Televisione: addio al divano di casa ora si guarda sul Web

Da un articolo di Paola Coppola e Jaime D’Alessandro su La Repubblica:

Due anni fa l’annuncio: Internet sta per superare la televisione. Sempre più spesso, sosteneva un’indegine della Nielsen, in Italia come nel resto d’Europa al piccolo schermo si comincia a preferire il display del computer o del cellulare. Ora la conferma che la tendenza è ormai irreversibile.

In Inghilterra, mercato fra i più avanzati al mondo, secondo la ricerca appena pubblica da Radio Times e SeeSaw.com, un terzo degli spettatori guardano i programmi televisivi sul monitor del portatile o dello smartphone. Percentuale che fra gli studenti sale fino a raggiungere il 56%.

dati consumi tv sul web

Integrazione della tv con il Web quindi, più che sorpasso vero e proprio. Moltiplicazione dei modi e dei tempi di fruire i contenuti televisivi, poco importa poi come arrivano sul telefonino, sulla tv di casa connessa alla Rete, sul monitor del pc. All’IFA di Berlino, la grande fiera di tecnologia che apre i battenti venerdì, da colossi del calibro di Sony, Google, Samsung, Panasonic, Toshiba e in seguito Apple, si attendono annunci importanti sotto questo profilo. La nascita di una nuova generazione di decoder e televisori capaci appunto di mettere sullo stesso piano sempre più servizi provenienti da Internet con quelli del digitale terrestre o della parabola. Film, telefilm, show in chiaro o a pagamento, video prodotti dagli utenti, siti di informazione multimendiali e chi più ne ha più ne metta, tutto integrato e gestibile dal telecomando.

«É una fusione» commenta Vanni Codeluppi che insegna Sociologia dei consumi presso l’Università di Modena. «La creazione di un mezzo ibrido che da noi si sta facendo largo soprattutto grazie ai serial televisivi. E questo significa che nel tempo, anche in Italia, il pubblico tradizionale verrà affiancato da uno molto più interattivo».

Già, nel tempo. Perchè nel nostro paese questo passaggio è frammentario, disorganizzato, frutto dell’uso massiccio solo di You Tube e dei software Peer to Peer per scaricare illegalmente le puntate di Lost o Romanzo Criminale. O, se si preferisce, conseguenza inevitabile della renitenza dei grandi network nazionali, Rai esclusa, di sfruttare il Web. Comunque la si voglia vedere, tutt’altra musica rispetto a qual che già è disponibile negli Stati Uniti o a Londra e dintorni, dove ad esempio la Bbc con il suo Project Canvas intende mettere in piedi una piattaforma video sul Web a trecentosessanta gradi.

«Alla fine però nel consumo dei contenuti televisivi online i nostri giovani possono essere paragonati agli inglesi» sostiene il sociologo Alberto Abruzzi. «Gran parte di loro fruiscono da tempo i contenuti multimediali in maniera diversa rispetto a qualche anno fa». E, aggiunge Giuseppe De Rita, presidente del Censis:«Tutto questo porta a uno spostamento inevitabile dei gusti e delle scelte degli spettatori».

La grande speranza, fino a qualche tempo fa, sembrano essere i telefonini, vera passione degli italiani. Lo strumento perfetto per vendere contenuti video considerando che circa la metà della popolazione non è ancora mai entrata sul Web. Eppure qualcosa non ha funzionato. «Molte aziende della telefonia mobile hanno intrapreso questa strada», spiega Andrea Rangone del Politecnico di Milano, che segue da anni e con attenzione tutto quel che riguarda i consumi su dispositivi mobili e sulla Rete». «Ancora oggi ci sono oltre 30 canali tv per smartphone, ma hanno pochissimi utenti. Quel che sta crescendo in maniera esponenziale è invece il numero di persone che guardano video sui siti dei grandi quotidiani online, dei gruppi editoriali, dei portali. É televisone? Non è quella del passato, magari però è quella del futuro».

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