Il Wi-Fi cerca le chiavi delle manette anti-terrorismo

Da un articolo di Ernesto Apa su MF Finanza&Mercati del 23/02/2011:

In questi giorni in Parlamento si sta decidendo il futuro del Wi-Fi. Attualmente, nel nostro Paese si contano circa 5.000 punti di accesso Wi-Fi in luoghi pubblici o aperti al pubblico, contro un numero 5 volte superiore in Francia: alla luce di questo dato è difficile negare l’opportunità di un intervento legislativo che promuova il Wi-Fi, rimuovendo ingessature normative che ne hanno ostacolato la diffusione.

Uno dei fattori che hanno concorso a determinare questo ritardo nella diffusione dei punti di accesso Wi-Fi in Italia è rappresentato dal decreto Pisanu (decreto legge 144/2005), adottato in seguito agli attentati terroristici del 2005 a Londra e Madrid, il quale ha introdotto diverse misure preventive di contrasto al terrorismo. In particolare, il decreto Pisanu ha imposto ai gestori di qualunque esercizio o circolo privato di qualsiasi specie nel quale fossero posti a disposizione del pubblico, dei clienti o dei soci terminali per le comunicazioni, anche telematiche, (a) di munirsi di un’apposita licenza rilasciata dal questore e (b) di verificare l’identità degli utenti del servizio, tramite l’esibizione di un documento d’identità. Tali obblighi sono venuti meno per effetto del decreto Milleproroghe (decreto legge 225/2010).

Il decreto Milleproroghe ha prorogato sino al 31 dicembre 2011 l’obbligo di richiedere la licenza al questore per i soli Internet Point, ossia per gli esercenti che forniscano l’accesso a Internet come attività principale. Non è invece più necessaria alcuna licenza per tutte quelle attività che mettono a disposizione il collegamento a Internet in via meramente accessoria (bar, ristoranti, etc.). Inoltre, sono state abrogate espressamente – anche per gli Internet Point – le disposizioni che prevedevano (anche in deroga alle norme poste a tutela della privacy e dei dati personali) l’obbligo di identificazione degli utenti, il monitoraggio delle operazioni e l’archiviazione dei dati.

Tuttavia, a un mese dall’entrata in vigore del Milleproroghe, si registrano opinioni divergenti circa gli effetti dell’abrogazione delle disposizioni sopra citate. Il timore che affiora da più parti è che l’incertezza del quadro normativo attuale (il decreto Milleproroghe non è ancora stato convertito in legge) possa spingere gli operatori ad un atteggiamento cauto e attendista. Inoltre, alcuni dubitano che debba ritenersi caducato anche il regolamento del 16 agosto 2005, contenente la disciplina di dettaglio del monitoraggio delle attività degli utenti. Quanto al primo punto, è evidente che la precarietà del contesto normativo rappresenta un freno per gli operatori, ma si tratta comunque di un effetto transitorio, destinato a cessare con l’approvazione, da parte del Parlamento, della legge di conversione del Milleproroghe.

Sembrano poi non condivisibili i timori sul secondo punto, in quanto il regolamento in questione specifica il contenuto degli obblighi di identificazione introdotti dal decreto Pisanu, per cui, venuto meno il decreto Pisanu, è ragionevole ritenere che anche il relativo regolamento di attuazione sia divenuto privo di efficacia. Ora l’attenzione è concentrata sulla fase di conversione in legge del decreto Milleproroghe. Durante il question time del 9 febbraio scorso alla Camera dei Deputati l’opposizione ha denunciato il tentativo di reintrodurre misure restrittive, che sarebbe stato compiuto mediante un emendamento presentato dal senatore del Pdl Lucio Malan.

Questo emendamento, poi respinto, intendeva affidare a un decreto ministeriale, da emanarsi entro trenta giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione, la regolamentazione dei casi in cui identificare gli utenti prima di consentire l’accesso a una rete Wi-Fi. Nel rispondere a una interrogazione dell’on. Linda Lanzillotta, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito ha ribadito che gli obblighi di identificazione degli utenti sono venuti meno e che il Governo non intende reintrodurli: gli adempimenti per la completa attuazione delle nuovedisposizioni sono rimessi agli operatori e ai gestori, con un eventuale intervento dell’Autorità Garante delle Comunicazioni onde evitare che vengano erette nuove barriere.

È auspicabile che il nostro legislatore, nella ricerca dell’equilibrato bilanciamento tra diverse esigenze che hanno innegabile pregio (l’accento sulla prevenzione e repressione dei reati è stato posto, autorevolmente,dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso), tenga presenti le parole del Consiglio Costituzionale francese. Quest’ultimo, nella decisione Hadopi del 22 ottobre 2009, ha ricordato che Internet è una componente della libertà d’espressione, concludendo che le limitazioni all’accesso a Internet devono essere necessarie, appropriate e proporzionate allo scopo perseguito e non possono tradursi in una unilaterale affermazione delle istanze che richiederebbero la compressione dell’accesso alle risorse di connettività.

La conversione del decreto milleproroghe è stata pubblicata sul supplemento ordinario n. 53 della «Gazzetta Ufficiale» n. 47 del 26 febbraio. La legge di conversione, la numero 10 del 2011, è in vigore da domenica 27 febbraio. Ma non esiste ancora una normativa per il Wi-Fi pubblico, perchè è slittata ancora, stavolta al 31 marzo 2011, la definizione delle regole per l’accesso ai servizi erogati in rete dalle pubbliche amministrazioni con strumenti diversi dalla carta d’identità elettronica e della carta nazionale dei servizi.

4 thoughts on “Il Wi-Fi cerca le chiavi delle manette anti-terrorismo

  1. Pingback: notizieflash.com
  2. Come ho già scritto ai quotidiani che hanno pubblicato l’articolo di Ernesto Apa, non è mai esistito un mio emendamento per reintrodurre limitazioni al WiFi. Ce n’erano due di altri senatori sui quali, come relatore, ho dato parere contrario. Sembra che la falsa notizia del mio emendamento superi la notizia vera: dopo anni, il WiFi è tornato libero, grazie al decreto proroga termini dell’attuale governo.

    1. Gentile Senatore Malan,
      ammetto l’errore riportato dal mio blog (citato dall’articolo di Ernesto Apa), ma è indubbio che, nonostante l’abrogazione dei commi 4 e 5 dell’articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155 (il cosiddetto «decreto Pisanu») attuata dal governo Berlusconi in circostanze “eccezionali”, permane un vuoto normativo per l’accesso alle connessioni wireless pubbliche e private. Il Wi-fi è si tornato libero, ma solo temporaneamente, dopo più di 5 anni di controllo e censura che hanno penalizzato sia i mercati sia l’utenza italiana.
      Dal 1° gennaio sono state cancellate momentaneamente le inutili procedure di documentazione, registrazione e identificazione per l’accesso alle reti wireless. Da allora però sono trascorsi due mesi di incertezza che hanno paralizzato un mercato nascente tra le imprese tlc private o tra i semplici gestori di locali pubblici, entrambi ignari sul da farsi per un possibile investimento sulle reti Wi-fi. Inoltre nonostante l’esplosione delle reti wireless pubbliche avviate da decine di comuni, province e regioni italiane, permane una situazione di confusione che in alcuni casi rischia di bloccare gli ambiziosi progetti degli enti locali (come è accaduto a Genova e Perugia).
      Infine la parziale mancanza di norme chiare sta provocando un cortocircuito anche tra le società telcom, proprio chi dovrebbe investire su questa nuova (per l’Italia) tecnologia di comunicazione, le quali aziende hanno recentemente accusato le pubbliche amministrazioni, che propongono Wi-fi pubblico gratuito, di concorrenza sleale sul mercato.
      Insomma la “non proroga” del decreto Pisanu attuata da questo governo sta creando più problemi di quanto si pensi. Sarebbe interessante venire a conoscenza delle proposte degli altri senatori che Lei ha citato, e soprattutto se queste corrispondono alle reali intenzioni (di controllo) del Ministero dell’Interno sulla regolamentazione del Wi-fi nel nostro paese.

      1. Gentile Quezal,

        la ringrazio per avermi dato atto che il mio emendamento che avrebbe ripristinato limitazioni al WiFi non esiste.
        Do atto che per cinque anni – nei quali vi sono stati governi di cento destra e di centro sinistra – le limitazioni ci sono state e che se originariamente, nell’allarme suscitato dai tremendi attentati di Madrid, erano comprensibili, sono in seguito diventate obsolete.
        Ma non capisco il deprecare il”vuoto normativo” che permarrebbe: prima del decreto Pisanu non c’erano norme e nessuno se ne lamentava, che cosa si vorrebbe oggi ?
        Non è vero che il WiFi è tornato libero “temporaneamente”. L’obbligo di identificare gli utenti è cancellato, non “momentaneamente”, ma definitivamente, con l’abrogazione dei commi 4 e 5 dell’articolo 7, decreto legge 144 del 2005. L’unica cosa temporanea è la richiesta di autorizzazione per l’apertura di internet points, che resta obbligatoria, ma solo fino al 31 dicembre e solo per chi esercita questa attività come prevalente. I due mesi di incertezza sono inevitabili: è la costituzione che dà 60 giorni di tempo per convertire i decreti, tempo peraltro ragionevole. Poi c’è stato chi ha alimentato l’incertezza sopravvalutando la portata di emendamenti, presentati da serissimi ma autorevoli senatori, ma contraddetti dal testo del decreto, approvato dal Governo, il cui peso è ovviamente assai maggiore.
        Tali emendamenti infatti – rispondo alla sua domanda – non corrispondevano né alle intenzioni del ministro (che non avrebbe avuto difficoltà ad inserirli nel decreto fin dall’origine). Anzi, essendo originati da preoccupazioni di tutela della sicurezza (ricorderà che il procuratore anti mafia Pietro Grasso aveva preso posizione contro l’abrogazione delle norme Pisanu), di fronte alla posizione del Governo, non furono difesi, né votati da nessuno. Posso peraltro testimoniare che il ministro Maroni mi ha specificamente indicato che la sua posizione è quella espressa dal testo del decreto.
        Ringrazio per l’attenzione e allego i due emendamenti in questione.

        2.245
        ESPOSITO, TANCREDI
        Al comma 19, sostituire la lettera b) con la seguente:
        «b) i commi 4 e 5 sono sostituiti dal seguente comma:
        ”4. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con decreto del Ministro dell’interno sentito il Garante per la protezione dei dati personali, sono stabilite le modalità semplificate per l’identificazione, anche indiretta, dei soggetti che utilizzano postazioni pubbliche non vigilate, ovvero punti di accesso pubblici a tecnologia senza fili, per accedere a rete internet”».
        2.246
        SAIA, VIESPOLI, BALDASSARRI, CONTINI, DE ANGELIS, DIGILIO, GERMONTANI, MENARDI, PONTONE, VALDITARA, D’ALIA
        All’articolo 2, comma 19, sostituire la lettera b) con la seguente lettera:
        «b) i commi 4 e 5 sono sostituiti dal seguente comma:
        ”4. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con decreto del Ministro dell’interno, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, sono stabilite le modalità semplificate per l’identificazione, anche indiretta, dei soggetti che utilizzano postazioni pubbliche non vigilate, ovvero punti di accesso pubblici a tecnologia senza fili, per accedere alla rete internet”».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.