impero telecentrico e a porsi come nemico della Rete. Ma il paese, quello reale e virtuale, ha scoperto nel Web e in Internet il suo spazio di libertà e democrazia.

Dal 6 luglio l’Agcom (Autorità Garante per le Comunicazioni) avrà il potere di ordinare agli Internet Service Provider (Isp) di rimuovere contenuti on-line per via amministrativa sulla base di semplici segnalazioni dei detentori dei diritti, senza passare per il sistema giudiziario. Migliaia di siti potrebbero sparire da Internet, senza nessuna spiegazione per  utenti e proprietari dei siti, visto che saranno notificati solo gli Isp. Un provvedimento che poggia su basi giuridiche estremamente dubbie e senza precedenti in altri paesi sviluppati, che apre la strada a una potenziale censura su Internet generalizzata perchè senza il vaglio del sistema giudiziario.

In sintesi, secondo la delibera Agcom 668/2010 se il titolare dei diritti di un contenuto audiovisivo dovesse riscontrare una violazione di copyright su un qualunque sito può chiederne la rimozione al gestore che, in caso di richiesta  fondata, avrebbe solo 48 ore di tempo dalla ricezione per eliminare il sito dal Web. L’Agcom poi concederà altri 5 giorni per il contraddittorio tra le parti, nel caso che l’Isp non abbia provveduto alla rimozione del sito. Per i siti esteri, in casi estremi e previo contraddittorio, è prevista l’inibizione del nome del sito web», prosegue l’allegato B della delibera, lovvero dell’indirizzo Ip, analogamente a quanto già avviene per i casi di offerta, attraverso la rete telematica, di giochi, lotterie, scommesse o concorsi in assenza di autorizzazione, o ancora per i casi di pedopornografia».

Ma il popolo della Rete, sempre più vicino alla vita reale, non ci sta e si prepara a respingere il provvedimento censorio con gli strumenti che la stessa Internet offre, e che hanno permesso quella forte partecipazione democratica vissuta in occasione degli ultimi referendum. Una vasta rete di associazioni, studiosi, esperti e difensori del Web libero, che denunciano apertamente la censura della Rete, hanno avviato una mobilitazione che passa soprattutto attraverso Twitter, Facebook e vari siti Internet.

«L’allarme che si sta diffondendo in Rete sulle conclusioni del lavoro di Agcom sul diritto d’autore è giustificato». Lo afferma il responsabile del Forum ICT del Partito Democratico, Paolo Gentiloni. «Nei mesi scorsi l’Autorità aveva avviato una utile consultazione su Linee Guida che, accanto a positivi consensi, avevano suscitato richieste di modifica specie per quanto riguarda l’attribuzione ad Agcom di prerogative tipiche della Magistratura», sottolinea Gentiloni. «Ora di quelle modifiche si è persa traccia mentre si parla di un’improvvisa accelerazione che porterebbe a varare la prossima settimana una delibera ‘definitiva’ e non più sottoposta a consultazione pubblica. Sarebbe un grave errore». «La faticosa ricerca di un equilibrio tra libertà della Rete e tutela delle opere dell’ingegno deve proseguire senza forzature – conclude Gentiloni -. Anche perchè sul tema sarà chiamato a intervenire il Parlamento, come richiesto nelle scorse settimane da tutte le Autorità di garanzia».

«Moltissime azioni quotidiane in rete violano il diritto d’autore», spiega Luca Nicotra, segretario di AgoràDigitale, una delle associazioni che guidano la mobilitazione. «Un blogger che mette sul sito un video della sua festa di compleanno con all’interno una canzone, potrebbe ricevere una richiesta di rimozione, pena l’eliminazione automatica entro cinque giorni. Lo stesso vale per comunità di fan appassionati di Harry Potter».

La controffensiva della Rete si è spinta oltre fino all’uso di attacchi hacker dimostrativi come quello firmato ieri dagli attivisti di Anonymous che hanno mandato in tilt il sito dell’Agcom. E l’Autorità ha risposto: «E’ un gesto che danneggia tutti».  L’Agcom sottolinea che un qualsiasi provvedimento in materia di tutela del copyright sarà adottato dopo un procedimento caratterizzato dalla più ampia e interattiva consultazione e dalla massima trasparenza, e sarà aperto ai contributi costruttivi di chiunque persegua una linea di disponibilità al democratico confronto.

La realtà dei fatti però, come denuncia Nicotra, mette tremendamente a rischio la libertà di espressione in Rete: «Sarà il far west, con un approssimazione totale nella decisione di rimuovere o chiudere siti web, e decine, centinaia forse migliaia di contenuti innocenti e abusi del sistema. È questo l’ovvio risultato della censura, il motivo per cui non è mai accettabile in democrazia». Per fermare la delibera dell’Agcom è partita l’iniziativa No Censura. Una raccolta di firme e adesioni per evitare che l’Italia finisca in un incubo.

Aggiornamento 29/06/2011: Alle 14.30 del 28 giugno Ignoti hanno portato a termine un pesante attacco informatico al sito www.sitononraggiungibile.it, fulcro della campagna di mobilitazione democratica sul web contro la Delibera Agcom su diritto d’autore delle associazioni Adiconsum, Altroconsumo, Assonet, Assoprovider, rendendolo inaccessibile. L’attacco è stato diretto principalmente verso la banca dati contenente le email delle migliaia di cittadini che hanno sottoscritto l’appello per la moratoria delle regole dell’AGCOM.I sistemi di difesa dei dati hanno retto, e il sito è ora raggiungibile.

17 thoughts on “L’Italia censura Internet, la Rete e il suo popolo non ci stanno

  1. ….che a questi comunisti del cazzo il pericolo imminente della fine del saccheggio indiscriminato di musica, film e quant’altro sulla rete gli sta facendo venire l’orticaria e la prospettiva che vada in fumo la torre di babele su cui si sono accomodati
    grazie alla cosiddettà libertà di espressione della rete, termine con il quale in realtà si nascondono dietro un dito perchè alla fine quello che a loro
    interessa è fottersi la musica, i film e tutte le opere create da gente che di queste cose ci vive coadiuvate da migliaia di persone che ci lavorano
    in questi settori, dagli artisti, ai produttori, ai distributori, fino all’ultimo negozio di dischi, o di libri, della terra o all’ultima saletta
    cinematografica e così via……..Gente che deve chiudere i battenti e inventarsi un altro mestiere dopo aver sacrificato una vita a questo in nome della
    “LIBERTA’ DI ESPRESSIONE DELLA RETE” che non è altro che una maniera molto diabolica di rapinare il lavoro altrui. Forza AGCOM, chiudigli i rubinetti
    a questi parassiti, che vadano a lavorare e poi vadano a comnprarsela la musica, o i film o i libri o qualsiasi altra cosa che in questo momento la
    mancanza di regole su internet gli consente di fare a sbafo.

    1. Caro Lamneth,
      proprio i comunisti non c’entrano molto, e sinceramente deduco dal tuo discorso che tu non conosca il significato di questa parola, “comunismo”, che troppo spesso fuoriesce dalla bocca (sdentata) di B.
      Ti spiego: chi protesta nei confronti di una disposizione censoria come quella dell’Agcom (diretta conseguenza di una legge del ministro più fidato di Berlusconi, cioè Paolo Romani, per protegge le trasmissioni delle sue tv) di certo non è il difensore di scarica illegalmente materiale digitale coperto da copyright. Sicuramente non fa parte di associazioni che difendono i cracker o i pirati che lucrano sul mercato dei prodotti dell’industria discografica, cinematografica, televisiva e via dicendo. E’ ovvio infine che chi si oppone alla censura in rete non abbia nulla a che fare con “il saccheggio indiscriminato della musica” come dici tu… Sono solo persone che grazie alla rete e al web hanno avuto la possibilità di esprimersi meglio di prima, più di prima e soprattutto liberamente. Persone di tutto il mondo che attraverso i siti, i portali, i blog, i forum, le chat ecc hanno il potere di dire ciò che pensano e di cambiare il mondo in cui vivono (Hai presente cosa è accaduto poco tempo fa nel nord Africa e nel medio Oriente?), di scambiare, di collaborare, di condividere ciò che credono. Nuove pratiche, nuovi comportamenti sociali rapidi e liberi che possono creare movimenti intorno a un’idea comune, e possono concretamente forgiare una grande economia e tanto lavoro con nuovi modelli di business.

      Il problema della protezione dei contenuti digitali, che gente come te per produrli e venderli suda e fatica una vita intera, e logicamente ci guadagna il pane per vivere, è un problema di fondo. La rivoluzione della rete ha cambiato e sta cambiando le modalità dei consumi e l’intero ciclo del mercato (del tuo mercato) dei contenuti digitali. Purtroppo l’industria che tu citi non se n’è accorta o fa finta di nulla, e continua a sperare di vendere prodotti chiusi e esclusivi come venti anni fa con i CD e i DVD nei negozi. Quei tempi sono finiti. I contenuti grazie alla rete possono essere prodotti da tutti, rimodellati, remixati, riproposti, e anche venduti. Oggi non hai bisogno di una casa discografica per fare un disco, bastano gli strumenti informatici (oltre a quelli musicali). Non hai più bisogno della pubblicità in radio o in tv, basta un video “condiviso” su YouTube. Non hai quasi più la necessità di appoggiarti a una major per vendere il tuo prodotto musicale, basta il tuo sito Web. Ma la diffusione virale dei contenuti digitali circola così velocemente che non ha più senso il concetto stesso di copyright, quello di mantenre tutti i diritti riservati, come oggi affermano le normative sul diritto d’autore. Delle norme sulla tutela del copyright che spesso tutelano solo gli interessi delle industrie mainstream e lasciano poco o nulla ai veri autori.
      Il consumo illegale di contenuti (scaricati dalla rete) è una diretta conseguenza di questa trasformazione del mercato. Una pratica di consumo non più percepita dai consumatori stessi come fuori legge. L’industria dei prodotti digitali dovrebbe adeguarsi a questo cambiamento (fornendo servizi di downloading a pagamento a prezzi bassi, ad esempio, come già accade in parte negli USA), mutando le forme di protezione e le licenze delle opere d’ingegno, e non combattendo un mutamento inarrestabile con leggi anacronistiche e pericolosamente censorie, che potrebbero un giorno essere usate per tappare anche la tua bocca che ora liberamente sul mio blog grida un’idea (per te) giusta e leggittima.

      1. Caro Quezal, è ovvio ed evidente che solo un illuso come te può pensare di tappare la bocca a me e a migliaia di persone che la pensano come me, assolutamente convinti che la materia è un fatto insostituibile è che comprarsi un libro o un disco equivale anche ad un investimento, o andarsene al cinema è sempre una grande emozione e un modo di viversi la vita. Chi passa la vita davanti a un pc illudendosi che il futuro sia tutto qui dentro è l’espressione diretta della crisi economica e di valori che stiamo vivendo, altro che nuove opportunità di mercato e cazzate varie, e i risultati di queste nuove opportunità sono visibili a tutti: tonnellate di cagate musicali rovesciati su you tube, gente incapace che propone musica inascoltabile grazie alla libertà di cui dispone in rete ovviamente il tutto in libera confusione con gente assolutamente creativa che preferisce ancora la pubblicità in radio e televisione o i canali tradizionali per distinguersi da questa massa informe e inutile di cui sei fautore. Ma quanti anni uno dovrebbe campare per stare appresso a questa babilonia immondezzara che gira su internet? Ti do un consiglio, vai a lavorare e vatti a comprare un buon disco o un bel libro, vedi che li stampano ancora alla facciazza della rete che ti propone un miliardo di file di merda (e la cosa triste è che ci vanno a finire anche le cose buone dentro) che si sentono come la radiolina di mia nonna di 60 anni fa e che ci vogliono 400 anni per sentirli tutti quanti, così ti sentirai più utile soprattutto a te stesso e magari fra qualche anno qualche matusa come me te lo valuta pure il triplo di quanto l’avrai pagato. Anzi fanne tesoro di questo suggerimento, i comunisti come te sono molto sensibili alle speculazioni (pagare il meno possibile il lavoro o i beni degli altri, farsi pagare benissimo le cose proprie).
        P.S. Una domanda….. Se sfruttando tutte queste “OPPORTUNITA” che ti da la rete ti arrivasse una bolletta da 15000 euro al mese che faresti???

        1. Forse ti conviene rileggere ciò che ho scritto, Lamneth. Io non ti voglio zittire, dato che stai scrivendo su uno spazo libero, che la rete e gli strumenti del web ti consentono di utilizzare. Il provvedimento dell’Agcom o la crociata anti-pirateria e del controllo di Internet di Sarkozy invece potrebbero realmente impedirti (ma che peccato!) di dare allegramente del comunista a chi chessia in rete, come se fosse tra l’altro uno spregevole insulto in dialetto tauroniano… (e chi ha orecchie per…)

          Il mondo e la società in cui si vive, si lavora, si consuma, e si produce (e si crepa!) logicamente non è internet. Ma la rete è la comunicazione con la C maiuscola di oggi e del futuro; è e sarà la via e l’infrastruttura di un percorso che renderà forse questo piccolo mondo migliore (se vogliamo vederla in modo idealista e romantico). Le potenzialità sono infinite basta coglierle. C’è chi invece come l’industria culturale dominante vuol che le cose rimangano così come stavano e quindi fa pressioni e anche di più per impedire una qual certa evoluzione della specie.

          Il tuo grosso problema (oltre a vedere tutti coloro che non la pensano come te come “orribili comunisti” – questo è il link di wikipedia per comunismo così la facciamo finita) consiste nella tua personale visione di Internet come un unico contenitore di cose e prodotti mediali, dove tra l’altro i maleodoranti nerd rossi scaricano di tutto a più non posso! Beh ti comunico che sia Internet che il web sono invece dellle piattaforme dove possono essere applicate un numero impressionante di media, di altre piattafome mediali, e di miliardi e miliardi di contenuti he viaggiano in flussi quasi incontrollabili. Trovi della mondezza in rete, è normale c’è di tutto. E’ come fare un giro dentro il mercato più grande di Istanbul: puoi trovare quintali di robaccia, ma anche la più preziosa delle cose. Ci vogliono semplicemente i mezzi e gli strumenti che forse tu non possiedi.
          Il penoso abbassamento di qualità del mercato musicale di questi ultimi anni non è determinato certo dalla rete, ma bensì dalle scelte dei discografici che puntano solo sul sicuro o sulle squallide selezioni dei talent e reality show televisivi, nessuno rischio d’investimento su un’artista fuori dagli schemi, perchè dicono di essere in crisi, come se gli altri non lo fossero.
          Libri e dischi personalmente li acquisto come tutti i consumatori e spesso li compro anche online. E tu? Gli stessi artisti, anche i più legati all’industria discografica, mettono in vendita i propri album e pezzi scaricabili in formato digitale (si chiama Mp3 e sono algoritmi che comprimono i file audio eliminando i suoni non udibili dall’orecchio umano) che può essere realizzato anche in alta qualità.
          Infine, mi spiace darti questo dispiacere, ma un orribile e cattivissimo comunista in una ipotetica società socialista non dovrebbe preoccuparsi di speculare o risparmiare denaro dato che lo stato comunista avrebbe il doveroso compito di assegnargli una casa, un lavoro, un reddito, un’assistenza medica, una pensione, una connessione a internet. Ma io non pretendo tutte queste cose, mica sono comunista…
          p.s.: ti giuro ho fatto un’incomparabile sforzo di tre secondi per capire la tua domanda finale… ma niente. Provo comunque a rispondere: e se lavandoti tutti i santi giorni con l’acqua corrente ti arrivasse una bolletta di centiania di migliaia di euro??

          1. Bene caro Quezal, leggendo la tua replica alla mia ho l’ennesima conferma di avere a che fare con una categoria di gente che guarda (non la chiamerò più comunista, a questo punto rischio grosso, alla facciazza della libertà di espressione che la rete offre….) che guarda dicevo solo in un’unica direzione. Semplifico tutto davvero in parole povere, non mi sembra che valga la pena di stare qui a perdere altro tempo……in pratica chi come te ha avviato questa crociata contro chi vuole tutelarsi il proprio lavoro è molto peggio di un Sarkozy o di un Berlusconi qualsiasi di cui, personalmente non mi frega un tubo, anzi voglio sottolineare che a me della politica non mi frega niente, è che essendo un osservatore delle cose e della vita vedo che chi professa un ideologia che tende a sinistra le studia tutte per andare nel deretano degli altri. Infatti la differenza tra me, che la penso con la mia testa, e gli “orribili comunisti” (termine che hai utilizzato tu) è che appunto quelli di sinistra dicono tutti la stessa cosa esprimendo le loro opinioni come se avessero tutti un’unica testa e 4 argomentazioni da spiattellare tipo alla forca Berlusconi, a morte i censori di internet e altre cose di cui ci avete rotto i maroni, la cui vulnerabilità è direttamente proporzionale alla loro forza di reazione. Ponendo che non ne facciamo una questione personale perchè invece di stare a sbraitare sulla libertà di internet i rossi si ammoccano un prezzo della benzina che sale in maniera oscena giorno per giorno? perchè accetta di pagare 10 euro al giorno di parcheggi per sostare magari per necessità? perchè accettano di pagare una birra 5 euro, magari anche solo per farsi la menata con gli amici? e potrei fare altri mille casi……te lo dico io perchè……perchè la loro forza di reazione è zero di fronte all’invulnerabilità di queste cose. Forte con i deboli e deboli con i forti. D’altronde se i comunisti avessero avuto delle grandi idee uno come B li non ci sarebbe mai stato.
            Poi non ho bisogno di andarmi a vedere quel link, è storicamente risaputo e provato che i comunisti pretendevano la musica gratis già negli anni 70, perchè l’arte doveva essere DI TUTTI (che cazzata!) con conseguenti incidenti ai concerti, (ovviamente proletari figli di papà che arrivavano con le volvo e le parcheggiavano a qualche km di distanza) quindi figurati se aspettavamo internet per certificarlo……
            Non vado oltre, sappi che ho oltre 5000 dischi a casa, tutti pagati e sudati, e ne sono orgoglioso perchè ho saputo conquistarmeli, sento la musica da dio con un impianto della madonna, i file mi fanno cagare per come si sentono altro che alta qualità e guarda caso la mia collezione me l’hanno valutata (i giapponesi e gli americani, popoli evoluti….) già tre volte tanto di quella che l’ho pagata (che speculatore che sono, eh??….sporco capitalista antiproletario che non sono altro….).
            Ti riformulo la domanda in parole più semplici…..se in un mese ti arrivano 15000 euro sulla bolletta per musica scaricata, a sbafo ovviamente, secondo il tuo principio di LIBERTA’ DI ESPRESSIONE, che faresti?
            Te la do io stesso la risposta, meglio andarsi a comprare un cd…..costa meno e si sente meglio!!! hahahahahaha………….

          2. Il mio spazio su questa rete che disprezzi ma usi anche tu, caro fan dei Rush, è appunto aperto al dialogo e alla discussione, e soprattutto esiste per esprimere le mie idee e i miei pensieri personali, e non certo quelli di partiti, associazioni, comitati e movimenti sociali vari. Ti ripeto, chi come me ha denunciato norme anti-costituzionali e censorie, previste prima dal governo e imposte all’Agcom, non è certamente a favore del downloading illegale, ma vorrebbe far evolvere coi tempi la tutela del diritto d’autore. Chi come me ha espresso la sua opinione e la sua critica sulla vicenda, una questione che innanzitutto non ha nulla a che fare con sinistre e destre, ha dato anche un piccolo o grande (scegli tu) contributo perchè le stesse norme fossero ridiscusse e modificate, come sta già accadendo.
            Questo potere è quello dell’opinione pubblica che ha la grande forza di contribuire al vivere comune e modificare democraticamente, quando è il caso, la società, e grazie a Internet può essere costituita oggi anche dai semplici cittadini che un tempo non avevano le facoltà, i mezzi e l’audience per fare sentire la propria voce e le proprie personali idee (qualcuno la chiama e-democracy). Ma senza la libertà di espressione non si può esercitare questo potere.
            Il diritto d’autore è sacrosanto, ma il diritto dell’industria di fare esclusivamente profitto sulle opere degli artisti, come se fossero delle risorse scarse, è un modello economico del passato. Le stesse major invece vorrebbero prolungare la validità dei diritti (chiusi e esclusivi) di un’autore morto e sepolto dopo più 70 anni. Non puoi ridurre poi il problema ha una questione di supporto, perchè il disco, il CD, il DVD, il BlueRay (che sta miseramente fallendo) sono solo delle tecnologie, che cambiano e si evolvono nel tempo, che contengono le opere dell’ingegno che logicamente devono essere tutelate con dei diritti d’autore. Ti faccio notare poi che i tuoi CD sono registrati con dei formati digitali e che i tuoi aritisti preferiti incidono le loro opere su formati sempre digitali, che potenzialmente possono essere indentici a quelli che si scaricano e possono essere anche copiati e riutilizzati (anche se l’industria ha inventato i DRM). E molti artisti hanno intuito che il modo migliore per andare avanti è quello di vendere direttamente in rete le proprie opere anche in formato CD, nella versione windows ad esempio sono chiamati file wav. Questi supporti che tu orgogliosamente costudisci, saranno pezzi da collezione, ma ahimè hanno arricchito negli anni solo le multinazionali della distribuzione editoriale, non di certo gli artisti che hanno creato le opere. Il concetto è come quello che descrive la vendita di una confezione di pomodori al supermarket, i ricavi maggiori nella filiera alimentare sono dati dalla vendita dell’involucro, ma all’azienda o al contadino che coltiva il pomodoro non ne arriva quasi nulla.
            Tu caro Lamneth confondi il significato delle parole (che sono importanti come diceva qualcuno): gratis con libero, rubare con condividere, disco con musica. Nella mia vita ho comprato tanti dischi, e dico vinili, e di certo non sarai tu ha insegnarmi come agire da consumatore. La libertà è quella di poter proporre le proprie idee e di condividerle con gli altri, un genere di libertà che potrebbe essere esteso anche ai contenuti mediali, alla musica e film se uno vuole. Un libertà anche di mercato per acquistare e vendere i prodotti in modo differente ma sempre redditizio. Esistono già le licenze che permettono di sfruttare commercialmente i contenuti digitali ma anche di proteggerne solo una funzione di tutela o l’altra e si chiamano copyleft (significa alcuni diritti riservati – non ti metto il link tanto non lo guardi). Ah ribadisco non c’entrano nulla con il dowload illegale di contenuti coperti da copyright (tutti i diritti riservati).
            Per finire ti rammento anche oggi l’arte è un bene comune e di tutta l’umanità. Le opere il cui autore è morto da più di 50/70 anni non solo più coperte da copyright e sono fruibili liberamente dalla comunità (come ho detto le major spingono per aumentare la durata di questo furto). E i concerti gratuiti esistono anche nel mondo contemporaneo: tra qualche ora infatti andrò a vederne proprio uno qui a Torino…

  2. Ahimè, vedo che qui spesso confondiamo fischi con fiaschi: punto primo non disprezzo affatto la rete ma l’uso che molti malandrini ne fanno di esso: hai mai sentito parlare di gente che scarica a sbafo musica e film e poi se li va rivendere a 2/3 euro a dischetto? Ebbene ne ho visti a bizzeffe…..e questo è un problema tutto italiano perchè in nazioni molto più evolute la rete viene utilizzata proprio come dici tu ma poi loro hanno le palle di spenderli i loro soldi per quello che ritengono possa procurargli un beneficio anche materiale. O pretendi che anche loro si debbano abboffare di files e di dischetti da 30 lire? Delle tecnologie che si evolvono come dici tu i popoli più intelligenti se ne sbattono un po le palle, francamente, visto che, guarda caso stanno ricominciando a risentire la musica su vinile e lo stesso sta avendo un forte incremento di ristampee di vendite. (Rimaniamo solo in questo ambito sennò facciamo notte) Ed è proprio grazie a questo supporto che intere generazioni hanno socializzato, vissuto la vita (non come i morti viventi di oggi che stanno dietro un pc dalla mattina alla sera e quando escono per strada sembrano degli ebeti) e soprattutto gli artisti sono stati premiati con carriera, soldi e ricchezza al contrario di quello che pensi tu. Grazie a Dio non c’era Internet 30/40 anni fa sennò non sarebbero esistiti i Beatles, i Pink Floyd, e tantissimi altri compreso, perchè no, i Rush (azz…..li conosci?) Della libertà peraltro di condividere le idee con gli altri non avevamo certo bisogno di internet, delle differenze del gratis con libero, rubare con condividere ci passa la stessa distanza che c’è tra un mariuolo e un rapinatore.
    E poi condividere cosa? Finchè condividi le tue idee con quelle degli altri a postissimo, ma se pensi di condividere il prodotto di un lavoro altrui a sbafo solo perchè internet te lo consente allora sei davvero fuori strada. E sei fuori strada anche su quello che vuoi farmi notare sui miei cd, perchè la mia non è una collezione di cd ma di vinili. E per me il disco significa musica e viceversa e il pallone significa giocarci non mangiarselo in nome delle tecnologie che si evolvono. L’unica vera evoluzione/rivoluzione sai chi l’ha attuata? I Signori che la tecnologia l’hanno inventata e la giostrano a loro piacimento nonchè i Signori delle compagnie telefoniche, che si stanno sfondando di un quantitativo industriale di denari, alla facciazza mia e tua e di tutti quelli che credono di aver conquistato l’america con internet, altro che profitti delle case discografiche che al confronto sembrano lo stipendi di un capostazione!
    E dopo le crociate contro le case discografiche, di cui avete fatto in maniera tale da far perdere il posto di lavoro a centinaia e centinaia di operai con famiglie che ci lavoravano dentro (o credi che siano fatte solo da dirigenti spremiartisti?….come li pagavano questi operai…. col cacchio?) tu e tutti quelli come te siete capaci di fare una crociata contro i petrolieri (benzina sufficiente per farsi il giro dell’isolato che costa più di un disco) o contro le major di vari generi di consumo che si vendono a prezzi allucinanti? (Es. Benetton, Fendi ecc…..) o peggio ancora contro le compagnie bancarie e assicurative dove quasi ti venderai la casa per mantenere un conto corrente o una polizza assicurativa? Ovviamente non ne sarete capaci perchè come fai a scaricarli da internet aggratiss??? Bisognerebbe scendere nelle piazze e mettere tutto a soqquadro, ma come può un popolo di internetauti che pensa a condividere, scambiarsi i files, agire sui contenuti aperti ecc….pensare di muovere il culo dalla sedia e fare una cosa del genere???? e non venirmi a dire che grazie a internet i popoli del medio oriente l’hanno fatto perchè IN QUESTO CASO vale la tua teoria e posso ammirare loro dell’uso che ne hanno fatto, per dare una svolta alla loro VERAMENTE grama esistenza e che in questo caso hanno utilizzato la rete per appropriarsi della propria esistenza e della possibilità di avere una vita e un lavoro dignitoso rovesciando pertanto i regimi dittatoriali. Non posso di certo ammirare un popolo italiano che utilizza dei mezzi che ha a disposizione per fottere il prossimo.
    Per finire anche io ti rammento che se l’arte fosse veramente un bene comune ti faccio una proposta: tirala tu fuori una bella opera d’arte, pubblica un disco (o un libro) (ripeto:PUBBLICA) costo 50.000 euro tra sala d’incisione, spese ai musicisti, fitto sala prove, tempo investito nella ricerca di dare qualità alla tua arte, costo dello stampaggio del materiale, promozione della tua, anche tramite concerti (gratis però!) e cazzi vari (non finirei mai di elencarli….). Io me lo scarico aggratis e così faranno gli altri, tu ci hai rimesso 50,000 euro (tanto così li recuperi col cacchio) però hai reso l’arte (anche la tua) un bene pubblico e di tutta l’umanità! Ah….dimenticavo, questo è un metodo vecchio di divulgare il prodotto artistico, quindi lo registrerai con mezzi da 4 lire lo metterai in rete con 4 lire e lo divulgherai con 4 sfigati che ti cliccano per 4 secondi, tanto quelli stanno come i pazzi perchè hanno altre 500 milioni di cose da cliccare.
    Un ultimissima cosa anche qui danno dei concerti gratis, ma dovresti sapere tu che sei esperto di marketing ed evoluzioni dello stesso che dietro i concerti “aggratis” per il pubblico c’è sempre un comune, un ente o una struttura politica o privata che caccia i denari per far si che questo avvenga, sai, il service (strutture, impianti sennò col cazzo che te li montano….) questi 4 musicanti da strapazzo vogliono pur essere pagati (sennò col cazzo che rischiano i loro strumenti e suonano), l’agenzia che li propone e anche qui ecc….ecc….
    E sai quali soldi sono questi? Quelli dei cittadini che pagano le tasse ai comuni, o agli enti locali o alle strutture politiche o private, quindi (sempre che tu le paghi le tasse, ma a questo punto comincio a dubitarne) questo concerto che andrai a vedere tu l’hai già pagato!!!!! hahahahahaha……..
    ITALIANIIIIIIII SVEGLIATEVIIIIIII!!!!!!!
    Ti saluto
    Ossequi

    1. Il fenomeno del downloading illegale non è un problema solo italiano. Ma riguarda tutto il globo. Ho appena pubblicato queste notizia http://www.corrierecomunicazioni.it/news/83824/pirateria_online_megaaccordo_negli_usa che ti conferma che anche negli altri paesi prendono drastiche misure punitive per arginare questo tipo di consumo. In Italia è semplicemente più diffuso, perchè non esiste un’educazione e una cultura dell’uso degli strumenti della rete e non esiste neppure un mercato per scaricare legalmente un disco o un film. Oggi poi non ha più senso rivendere dischetti. I contenuti viaggiano sulle memorie degli hard disk, delle flash usb, degli iPod. Sono cambiate radicalmente le tecnologie di supporto, come ti ho già spiegato. Addirittura si tende ad eliminarlo, dato che è possibile vedere direttamente un film o ascoltare della musica attraverso il web o una smart Tv. Il mercato di dischetti non ha più mercato, fidati.

      Ma anche tu hai ragione affermando che il disco, il vinile, è stato un simbolo di numerose generazioni (anche la mia), un oggetto (anche artistico con le sue copertine) con una straordinaria forza socializzante, intorno al quale sono cresciuti movimenti, idee e ideologie. E anche l’industria discografica. Ma nella nostra società una delle poche cose che evolve è la tecnologia, ci si può adeguare oppure no, ma il mercato va avanti. E quando non riesci più a trovare un televisore a tubo catodico o un videoregistratore VHS nei negozi, o una musicassetta, prima o poi dovrai passare al nuovo delivery e al nuovo supporto per consumare musica, film e quant’altro.

      La straordinaria epoca dei Beatles, dei Pink Floyd, dei Doors, dei Janis Joplin e Jim Hendrix è terminata proprio con l’avvento dominante dell’industria musicale, con la fine della speranza in un futuro migliore (almeno secondo gli ideali che gridavano nelle canzoni). Un’industria che ha fagocitato tutto e appiattito qualitativamente la creatività della musica, e con l’avvento dello sharing della rete è andata in crisi (come modello di crescita economica), dato che ha subito la perdita di controllo del mercato e il calo dei profitti (fino ad allora esorbitanti). Beh non è certo colpa dei consumatori se questa industria arroccata non ha avuto il coraggio di cambiare modelli e non si è adattata alle nuove esigenze e ai nuovi bisogni di consumo. (Come si dice? Il cliente ha sempre ragione, no?) Quanto ci voleva ad abbassare i prezzi e a costruire grandi portali e reti per scaricare legalmente i contenuti e proteggerli con licenze più sostenibili?

      Ti ribadisco che nessuno fa le crociate per scaricare materiale “pirata”. La libertà di esprimersi in rete può essere proprio messa a repentaglio dalle regole e leggi costruite per punire o reprimere il consumo non legale, che però andrebbe a colpire e limitare tutti, chi viola il copyright e chi no. Ti sembra una soluzione giusta? A me no. Come non mi sembrano giuste tantissime altre problematiche della società che spesso affronto nel mio blog (soprattutto sugli argomenti della rete e della tv).
      La libertà di espressione è tutelata dalla costituzione italiana, dall’ordinamento giuridico, dalle leggi della comunità europea, può e deve coinvolgere anche le opere dell’ingegno digitalizzate che possono essere tutelate in modalità anche differenti rispetto al passato (per le ragione che ti ho già speigato). I Creative Commons (che ha adottato anche YouTube) ad esempio possono dare la possibilità ad un qualsiasi artista di proteggere la propria opera, ma anche di condiverla (ad esempio per farsi conoscere), di farla modificare (per creare una nuova opera creativa), di farla usare in modo commerciale o no, ecc. In Italia poi dovrebbe essere introdotto il fair use in stile americano, cioè l’uso amatoriale e didattico dei contenuti coperti da copyright, che forse l’Agcom nei nuovi regolamenti è intezionata ad abbozzare (anche grazie alle proteste della rete). Ma l’industria editoriale di certo non è d’accordo, come farà poi a lucrare sui testi e il materiale scolastico e universitario(per fare un esempio)? Come puo trarre profitto su ogni minima cosa coperta da copyright con quell’ente pubblico di furto autorizzato che si chiama SIAE? Come può infine tentare l’assalto ai profitti delle grandi società del Web?
      Non si tratta di gratis, nella è gratis in questo sistema. Si tratta di allentare e di rendere flessibile la tutela dei diritti d’autore che non possono essere tutelati tutti (per le ragioni del fenomeno dello sharing) sui flussi della rete Internet. Le misure censorie e repressive non servono a un emerito tubo (e non sono mai servite nella storia), mentre il cambio di paradigma del mercato, del diritto d’autore e delle licenze sarebbe un enorme passo avanti e tra l’altro non farebbe perdere il posto di lavoro a nessuno.

      I concerti “gratuiti” a Torino di questi giorni, ad esempio, hanno un modello economico che in qualche modo esce dai soliti schemi. Oltre ai fondi comunali e regionali che sono la linfa del Traffic, e che insomma sono grato di pagare con le imposte, negli anni l’organizzazione ha trovato proventi attraverso numerosi sponsor presenti alle manifestazioni e inoltre cerca di raccogliere qualcosa anche dalle donazioni. Non è facile ma si può anche fare di meglio eh…

      1. Beme Quezal, mi trovi perfettamente d’aczcordo in tutto ciò che esprimi in questa tua ultima, d’altronde è li in sostanza che voglio arrivare. La precisa e insindacabile possibilità che ognuno di noi possa avere la libertà di viversi e gustarsi le cose che più gli piacciono senza ledere la libertà di scegliere ed eventualmente tutelare le realtà di cui un determinato numero di persone ne beneficia. L’evoluzione della tecnologia, di cui ne ho grande piacere se rapportata a benefici effettivi, non ha nessun diritto di essere imposta al mondo intero, se nel mondo intero c’è una marea di persone che non accetta che i propri sacrifici azzerati da un giorno all’altro proprio grazie alla rete. Ma non la rete intesa in senso stretto, ma proprio dalla sua mancanza di regole. E in una umanità come quella di oggi la mancanza di regole è un fatto devastante. L’anarchia ha sempre prodotto effetti devastanti. E’ un problema di senso civico, E di proporzioni. Su 100 persone che scaricano musica (illegalmente) o la ascoltano direttamente dalla rete, 10 si approcciano a ciò a mò di passepartout per quella che poi sarà una scelta di acquisto,cioè andranno a comperarsi il disco o il cd di ciò che li ha mandati in sollucchero. Gli altri 90, stanne certo, sono ben felici di averlo messo nel deretano al negozio di dischi sotto casa sua o all’artista stesso (tanto i Pink Floyd sono già così pieni di soldi…testuali parole pronunciate da un ebete, peraltro pieno di soldi a sua volta, figlio di papà, corrente politica che è meglio che non ricomincio…..da qui il mio esordio su questo forum, e sono tutti di questa corrente, guarda caso, a esprimere questi concetti…) Ma do una sterzata al discorso, stanno chiudendo tutti gli studi fotografici professionali, tanto si sa che internet ora ti da tutte queste possibilità del fai da te. E’ ovvio che un popolo con un senso civico, e che magari ha un concetto alto dell’arte, continuerebbe a farsi sviluppare quelle che ritiene foto importantissime o artistiche da un fotografo professionista, lo faranno anche in questo caso 10 su 100 perchè gli altri 90 non vogliono dargli neanche una lira a quel “fotografo mariuolo che per un servizio fotografico mi ha chiesto una barca di soldi!! Invece me le stampo gratis dal pc!!” (Sentita anche questa, ma prima lo dovevi fare per forza……) E così via, ce ne sarebbero tante da discutere…
        La differenza tra l’impossessarsi di un bene gratis e pagarlo un euro, nella testa della gente equivale alla stessa distanza che c’è tra la terra e la luna. E’ anche una questione di palle. Noi italiani non ce le abbiamo. Sennò non avremo questa classe politica (nessuno escluso) che evidentemente ci meritiamo. Dicono che stiamo per fare la fine della Grecia, e ci credo. Tutti questi scenari, opportunità che offre Internet dove stanno? Nella tua introduzione all’ultima risposta hai colto perfettamente il segno:

        In Italia è semplicemente più diffuso, perchè non esiste un’educazione e una cultura dell’uso degli strumenti della rete e non esiste neppure un mercato per scaricare legalmente un disco o un film.

        Io allargherei il concetto: In Italia è più diffuso perchè non esiste un’educazione e una cultura del rispetto degli altri!

        Qui in Italia le regole in genere non si rispettano figuriamoci quando non ce ne sono.
        Te ne dico un’ultima, sentita anche questa con le mie orecchie: (e mò se chiudono i siti o li mettono a pagamento come faccio a scaricarmi le canzoni???)
        Ecco i risultati devastanti prodotti dalla rete.
        Ricordati è sempre una questione di proporzioni
        Su uno come te che della rete ne coglie tutti gli aspetti positivi ci sono 10000 teste di cazzo che la usano come arma letale.
        E nel tuo rivendicare la libertà di espressione della rete, perchè non è giusto che si debba pagare per gli altri ricordati che da che mondo è mondo ogni volta che si prendono provvedimenti ci vanno nell’imbuto tutti. D’altrone lo tsunami spazza via tutto, mica guarda in faccia i deboli, gli indifesi o i bambini. Ci muore il criminale e ci muore anche la più umile delle serve.
        Mi auguro che la legge passi e che chiuda i rubinetti a questi parassiti. Io continuerò a comprarmi i dischi, i libri e me ne andrò al cinema o ai concerti, che siano gratis o no. E come me tanti altri. Non abbiamo bisogno della rete per fare tutto ciò. Magari la utilizzeremo per altre cose, come è successo affinchè si verificasse questa occasione di confronto.
        P.S La mia solita domandina finale……e se un domani la moltitudine di popoli si romperebbe definitivamente le palle di stare dietro a un pc dalla mattina alla sera (e anche la notte) a fagocitare tutte le meraviglie della rete e a ricominciare a riviversi l’esistenza da UMANO in mezzo a una strada? (Sai ci toccano pur sempre 24 ore al giorno a testa nella vita, non credo che i contenuti aperti della rete possano essere applicate alle facoltà umane……o ci darà anche in questo caso la possibilità di avere a diposizione un numero infinito di ore al giorno e una vita procapite di 7/8mila anni a testa??????)
        Beh, prova ad immaginarlo, questa si che sarebbe una vera rivoluzione, te l’immagini, una moltitudine infinita di pc spenti, a marcire in un angolo della casa, e la gente che popola di nuovo le strade, le piazze, la terra, e finalmente condivide e comunica guardandosi in faccia.

        Ti saluto
        Buone cose

        1. Ciao Lamneth.
          Internet non è senza regole come pensi. Non vige l’anarchia. Anzi si affermano le regole migliori, perchè sono quelle condivise da tutti. Regole anche non scritte che hanno bisogno di tanto tempo per affermarsi, dato che devono mettere di comune accordo la maggior parte degli utenti e delle aziende. La stessa infrastruttura tecnologica della rete o le tecnologie che usi spesso sul web sono nate pian piano dal lavoro delle comunità industriali e amatoriali e dall’adozione comune di standard aperti e modificabili da tutti. Internet come grande medium ha il pregio di far nescere quel fenomeno diffuso ed emergente dell’intelligenza collettiva che può ispirare rivolte in nome della libertà e può cotriubuire alla nascità di prodotti software rivoluzionari (come ad esempio Linux).
          Ma ti sbagli sul fenomeno dello sharing. Chi non sta alle regole c’è e ci sarà sempre anche e soprattutto nella vita reale. Ma scaricare un film, un album, un software o un ebook non è un gesto di consumo illegale, anzi è il mercato del futuro. In Olanda una ricerca scientifica di un istituto di statistica governativa ha stabilito che l’utente che scarica illegalmente è anche il più disponibile ad acquistare nei circuiti legali e spendere anche più di un euro. Basterebbe quindi attivare questi circuiti, prima di tutto sviluppando le reti a banda larga, che nel nostro paese fanno letteralmente schifo. Ma le grandi telco e le industrie editoriali sono restie, perchè nella fase iniziale di questa necessaria rivoluzione del mercato non potrebbero avere un ritorno immediato degli investimenti e non potrebbero vendere i loro amati e profittevoli supporti.
          Se cambia la tecnologia, e questo lo decidono spesso le grandi industrie multinazionali, cambia logicamente anche il mercato. E logicamente andranno a chiudere o a mutare modello di business tutte quelle attività che operano con quella tecnologia. Così come le videoteche che affittavano VHS non esistono più, così a breve non esisteranno più quelle che affittano e vendono DVD. In molti casi quando il cambiamento tecnologico è imposto dall’alto, volano i profitti di tutte i settori connessi al mercato. Vedi ad esempio il passaggio alla tv digitale terrestre. Ma in questo caso il cambio tecnologico e di consumi è imposto dal basso, dal consumatore, e l’industria non sa adeguarsi, perchè non riesce a guidare il mercato, perchè esiste una forza di consumo emergente e libera grazie alla rete.
          Ecco spiegato perchè allora le lobbies dell’editoria ricorrono alle leggi censorie e repressive, perchè non sanno dove sbattere la testa, poverine… Ora negli USA i grandi provider e la RIAA hanno stabilito che l’utente colto a scaricare del materiale coperto da copyright verrà avvisato per 6 volte e in successione sarà punito con il rallentantamento della velocità di connessione, l’applicazione dei blocchi ai vari siti, e infine addirittura la disattivazione del numero telefonico dell’abbonato. E’ una mossa in difesa del copyright, in un’era dove il copyright in molti casi non ha più senso. Va bene mettere delle regole ma questo è assurdo, perchè da l’autorizzazione agli ISP di filtrare il traffico Internet, quando la vera risorsa della rete è proprio la sua neutralità tecnologica, e potenzialmente diviene un meccanismo legale che può essere usato per censurare ogni cosa.
          I mille consumatori che scaricano illegalmente, perchè sono consumatori e non ladri, come l’industria editoriale vuole farti credere, sarebbero ben felici di acquistare i prodotti in rete a prezzi bassi e sostenibili per l’industria se avessero a disposizione servizi online efficaci su una rete veloce. I consumatori di cui tu parli fanno parte della stessa categoria di quelli che negli anni 80 e 90 si duplicavano le musicassette e sdoppiavano i dischi, VHS e i DVD. Oggi questo fenomeno di consumo, che allora era ben accetto dalle major, e diventato enorme con le tecnologie della rete.
          Il futuro di questo mercato, per concludere, che l’industria mainstream vorrebbe chiudere con i lucchetti del copyright (gesto secondo me impossibile), non sarà più fatto di utenti che stanno a casa isolati dietro allo schermo di un pc, ma sarà composto di persone che utilizzano i contenuti scaricabili dalla rete attraverso smartphone, tablet, laptop, eReader, e ogni tipologia di dispositivo mobile che, come affermi tu, può restituire quel tipo di comunicazione faccia a faccia aumentata però dalle tecnologie interconnesse. Una comunicazione mobile, in parte già realtà, che aumenterà esponezialmente lo scambio e la condivisione. Anche in questo caso però in questo paese servirebbe un potenziamento delle reti wireless e un drastico abbassamento dei costi di connessione mobile.
          Saluti anche a te

  3. Fatto sta.. Che i giochi costano 40-50 euro.. I cd costano dai 10 ai 20 euro… Il cinema idem.. Cosa vogliono fare? Chiudere siti dove è possibile guardare film? scaricare musica? Non conosco i numeri esatti, ma suppongo 80% degli scaricatori sia minorenne.. Qualcuno crede che tutti questi ragazzini subito dopo si precipiteranno nei negozi a fare acquisti per 2-3 mila euro?? Non vorrei fare polemica, ma ai tempi dei beatles, i dischi il cinema non costavano un piffero! Provvedimenti come questo, riducono sicuramente lo scarico illegale da internet, ma non fermano il fenomeno pirateria ( i marocchini sulla spiaggia faranno di nuovo affari).. Il problema sono i costi esorbitanti dei prodotti..insostenibili..E’ facile dire trovatevi un lavoro e pagateli..Ah ah.. Ma chi dice questo forse vive a Montecarlo..
    Faccio un esempio.. io per farmi un cd audio spendo 35 cent di cd, 5 cent di stampa copertina, 10 cent custodia.. totale : 50 cent! Vogliamo metterci l’utile? un utile del 100%.. costo finale : 1 euro.. Invece… Devi pagare l’artista..Devi pagare il direttore della casa discografica..Devi pagare la segretaria del direttore..Devi pagare la parucchiera del direttore.. etc etc..

    1. Ciao Fraxx,
      l’argomento qui affrontato non è solo una questione di prezzo al consumatore finale, ma bensì un problema sentito dagli editori che non riescono più a vendere i prodotti come prima, perchè esiste il fenomeno del downloading (legale o no) dalla rete.
      In Italia poi, per l’infelicità dei consumatori, c’è anche il problema dei prezzi troppo alti: abbiamo un’iva altissima su dischi e dvd (ma anche sui libri), ed è stata imposta per volere della SIAE e delle industrie editoriali la scandalosa tassa sull’equo compenso sull’acquisto di DVD e CD vergini, hard disk, chiavette usb e qualsiasi altro supporto digitale registrabile che dovrebbe tutelare i diritti d’autore (cioè degli editori) per la copia privata. Il che dimostra che le industrie discografiche e cinematografiche continuano invano a cercare di fermare la rivoluzione dei consumi (che non riescono proprio a comprendere) che sta avvenendo grazie alla rete Internet.
      Lo stesso fenomeno dello scaricamento di contenuti dalle reti P2P o lo streaming illegale coinvolge fasce di consumatori di varie età, che vanno dall’adolescente in età scolare fino al professionista o al precario oltre i 35-40 anni.
      Come ho ribadito nella discussione, scaricare contenuti dalla rete, secondo me, è un comportamento di consumo, non è pirateria (lo sarebbe se ad esempio scarichi il materiale e lo rivendi per fare profitto), e l’industria dovrebbe semplicemente adeguarsi vendendo i prodotti scaricabili con buoni servizi a prezzi accessibili ed equi (per usare un termine caro alla SIAE). 15-20 anni fa nessuno era additato come “pirata” se si permetteva di copiare una musicassetta, un LP o un CD, o se preparava un compilation zeppa di canzoni protette da copyright per passarla all’amico o alla ragazza. Oggi invece condividere è divenuto un reato gravissimo…
      Infine l’ammontare dei costi del prodotto finale dell’industria culturale (DVD, CD, Blu-ray che si voglia) solitamente dipendendo in gran parte dalla filiera della distribuzione e dal commercio dei supporti, un mercato in netto declino che si cerca di tenere in piedi con equi compensi fuori dal tempo.

  4. Intrnet è una rivoluzione di proporzioni incredibili e l’industria discografica in particolare, meno quella del cinema, hanno sbagliato davvero tutto. Invece di inventare Youtube, di inventare uno store musicale importante hanno prima lottato per anni per chiudere tutto a suon di denunce, forse credevano che Napster fosse il massimo del pericolo, invece oggi conosco almeno 15 modi per avere musica ad alta qualità in meno di un minuto a canzone. E’ uno scenario che ha colto tutti di sorpresa. Ma è una rivoluzione, è un dato di fatto. Illudersi che si possano vendere ancora dischi nel 2011 è una follia gestionale e non è con delle leggi che rimandano di un giorno il problema che si risolve perché siamo a un punto in cui tappando un tipo di falla se ne crea un’altra che l’intelletto umano difficilmente può prevedere. Bisogna solo rassegnarsi che come un tempo c’era chi viveva costruendo carrozze oggi la gente va in macchina e a nessuno servono le carrozze. Migliaia di persone rischiano il lavoro, l’azienda portata avanti per anni con sacrifici, me ne rendo conto. Ma cosa si può fare? Si arriverà a un futuro in cui a decretare il successo saranno il numero di download gratuiti delle canzoni echi vuole vivere di musica dovrà andare in giro a suonare.

    Sapete, io sono un giornalista sportivo. Ma a me dello sport interessa poco, io vorrei scrivere di storia medievale che ho studiato per tutta la mia vita. Però devo sfamare la mia famiglia e faccio quello che serve. Se vuoi fare l’artista vai a fare i concerti o fatti pagare per scrivere da qualcuno che poi andrà a fare i concerti, altrimenti limitati a fare due ospitate in televisione e guadagnare più di me in tutta la mia vita. E’ quanto di più capitalistico esista al mondo: si può vendere solo quello che è scarso in natura, dal 2000 la musica non lo è più, ed è doveroso che i governi di tutto il mondo ne prendano atto altrimenti qualsiasi legge sarà sempre 2 anni indietro la realtà dei fatti e domani ci sarà un nuovo Napster, un nuovo Youtube a renderle inadeguate.

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